«Lo Spirito entra nei nostri cuori e li orienta secondo il volere di Dio, conducendoli a fare discernimento nella nostra vita circa le scelte sapienti e vere che rendano autentica e colma di significato la nostra esistenza, dandole un valore eterno».
Nello splendore del Castello di Santa Severa le parole del vescovo Gianrico Ruzza hanno risuonato nella piazza delle Barrozze per la Veglia di Pentecoste celebrata sabato 18 maggio.
Le due Chiese sorelle di Civitavecchia-Tarquinia e di Porto-Santa Rufina hanno vissuto assieme la preghiera conclusiva del tempo di Pasqua accolte dai responsabili che custodiscono un luogo dove storia, natura e arte convivono da sempre.
«Gli Apostoli che annunciano il kerygma – ha sottolineato il pastore delle due diocesi – vengono ascoltati e compresi in modalità diverse, da lingue diverse, da culture differenti, perché esprimono la forza che viene in loro dallo Spirito e proclamano la verità unica e irripetibile della Resurrezione che annulla il peccato e la morte. Solo quel linguaggio può realmente unificare i pensieri dell’uomo nell’armonia della comunione: nessuna individualità viene annullata, ma tutte le ricchezze individuali vengono assimilate nella comunione e armonizzate nella dimensione della fraternità che nasce dalla figliolanza divina».
Dalla parola di Gesù sgorga l’acqua viva che nel Battesimo rende tutti sorgenti di acqua zampillante. E ognuno attraverso il dono ricevuto offre la sua ricchezza agli altri. La Pentecoste è l’occasione preziosa per rinsaldare il servizio svolto da alcuni per tutta la comunità. Nell’invocazione allo Spirito Santo il vescovo ha infatti conferito quest’anno il mandato ai ministri straordinari della comunione di Porto e agli operatori di pastorale giovanile di Civitavecchia.
«Supplichiamo la bontà di Dio che riempia le nostre vite della gioiosa presenza dello Spirito e ci renda sempre più consapevolmente felici di appartenere alla comunità dei credenti e di vivere la vocazione di essere sale della terra e luce del mondo: abbiamo incontrato la Vita e l’abbiamo seguita, amandola in Cristo Gesù, nostro Signore».