L’incontro tra due Chiese, quella di Civitavecchia-Tarquinia e quella del Benin, uno dei paesi più poveri dell’Africa, reso possibile grazie all’esperienza di un giovane che dopo molti anni in Italia, dove è stato ordinato presbitero divenendo sacerdote della nostra Diocesi, è tornato a casa a trovare la famiglia.
Don Herber, ordinato il 15 settembre 2012 nella Cattedrale di Civitavecchia dal vescovo Luigi Marrucci, dopo aver svolto il suo ministero in questo primo anno come vice parroco della Cattedrale, nel mese di agosto è tornato per le vacanze nel suo paese di origine, dove ha celebrato messa per la prima volta. Ad accompagnarlo, oltre allo stesso vescovo, c’erano il segretario della Curia, don Fabio Casilli, ed il parroco della Cattedrale, monsignor Cono Firringa.
«Un viaggio che si è rivelato una sorpresa, – racconta il vescovo Luigi Marrucci – perché, pur conoscendo la situazione del Benin, non avevo una fantasia tale da poter immaginare una situazione di povertà così grave. Allo stesso tempo, quello che mi ha colpito, è la profonda spiritualità e la fede di questo popolo».
Incontriamo monsignor Marrucci al rientro e non esita a manifestare sentimenti contrastanti. «Ho avuto l’impressione di un popolo abbandonato a se stesso, tradito da chi ha il potere di servirlo per realizzare il bene comune ma che non sempre riesce a farlo; oppure approfitta del suo ruolo». Un’esperienza, spiega il vescovo, della quale «ringrazio il Signore perché mi permette di ricordarmi e di ricordare alla comunità che dobbiamo essere grati per le cose che ci ha dato: viviamo in una società opulenta, anche se la crisi incombe, ma la povertà è certamente molto lontana da noi».
Un’esperienza, quella in terra africana, che il vescovo Luigi apprezza soprattutto per l’incontro tra le due Chiese, quella di Civitavecchia-Tarquinia a quella di Cotonou, che il presule sintetizza in tre momenti particolari.
«Anzitutto – racconta monsignor Marrucci – abbiamo voluto iniziare il nostro viaggio da Abidjan, dove ci siamo raccolti e abbiamo celebrato l’eucaristia sulla tomba del cardinale Bernardin Gantin. È stato quasi un dovere raggiungere quel luogo per ringraziare il Signore di aver donato un uomo che ha amato è servito la Chiesa e non si è servito di essa. In questa prima tappa abbiamo anche potuto visitare il seminario maggiore ed incontrare i giovani studenti».
Il giorno successivo, domenica 25 agosto, il gruppo ha raggiunto il villaggio di Allada che ha dato i natali a Don Herbert. Qui, nella parrocchia di Santa Giovanna d’Arco, il giovane sacerdote ha presieduto la messa per la prima volta nel suo paese. «Una celebrazione molto bella, – racconta monsignor Marrucci – vivace, ricca di canti, di colori, di danze, come sono soliti esprimersi i nostri fratelli africani, portatori di una fede più viva, più fresca, meno stantia. È durata tre ore, è stato molto bello: ringrazio il Signore di essere stato presente».
I giorni successivi, la piccola delegazione ha potuto visitare diverse esperienze della Chiesa locale che si trovano a Cotonou, capitale del paese.
Anzitutto, ricorda il vescovo, «c’è stato l’incontro con i bambini abbandonati e custoditi dalle Suore della Carità di Madre Teresa di Calcutta. Sono circa trenta, molto piccoli, trovati in strada e condotti nell’istituto dalla Polizia: alcuni sono disabili ed altri in procinto di essere dati in adozione».
Altra esperienza importante è stata la visita alla Comunità di Sant’Egidio, dove i sacerdoti hanno partecipato ad un incontro di preghiera: «una comunità di pace, composta prevalentemente da giovani, che si dedicano ai vari servizi di carità, di accoglienza, tipici dei questa esperienza ecclesiale». Per monsignor Marrucci «si è trattato di un bel momento, dove ho portato anche i saluti della comunità di Sant’Egidio di Civitavecchia».
L’ultimo incontro c’è stato nel ‘Villaggio della Carità’, un’azienda agricola che promuove l’occupazione giovanile, realizzata dalla Caritas diocesana di Cotonou grazie anche al finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’8 per mille. A fare gli onori di casa è stato don Cassier, il fratello di don Herbert, anch’egli sacerdote e direttore della Caritas.
«Il villaggio, – spiega il vescovo – è suddiviso in due vaste aree, una per uomini e una per le donne, e vi lavorano molti giovani impegnati in attività agricole, apicoltura, allevamento e lavori artigianali». «Si tratta – continua monsignor Marrucci – di una bella esperienza di fraternità e di un segno concreto e importante della solidarietà tra Chiese». Proprio per questo, il presule si è impegnato, nei prossimi mesi, a finanziare il progetto attraverso le iniziative dell’Ufficio Missionario della diocesi.