«La Bibbia non è un libro per arricchire la biblioteca personale, ma il libro che trae forza e vigore nella vita della Chiesa, in quanto nella Liturgia ha una perenne incarnazione e diviene alimento per la vita cristiana». Inizia così la lettera di Quaresima “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21) che il vescovo Luigi Marrucci ha indirizzato «ai miei fratelli al sacerdozio ministeriale e battesimale». Con questo documento, stampato come un pamphlet e disponibile in formato elettronico, il presule continua il percorso di accompagnamento alla Parola di Dio iniziato con la lettera di preparazione al Natale e il ciclo di “lectio divina” per le famiglie.
Se nel precedente documento monsignor Marrucci ha approfondito la Bibbia con un introduzione storica e successivamente indicato come pregare con essa, nella nuova lettera si sofferma sul legame tra la Parola e la liturgia.
Il documento si struttura in quattro sezioni.
Sacra Scrittura e Liturgia
«Il tempo della Rivelazione di Dio all’umanità – scrive – si presenta in due momenti storici: il primo
come momento di “annuncio-promessa”, l’altro come “compimento-realizzazione”». La Liturgia celebra sempre entrambi in quanto ciò che proclama lo attualizza.
Nell’Antica Alleanza questo avveniva nei riti cultuali del popolo d’Israele dove l’avvenimento passato, già conosciuto attraverso la Parola, veniva attualizzato e comunicato per mezzo di riti perché si continuasse ad averne i benefici allora sperimentati. Ne è esempio la cena pasquale con cui si attualizzava l esodo.
Parola di Dio e Rito sono anche al centro delle assemblee cristiane: la Celebrazione Eucaristica e quella dei Sacramenti, hanno nella Parola la forza e la potenza di una nuova incarnazione.
«La Parola di Dio – scrive Marrucci – proclamata dalla Chiesa e annunciata nella Liturgia, sono intimamente unite da non poter essere comprese l’una senza l’altra».
Strumento prezioso che sottolinea il rapporto Parola-Rito, in uso nella celebrazione, è il Lezionario, libro che contiene le letture della Parola di Dio.
Spiritualità biblica
Il significato di “spiritualità” dice conoscenza, discernimento, comprensione, scelta, vita conforme alla luce e all’azione dello Spirito Santo.
«I Padri della Chiesa sono “gli interpreti della Parola e i commentatori dei libri sacri”. La Bibbia è il libro della loro vita, la via sicura che li porta alla scoperta di Dio e alla comunione con lui. La loro formazione teologica si basa sulla Scrittura».
Leggere in profondità la Scrittura vuol dire raggiungere il messaggio che Dio ha rivelato all’uomo, un risultato che si ottiene solo attraverso una diligente ricerca, una vigile pazienza, un silenzio umile e pieno di fede. «La Bibbia così ci introduce nel dialogo con Dio, che si può intensificare ogni volta che questo tesoro nascosto viene scoperto e accompagnato da continua meditazione e preghiera».
Occorre però comprendere bene quale sia il “senso letterale” della Scrittura, mediante una corretta analisi del testo situato nel contesto storico, e mettere in luce quanto lo scrittore umano esprime; come pure il “senso allegorico” che porta a comprendere il significato che la Scrittura dà alla vita del cristiano aiutandolo a formare una coscienza morale.
Discepoli in ascolto
«In questo anno liturgico – spiega il vescovo -, durante le Celebrazioni Eucaristiche domenicali, in particolare quelle del Tempo Ordinario, ci accompagna l’evangelista Marco con la sua narrazione.
È il Vangelo più antico dei quattro, scritto in greco e attribuito a Marco, discepolo di Pietro, che attinge da precedenti tradizioni orali e scritte e raccoglie in 16 capitoli».
Il racconto evangelico si presenta come un itinerario pasquale di vita, impegnativo, in quanto pone decisioni serie da prendere riguardo la propria vita e le proprie scelte; la sequela di Gesù poi richiede il proprio assenso e una fedele perseveranza e trova una somiglianza nel percorso simbolico della strada che Gesù percorre dalla Galilea a Gerusalemme, passando attraverso il mistero della Croce.
La narrazione propone al discepolo tre sguardi di Gesù: come Gesù guarda la sua vita; come Gesù si pone dinanzi alla sua morte; come Gesù vede il suo futuro e la missione dei suoi discepoli.
La “prece eucaristica” della Chiesa
«Il Kerigma pasquale illumina la grande preghiera della Chiesa, posta, per il suo contenuto salvifico, al centro della Celebrazione Eucaristica. La Bibbia si fa preghiera, la Parola compie quanto afferma: questo è il cuore di ogni Eucaristia. Il passato trova qui il suo compimento, realizza quanto promesso e, nel segno, anticipa ciò che sarà nella pienezza della vita in Dio».
I testi delle dieci “preghiere eucaristiche” della Liturgia romana, possiedono tutte la stessa struttura: vengono esaltate le opere del Padre, è invocato lo Spirito Santo sui doni e sulla comunità orante, sono pronunciate le parole di Gesù sul pane e sul vino, viene professata la formula solenne di benedizione nella quale, all’offerta di Gesù al Padre, è unito il sacrificio della propria vita.
«È preghiera tutta tesa all’eternità ma nella quale l’uomo è totalmente coinvolto, perché inserito nella comunità ecclesiale, che si esprime attraverso segni, riti, gesti, canti. L’unico libro da cui la Chiesa attinge la sua preghiera è la Bibbia, Parola di Dio rivolta all’uomo che l’accoglie e la fa diventare vita; per questo “ascolto e azione” sono preghiera».
Conclusioni
«Il cristiano che si nutre della Parola, in un certo senso concepisce e genera il Verbo di Dio in se stesso, ci ricorda sant’Ambrogio». «C è grande differenza tra il cristiano che medita la Parola di Dio e la traduce in esistenza e l uomo, invece, che medita su di essa soltanto per ripeterla ad altre persone. Nel primo caso, egli costruisce un rapporto con Dio ed offre una testimonianza fruttuosa».
Lettera di Quaresima “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”
14-02-2018