Dopo la memorabile ordinazione diaconale di Roberto Fiorucci, nella Pentecoste scorsa, la nostra Chiesa particolare ha vissuto un’ora altrettanto solenne e festosa: il conferimento dell’ordine del diaconato a Leopold Nimenya. Un abbraccio sincero e commosso quello che il popolo di Dio che è in Civitavecchia e Tarquinia ha voluto tributare al giovane originario del Burundi ma ormai, dopo un decennio, cresciuto nella fede e divenuto fratello di tutti nella nostra Diocesi. Il rito di ordinazione si è svolto nel pomeriggio del 14 agosto, vigilia della Solennità dell’Assunzione al Cielo della Vergine Maria, durante l’Eucaristia presieduta dal Vescovo Carlo Chenis in Piazza Leandra, al riparo dal sole spietato e dal caldo opprimente di mezz’agosto, nel cuore del borgo medievale di Civitavecchia, sotto lo sguardo materno della pregevole Madonna delle Grazie conservata nell’antica chiesa della Stella.
‘Celebrare il rito nella piazza, luogo del quotidiano scorrere della vita, ci ricorda che la nostra identità di cristiani non prescinde dalle vicende ordinarie e che l’itinerario di santità che dobbiamo percorrere va fortemente radicato nel tempo che viviamo’: così inizia la puntuale e affettuosa omelia di mons. Chenis che ricorda come ‘la piazza sia immagine del Cenacolo dalle porte aperte, ove ci ritroviamo, senza paura del mondo, per raccontarci i prodigi della predicazione e da dove ripartiamo per annunciare a tutti, in ogni luogo di vita, la bellezza dell’incontro con Cristo. Proprio la predicazione non può fare a meno ‘ ha proseguito il Vescovo ‘ dalla testimonianza del servizio, dall’impegno proprio di ogni credente, dall’esperienza di umanità che la Chiesa deve compiere. In questo la Chiesa, fidandosi non delle proprie forze, ma della grazia di Dio, può davvero seminare gioia raccontando il Vangelo di Gesù. E il ministero del diaconato è immagine di tutto questo, sia nella liturgia sia nella carità corporale e spirituale verso i più bisognosi di misericordia e di cure. Vieppiù se il diaconato, nella purezza di Spirito, nell’obbedienza e nella povertà qualifica la crescita personale come momento che predispone al grado successivo del presbiterato’.