E’ stata un’estate 2010 all’insegna della cultura e dell’archeologia con gli Etruschi a Tarquinia, in provincia di Viterbo. Ancora fino al 30 settembre 2010, per due giorni a settimana, il martedì e il giovedì, verranno aperte al pubblico due tombe di eccezionale valore: la tomba degli Aninas e la Tomba del Tifone.
La partenza per la visita é prevista alle ore 11.00 (ogni martedì e giovedì) davanti alla biglietteria, per essere accompagnati dal personale di servizio della Soprintendenza archeologica dell’Etruria Meridionale.
Un’estate quindi con tante opportunità di visita ai siti archeologici di Tarquinia, dal 2004 patrimonio dell’Umanità Unesco e al Museo archeologico nazionale della più antica e importante città etrusca
Intanto continua con successo l’iniziativa ‘I colori degli Etruschi’ una serie di visite guidate in occasione dell’apertura straordinaria di grande valore storico-archeologico, delle tombe dipinte dei Tori, del Barone, degli Auguri e della Necropoli Scataglini appartenenti alla grande area archeologica di Tarquinia.
Riportiamo una brevissima descrizione delle due tombe:
Tomba degli Aninas, IV sec. a.C.
Scoperta nel 1967 la tomba Aninas é soprattutto nota per essere appartenuta alla famiglia aristocratica etrusca di cui porta il nome, il cui capostipite fu Larth Anina.
Situata nel grande complesso della necropoli di Tarquinia, é composta da un’unica grande camera quadrangolare con soffitto piano e grezzo ed ai lati della porta sono dipinte le figure dei due demoni etruschi della morte: Charun, rappresentato con un martello in mano, per infliggere pene alle anime, e Vanth, il principale demone femminile, alato e a seno nudo, con in mano la torcia per rischiarare il cammino verso gli abissi dell’oltretomba. Le figure terrificanti dipinte nella tomba sono il frutto dello stato di angoscia in cui versava il popolo etrusco, ormai vicino al tramonto della sua civiltà.
Tomba del Tifone
La Tomba del Tifone é una delle più grandi rinvenute nella necropoli di Monterozzi. Scoperta nel 1832, risale al II – I secolo a.C., epoca tarda etrusca quando Tarquinia é ormai un municipio di Roma. Lungo le pareti dell’ipogeo scorrono tre file di gradoni che furono utilizzati per scavare ed appoggiare sarcofagi trovati in gran numero e in parte conservati ancora nella tomba. Anche qui, su un robusto pilastro rettangolare, dipinto un gigantesco mostro alato, con viso e corpo di uomo, ma con le gambe trasformate in serpenti. L’essere mostruoso é appunto Tifone e sta a simboleggiare l’Ade terribile e minaccioso così come era ormai concepito dal consumato tempo della civiltà etrusca. Rosoni, onde marine e sagome di delfini ornano la camera sepolcrale.