«Guardiamo i fratelli che nelle vita hanno incarnato Gesù perché attraverso di loro intendiamo ricollocare al centro nostro Signore». Così il vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, monsignor Luigi Marrucci, ha illustrato il significato del ciclo di incontri ‘Narrare la fede’ che si è inaugurato giovedì scorso, 29 novembre, nella Cattedrale di Civitavecchia.
Il primo testimone della fede è stato il vescovo salvadoregno Oscar Arnulfo Romero narrato da un altro vescovo, l’ausiliare di Roma, monsignor Matteo Zuppi.
In una Cattedrale affollata nonostante il maltempo che imperversava su Civitavecchia, monsignor Zuppi ha introdotto il suo incontro spiegando perché Papa Benedetto XVI ha chiesto, per l’Anno della Fede, di approfondire le figure dei Testimoni.
«Il confronto con un martire – ha detto il presule – ci aiuta più di qualunque catechismo. Questo perché i martiri non sono cristiani di una ‘classe superiore’, ma sono persone che hanno amato più degli altri». Per questo «ognuno di noi è importante, perché tanti possono ritrovare la fede grazie a quello che incarniamo».
Monsignor Zuppi, nominato vescovo nell’aprile scorso, è stato per molti anni assistente ecclesiastico della Comunità di Sant’Egidio. Proprio grazie a questo incarico ha seguito l’impegno della Comunità a favore della Chiesa salvadoregna e approfondito gli studi sulla figura di Oscar Romero.
Parlando del vescovo martire, monsignor Zuppi ha precisato che la sua figura va contestualizzata tra i molti martiri del secolo scorso che «hanno dato la testimonianza per i cristiani del nuovo millennio, così come i primi martiri lo fecero per le comunità di allora».
Romero, ha poi spiegato il relatore, «è stato un vero pastore e non una figura politica, come purtroppo qualcuno ha cercato di farlo passare». Un sacerdote per il quale, secondo monsignor Zuppi, non è nemmeno applicabile l’errata etichetta che generalmente si dà agli uomini di Chiesa dividendoli tra conservatori e progressisti, questo perché «l’unica differenza che esiste è tra chi è conservatore e chi comunica il Vangelo con la vita, e Romero era questo».
In un contesto molto destabilizzato, quale era il Sudamerica negli anni Settanta, El Salvador era un Paese in cui imperversava una guerra civile catastrofica, che causò la morte di 80 mila persone su una popolazione di 4 milioni di abitanti. Una società in mano un’egemonia di famiglie ricche alla quale si contrapponeva una guerriglia di tipo ‘castrista’ e in mezzo vi era una popolazione di contadini che viveva ai limiti della sussistenza. «Romero – ha spiegato Zuppi – scelse di lottare contro la violenza e di difendere i poveri. Dette voce a quelli che non avevano voce e si batte contro l’omertà, denunciando i misfatti del potere e le violenze dei guerriglieri. Lo faceva durante la celebrazione eucaristica, subito dopo l’omelia».
Questa sua indipendenza dal potere ne fece l’autorità più ascoltata del Paese e la persona più scomoda. «Chiedeva che venisse applicata la Dottrina Sociale della Chiesa e, per farlo, consapevole dei numerosi rischi, traeva forza dalla preghiera. Il suo era un cristianesimo autentico».
L’incontro in Cattedrale è stato preceduto dalla recita del rosario e dalla meditazione di alcune letture. Il parroco della cattedrale, monsignor Cono Firringa, ha inoltre guidato l’assemblea al canto dell’inno dell’Anno della Fede.
Il prossimo incontro della serie ‘Narrare le fede’ è in programma il 31 gennaio 2013, alle ore 17.30, al Duomo di Tarquinia, e vedrà la riflessione su Don Pino Puglisi, il sacerdote del quartiere Brancaccio di Palermo ucciso dalla mafia che verrà proclamato beato il prossimo 25 maggio. L’incontro sarà tenuto da don Angelo Romano, rettore della basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina in Roma. Il 1 marzo, alle ore 21, nella Cattedrale di Civitavecchia, le testimoni di fede saranno due donne della diocesi: Renata Borlone e la Beata Cecilia Eusepi. Il 18 aprile, ultima della serie, sarà la Beata Madre Teresa di Calcutta ad essere ricordata alle ore 17.30 nel Duomo di Tarquinia.