Domenica 29 novembre si è tenuto l’incontro organizzato dall’Ufficio per la Pastorale della Famiglia nel quale i relatori Raffaele Mastromarino e Alessandro Ricci, psicoterapeuti e docenti dell’Università Pontificia Salesiana, hanno affrontato due aspetti complementari del tema “Educare insieme nell’era digitale in un mondo che cambia”.
L’incontro ha voluto costituire l’avvio di un percorso di affiancamento, per l’anno pastorale da poco iniziato, da parte della nostra Chiesa locale al cammino quotidiano, impegnativo e talvolta faticoso delle famiglie delle nostre comunità, nell’ottica dell’integrazione richiamata da Papa Francesco in Amoris Laetitia.
Il professor Ricci ha trattato gli aspetti legati agli strumenti digitali attualmente disponibili e all’uso che di essi fanno le generazioni più giovani presentando un raffronto tra i vantaggi offerti dalla tecnologia e le implicazioni problematiche o rischiose dal punto di vista sociale ed educativo.
In quest’ultimo campo ricoprono un ruolo fondamentale le figure adulte di riferimento, quali i genitori o gli educatori in genere, messe però in guardia da Ricci dall’idealizzare le realtà – meno digitali – del passato o tentare di “inseguire” i ragazzi nell’ambito tecnologico con la pretesa di insegnare loro pratiche e usanze digitali. La vera sfida per gli adulti è invece quella di diventare esperti di educazione al fine di sostenere i giovani nella gestione delle emozioni, nella formazione di valori, della responsabilità e della coscienza critica.
A seguire, il professor Mastromarino si è soffermato sul come essere genitori o educatori nel nostro tempo enfatizzando il ruolo che la relazione, sempre più spesso mediata dalla tecnologia, ricopre in contesti educativi. È perciò la qualità della relazione a rappresentare un elemento determinante affinché l’educatore possa esplicare un ruolo di sostegno e guida verso il giovane accogliendo con amorevolezza le sue istanze e offrendo risposte e orientamento in modo assertivo, non tralasciando comunque la capacità di ammettere i propri errori e chiedere scusa. Tutto ciò può decisamente contribuire allo sviluppo del “sé” nel giovane stimolando la propria autonomia e differenziazione rispetto a contesti che, al contrario, incoraggiano l’omologazione.
Il video dell’incontro