Fondata dai Frati Minori Cappuccini e a loro affidata, la parrocchia di San Felice da Cantalice si estende in un territorio vasto e molto articolato, che lambisce il centro di Civitavecchia e si sviluppa nella periferia nord orientale. Iniziata lo scorso 13 gennaio, la visita pastorale del vescovo Luigi Marrucci a questa comunità è terminata ieri con la celebrazione eucaristica nella casa di riposo comunale “Villa Santina”.
Sette giorni intensi che hanno permesso al presule di incontrare tutti i gruppi presenti in parrocchia e conoscere le peculiarità di questa comunità.
«La nostra chiesa – spiega il parroco, padre Antonio Matalone – rappresenta un riferimento in questa area di città che si è sviluppata lungo l’asse di due importanti arterie stradali, purtroppo in assenza di vie di immissione e spazi pubblici. Mancanze che condizionano non poco la vita quotidiana delle famiglie, togliendo la possibilità di vivere il territorio come luogo di incontro e di socializzazione». In quest’area sono ubicati quattro plessi scolastici molto importanti, il tribunale e un asilo comunale.
Una parte della città, che si è sviluppata fino agli anni Novanta e che ora è destinata a rimanere stabile a causa della denatalità e del calo del numero dei matrimoni. A questo concorre anche lo scarso sviluppo dell’edilizia abitativa, che non lascia prevedere un futuro incremento numerico.
Le famiglie, delle quali un cospicuo numero sono il frutto della passata immigrazione dal Centro-sud Italia, sono di età media avanzata e possono essere collocate tra il ceto medio: liberi professionisti, impiegati statali, militari, commercianti, operai e non pochi disoccupati. Diversi giovani-adulti, per motivi universitari o di lavoro, sono pendolari con Roma.
«Le famiglie – spiega padre Matalone – mantengono il loro riferimento a Cristo e alla Chiesa mediante il momento rituale dei sacramenti di iniziazione e il sentimento religioso naturale misto a elementi di fede popolare. Nel tempo della catechesi per il completamento dell’iniziazione, la collaborazione dei genitori tende a essere più fattiva, permane invece la criticità del post-cresima, periodo nel quale solo pochi continuano il cammino di vita cristiana». «Purtroppo – continua il parroco – in molti predomina la tendenza a relativizzare la centralità della messa domenicale, che è cercata secondo l’individuale bisogno. Anche per questi, comunque, l’eucaristia rimane un riferimento nei momenti significativi e “ritualizzati” della vita».
Per il frate si nota una presa di distanza da parte dei giovani verso il sacramento del matrimonio che lo «cercano sempre meno come ideale di vita», mentre sono molti e in aumento i nuclei familiari che vivono situazioni di separazione o nuova unione e che, in modo occasionale, continuano ad esprimere la loro fede partecipando alle iniziative proposte dalla parrocchia.
«La comunità parrocchiale – spiega il parroco -, si adopera per testimoniare il suo amore al Signore coltivando la vita di comunione e la missione, sostenuta dalla preghiera e dal carisma francescano». Sono attivi nella parrocchia il gruppo dei catechisti, quello missionario e la Caritas parrocchiale. Vi sono poi il Gruppo dei devoti di Padre Pio, la Fraternità dei Portatori di San Felice, l’Ordine Francescano Secolare e la Gioventù Francescana. Ultimo nato, nel 2014, è il coro parrocchiale «che con impegno costante si adopera per favorire sempre più la partecipazione attiva dei fedeli alla vita liturgica».
La visita del vescovo Marrucci ha accompagnato la parrocchia in un periodo di ripensamento delle attività di animazione. «L’attività caritativa – dice padre Matalone – è generatrice di cultura della misericordia e gratuità. A tal fine è da ottimizzare l’avviata collaborazione dei vari gruppi con la Caritas parrocchiale. Così come per la catechesi è bene incrementare l’avviata collaborazione “in rete” tra i catechisti e gli altri gruppi, per coltivare insieme i contenuti di fede, condividere metodologie di animazione e sviluppare specifiche competenze». Per il parroco «ci sono molte persone sull’uscio della chiesa, dobbiamo impegnarci ad ampliare le modalità di coinvolgimento, promuovendo attività solidali che sappiano coinvolgere soprattutto i giovani e i genitori dei bambini del catechismo».