Domenica scorsa ho proposto alcune brevi considerazioni introduttive sul senso liturgico della Veglia Pasquale. Oggi suggerisco qualche motivo di riflessione sulla prima parte di tale celebrazione: la Liturgia della Luce.
(segue)
La liturgia della Veglia Pasquale comincia con la benedizione del fuoco nuovo ed il rito dell’accensione del cero. Il radunarsi del popolo di Dio sui sagrati delle chiese di tutto il mondo attorno al fuoco, in una notte prossima al plenilunio primaverile, dice già una cosa fondamentale: in questa notte chi crede non può dormire, deve vegliare. Solo restando sveglio il credente può vivere l’esperienza dello straordinario farsi presente del Risorto. Solo restando sveglio può sperimentare la gioia del passaggio dalle tenebre alla luce. La liturgia della luce che spalanca le porte della lunga celebrazione pasquale ha delle grandi potenzialità evocative e simboliche ma è anche erede di un rito liturgico semplice e familiare che ringraziava Dio per il dono della luce naturale e per quello della fede. È il cosiddetto Lucernario che nel rituale giudaico può esser fatto risalire alla benedizione sul lume e alla sua accensione cultuale nella vigilia del sabato, rito che presto entrò a far parte della vita delle prime comunità cristiane.