Primo Maggio: il lavoro per la partecipazione e la democrazia

La Festa del Primo Maggio cade quest’anno in uno snodo del tutto particolare, nel vivo di un cammino sinodale che ha visto la nostra Chiesa impegnata in diverse occasioni di dialogo e confronto col mondo del lavoro, delle imprese, della pubblica amministrazione, e alla vigilia di un importante appuntamento elettorale per tre comuni del territorio diocesano, ma anche alla vigilia della ventilata chiusura della Centrale Enel di Torrevaldaliga Nord e le prevedibili ricadute occupazionali.

L’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco indica distintamente la strada che è giusto percorrere, laddove ricorda che per una migliore politica «il grande tema è il lavoro. È assicurare a tutti la possibilità di far germogliare, le sue capacità, la sua iniziativa, le sue forze» e che «non esiste peggiore povertà di quella che priva del lavoro»: occorre quindi aprirsi a politiche che permettano alla democrazia di non atrofizzarsi ma di includere davvero tutti. La “cosa pubblica” è frutto del lavoro di uomini e di donne che hanno contribuito e continuano ogni giorno a costruire un Paese democratico

Lavorare, infatti, ricordano i vescovi italiani nel messaggio per questa ricorrenza, non è solo un “fare qualcosa”, ma è sempre agire “con” e “per” gli altri, 

Un altro tema caldo è quello del “giusto salario”: è cronaca quasi quotidiana quella di grandi gruppi messi sotto inchiesta per subappalti a cooperative “fittizie” sfruttando i lavoratori sia in termini economici che di condizioni di lavoro, allo scopo di massimizzare i profitti. È una questione elementare di giustizia alla quale sono chiamati anche gli imprenditori, che hanno la specifica responsabilità di generare occupazione e di assicurare contratti equi e condizioni di impiego sicuro e dignitoso.

È ancora vivo il dibattito sulla dimensione partecipativa dei lavoratori alla gestione delle imprese, in spirito di corresponsabilità e consapevolezza dei propri doveri.

Siamo oggi al centro di tre cambiamenti epocali: ambientali, tecnologici, demografici. Tre situazioni fortemente intrecciate tra loro, che dovranno necessariamente essere affrontate con uno sguardo ampio, considerandoli parte ed effetto del medesimo problema e della stessa causa: un modello economico e sociale che produce distorsioni, ingiustizie e pericoli. 

Non esistono risposte semplici a problemi complessi, servono risposte nuove a problemi inediti. Occorre recuperare il senso del lavoro, che non è solo un insieme di competenze ma è parte integrante dell’esistenza e fonte di riconoscimento sociale, non è merce.

Ufficio diocesano
Pastorale sociale e del lavoro