Ha suscitato vivo interesse l’incontro che si è tenuto recentemente presso la sede dell’Associazione di volontariato Artistico – Culturale “Il Conservatorio” di Civitavecchia, nel corso del quale Don Artur Jeziorek, cappellano dell’apostolato del mare italiano, ha illustrato la struttura e gli obiettivi dell’Associazione del volontariato denominata ‘Stella Maris’, ad un pubblico quasi del tutto ignaro della sua esistenza. La conversazione ha avuto principalmente lo scopo di far conoscere questo particolare settore della nostra società, quello ‘degli uomini di mare’, che secondo don Artur sono da considerarsi i ‘condannati all’invisibilità’, a motivo della peculiarità del lavoro che svolgono. A fronteggiare le difficoltà che incontrano uomini e donne che appartengono a questo mondo si adopera da circa 80 anni la Stella Maris con un’opera di apostolato ed assistenza finalizzato all’aiuto concreto senza distinzione di nazionalità, colore della pelle o religione professata e ad una fraterna accoglienza sostanziata da affetto, condivisione dei problemi individuali ed ascolto. Nell’ambito dell’esposizione delle finalità statutarie dell’organizzazione il cappellano ha fornito notizie riguardanti la sua struttura operativa che attualmente è presente in 26 porti italiani, compreso quello della nostra città nel quale l’apostolato di Don Artur e dei suoi volontari si protrae da oltre un anno, dimostrando grande vitalità ed efficienza nella risoluzione di molte situazioni individuali e collettive. A presiedere e dirigere le strutture periferiche della Stella Maris provvedono sia i cappellani di porto sia i cappellani di bordo che in veste di ‘missionari’ esplicano i loro doveri pastorali alternando lunghi periodi di imbarco per condividere in tutto e per tutto la vita ed il lavoro degli equipaggi ad altrettanti periodi di permanenza nelle varie sedi per assistere da terra i marittimi in transito ed in difficoltà. Esprimendosi con manifesta commozione Don Artur ha poi ampiamente illustrato i disagi che gravano sull’uomo di mare sia per il particolare e faticoso lavoro che svolge sia per la sofferenza che derivano al suo spirito dal protrarsi della innaturale lontananza dalla propria famiglia. A questi uomini ed a queste situazioni ‘sottolineava con forza Don Artur- si rivolge pertanto l’apostolato del mare ‘senza cercare di convertire’, ma esercitando con amore fraterno un’accoglienza che nel contempo costituisca anche una concreta testimonianza di fede. Particolare commozione ha poi suscitato quella parte della conversazione che, entrando nell’esempio concreto, ha illustrato- anche con l’aiuto di immagini – la stressante condizione degli equipaggi ai quali è negato per motivi politici e di sicurezza, peraltro previsti a livello internazionale, il permesso di scendere a terra nei porti d’attracco. Analoga condizione, ma ancora più stressante, in quanto prolungata indefinitamente nel tempo, vivono poi gli equipaggi di quelle navi abbandonate senza risorse o prospettive nei vari porti da armatori senza scrupoli. Relativamente a queste situazioni di abbandono il relatore ha fornito ampia documentazione filmata riferita agli interventi messi in atto a favore degli equipaggi delle navi NESIBE E e SILVER 1 abbandonate nel porto di Civitavecchia. I volti mesti, ma dignitosi di questi uomini che hanno potuto confidare quasi esclusivamente nella Stella Maris per uscire dalla loro situazione rimarranno a lungo impressi nella mente dei presenti.
Presenze invisibili Gente di mare e problematiche internazionali
Ha suscitato vivo interesse l’incontro che si è tenuto recentemente presso la sede dell’Associazione di volontariato Artistico – Culturale “Il Conservatorio” di Civitavecchia, nel corso del quale Don Artur Jeziorek, cappellano dell’apostolato del mare italiano, ha illustrato la struttura e gli obiettivi dell’Associazione del volontariato denominata ‘Stella Maris’, ad un pubblico quasi del tutto ignaro della sua esistenza. La conversazione ha avuto principalmente lo scopo di far conoscere questo particolare settore della nostra società, quello ‘degli uomini di mare’, che secondo don Artur sono da considerarsi i ‘condannati all’invisibilità’, a motivo della peculiarità del lavoro che svolgono. A fronteggiare le difficoltà che incontrano uomini e donne che appartengono a questo mondo si adopera da circa 80 anni la Stella Maris con un’opera di apostolato ed assistenza finalizzato all’aiuto concreto senza distinzione di nazionalità, colore della pelle o religione professata e ad una fraterna accoglienza sostanziata da affetto, condivisione dei problemi individuali ed ascolto. Nell’ambito dell’esposizione delle finalità statutarie dell’organizzazione il cappellano ha fornito notizie riguardanti la sua struttura operativa che attualmente è presente in 26 porti italiani, compreso quello della nostra città nel quale l’apostolato di Don Artur e dei suoi volontari si protrae da oltre un anno, dimostrando grande vitalità ed efficienza nella risoluzione di molte situazioni individuali e collettive. A presiedere e dirigere le strutture periferiche della Stella Maris provvedono sia i cappellani di porto sia i cappellani di bordo che in veste di ‘missionari’ esplicano i loro doveri pastorali alternando lunghi periodi di imbarco per condividere in tutto e per tutto la vita ed il lavoro degli equipaggi ad altrettanti periodi di permanenza nelle varie sedi per assistere da terra i marittimi in transito ed in difficoltà. Esprimendosi con manifesta commozione Don Artur ha poi ampiamente illustrato i disagi che gravano sull’uomo di mare sia per il particolare e faticoso lavoro che svolge sia per la sofferenza che derivano al suo spirito dal protrarsi della innaturale lontananza dalla propria famiglia. A questi uomini ed a queste situazioni ‘sottolineava con forza Don Artur- si rivolge pertanto l’apostolato del mare ‘senza cercare di convertire’, ma esercitando con amore fraterno un’accoglienza che nel contempo costituisca anche una concreta testimonianza di fede. Particolare commozione ha poi suscitato quella parte della conversazione che, entrando nell’esempio concreto, ha illustrato- anche con l’aiuto di immagini – la stressante condizione degli equipaggi ai quali è negato per motivi politici e di sicurezza, peraltro previsti a livello internazionale, il permesso di scendere a terra nei porti d’attracco. Analoga condizione, ma ancora più stressante, in quanto prolungata indefinitamente nel tempo, vivono poi gli equipaggi di quelle navi abbandonate senza risorse o prospettive nei vari porti da armatori senza scrupoli. Relativamente a queste situazioni di abbandono il relatore ha fornito ampia documentazione filmata riferita agli interventi messi in atto a favore degli equipaggi delle navi NESIBE E e SILVER 1 abbandonate nel porto di Civitavecchia. I volti mesti, ma dignitosi di questi uomini che hanno potuto confidare quasi esclusivamente nella Stella Maris per uscire dalla loro situazione rimarranno a lungo impressi nella mente dei presenti.