«Sarà una giornata di grazia». Con un’affermazione piena di gioia il vescovo Gianrico Ruzza raccoglie il senso del Pellegrinaggio giubilare che vedrà le diocesi di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia assieme, sabato 18 gennaio, nella Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura a Roma.
Un’iniziativa preparata da qualche mese e che ha riscontrato un entusiasmo generale, evidenziato dalla numerosa richiesta di partecipazione. Saranno oltre i 5 mila i pellegrini provenienti dal litorale settentrionale del Lazio a ritrovarsi presso la tomba dell’apostolo Paolo per vivere assieme un gesto di fiducia nella misericordia di Dio.
In una lettera inviata a sacerdoti, religiosi e fedeli laici delle diocesi il pastore ha offerto anche alcune indicazioni. «Avremo tutti a cuore la riuscita di un così importante evento – spiega –, e tutti cercheremo di vivere questo momento di Grazia mantenendo comportamenti responsabili di profonda fede e di devozione».
Per primo il presule invita i gruppi parrocchiali a prevedere «una celebrazione penitenziale previa in preparazione al Giubileo, in modo che nella Basilica non ci sia la necessità di molte confessioni». Per quanto riguarda sacerdoti e diaconi, ognuno dovrà portare il proprio camice e stola bianca per la concelebrazione, avendo cura di tenere a disposizione il tesserino “celebret”.
All’arrivo le persone sosteranno al Parco Schuster, l’area verde compresa tra la via Ostiense, l’ansa sinistra del Tevere e il lato orientale della Basilica. Dalle 9 si procederà subito al passaggio dei varchi di sicurezza per accedere alla basilica. I coristi e quanti sono coinvolti per la liturgia avranno cura di transitare dai tornelli prima degli altri, per potersi sistemare al posto loro assegnato in basilica e fare le prove. Una volta oltrepassata la Porta Santa ognuno prenderà posto alle sedie sistemate nelle tre navate della Basilica.
Rimarrà in quel posto fino alla Comunione si sposterà secondo le indicazioni che verranno date dai responsabili della liturgia prima dell’avvio della celebrazione. Terminata la celebrazione eucaristica ogni gruppo uscirà dalla basilica in autonomia, muovendosi secondo il programma proprio.
Questo pellegrinaggio all’inizio del Giubileo rappresenta l’opportunità di orientare tutto l’Anno Santo «nella logica della generosità e della gratuità di Dio che vuole concederci l’occasione di riallacciare i fili della nostra umanità con la ricchezza della sua divinità». Per il pastore entriamo in un tempo propizio di riconciliazione «per ripensare la nostra storia alla luce della dolcezza di Dio e questo comporta anche il dono dell’indulgenza rispetto alla nostre responsabilità».
Come pellegrini di speranza «in questo momento particolare di grande conflittualità che stiamo vivendo come società e come storia, abbiamo la possibilità di creare dentro di noi le occasioni per una pace con noi stessi, con Dio e con il mondo». Il pellegrinaggio, inoltre, si inserisce nella vita delle due Chiese come segno di fraternità e amicizia per le diocesi unite nella persona del vescovo. «Fare insieme il pellegrinaggio ci aiuta a proseguire in quel cammino unitario che il Signore ci sta offrendo e proponendo da tre anni e mezzo, che è ricchezza per le due Chiese nel rispetto delle tradizioni e delle differenze per valorizzare i patrimoni condivisi e individuali».
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