A colloquio con monsignor Marrucci
«Il cristiano non perde tempo», per questo la pausa estiva deve essere «periodo di riposo, ma anche di crescita spirituale». Così il vescovo di Civitavecchia – Tarquinia, monsignor Luigi Marrucci, invita i fedeli a far tesoro delle vacanze estive per vivere il riposo e, allo stesso tempo, «fare rifornimento e riempire il nostro bagaglio spirituale».
Incontriamo il vescovo al rientro dagli esercizi spirituali e alla vigilia della sua partenza per la Puglia, dove andrà a predicare una novena e a riposarsi. Con lui Lazio Sette riflette sul tempo delle vacanze, anticipando anche quelli che saranno gli appuntamenti del prossimo anno pastorale.
Papa Benedetto XVI ha invitato i cristiani a vivere le vacanze «con profitto per la crescita umana e spirituale». Come fare?
La pausa estiva è innanzitutto un periodo di risposo fisico e spirituale. Nelle ultime due domeniche, la quindicesima e la sedicesima del tempo ordinario, la liturgia ci ha proposto il brano del Vangelo di Marco, capitolo 6, in cui Gesù prima manda i discepoli a due a due e, dopo la fatica del lavoro, della predicazione, dell’unzione degli infermi, dello scacciare i demoni, al ritorno dice loro «venite, riposatevi dalla fatica».
Credo che questo aspetto lo dobbiamo tenere sempre presente: la nostra vita è azione ma è anche fatta di momenti in cui ci si deve ritirare, ci si deve mettere un po’ da parte per riposarci, fare rifornimento e riempire il nostro bagaglio spirituale.
Le vacanze sono quindi anche un tempo di riflessione, di lettura, di meditazione. Periodi di cui si deve fare un buon utilizzo: il cristiano non perde tempo. È questo l’augurio che posso fare ai miei fratelli di questa Chiesa: approfittare di questo tempo per una rilettura spirituale della loro vita, del riappropriarsi della loro identità di cristiani all’interno della vita familiare, della Chiesa e della comunità civile. In modo tale che questa pausa li possa rilanciare a una testimonianza più bella, più limpida, più trasparente.
Pensando a tutti coloro che stanno perdendo il lavoro o che vivono in modo precario, a cui lei ha indirizzato una lettera pastorale in occasione del Corpus Domini, risulta difficile pensare alle vacanze come un periodo sereno. Questo anche perché nella cultura contemporanea alle ferie si associano sempre più forme di consumismo.
Il momento non è facile e, forse, i momenti di spensieratezza come un tempo non ci saranno ancora per molto. Però anche da questa esperienza – che va colta, accettata, condivisa, che va fatta nostra e non subita – traiamo un aspetto positivo: ritornare alla sobrietà della vita.
In fondo, negli ultimi anni, tante volte ci hanno venduto una merce che non serviva l’uomo ma lo distruggeva dentro. Il tempo di questa crisi può ricondurci a quella sobrietà che non vuol dire austerità, ma che ci permetta di godere del necessario spartendo il superfluo con chi non ha nulla.
Questa crisi ci ha fatto capire come è fragile il nostro modo di vivere, per cui basta un nonnulla che ricadiamo in quei momenti difficili che tanti hanno vissuto – e che anch’io personalmente ho vissuto – negli anni Sessanta. Spero che questa fase ci aiuti a riassaporare quella che è la gioia della necessità e non del godereccio, del superfluo, che tante volte ci fa perdere di vista la nostra identità.
Per molti, specie i più giovani, il periodo estivo è dedicato a pellegrinaggi, esperienze spirituali e forme di volontariato: campeggi solidali, campi scuola, raduni.
Ci sono molti giovani e persone adulte che sanno donare il loro tempo, o parte di esso, nei vari campi di formazione e di animazione. Proprio in questi giorni l’Azione Cattolica, con i giovani e i giovanissimi, va a fare un campo a Marina di Lesina, in provincia di Foggia. Domenica (oggi, ndr) andrò anch’io a incontrarli e celebrare la messa con loro visto che mi trovo da quelle parti per una novena che andrò a predicare.
Grazie a Dio ci sono anche queste belle realtà. Come assistente nazionale dell’Unitalsi penso anche a tanti giovani che partecipano ai pellegrinaggi a Lourdes e Fatima, dedicando il loro tempo all’attenzione di chi ha bisogno.
Esperienze che li aiutano a crescere interiormente e a valorizzare la loro vita: dono dato e che si deve spendere anche per Dio e per gli altri.
Un mese di riposo, in cui le attività delle comunità parrocchiali sono ridotte alle celebrazioni liturgiche, e da settembre ci sarà il nuovo anno pastorale che Papa Benedetto XVI ci invita a dedicare alla fede. Che anno sarà?
Stando alle indicazioni del Santo Padre e al motu proprio ‘La porta della fede’, il prossimo anno dovrà essere un dono, un tempo per riscoprire, coltivare e testimoniare la nostra fede. Un anno in cui ciascuno rilegge il proprio vissuto alla luce del Vangelo e se si impegna in un cammino nuovo di vita cristiana. Un invito a una nuova evangelizzazione per riproporre il messaggio di Gesù Cristo in modo nuovo, con la testimonianza.
Quali appuntamenti attenderanno la nostra Diocesi il prossimo anno?
Anzitutto, proprio per prepararci a vivere l’Anno della Fede, il 4 ottobre in Cattedrale celebreremo il nostro convegno eucaristico annuale che verterà sulla famiglia e i sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Un appuntamento dedicato in modo particolare ai genitori che chiedono i sacramenti per i loro figli: approfondiremo come coinvolgerli nell’educazione religiosa dei bambini aiutandoli a riscoprire la loro fede per trasmetterla ai figli.
Altro appuntamento fondamentale ci sarà dal 17 al 19 maggio 2013 quando si svolgerà a Civitavecchia il Convegno nazionale dei giovani dell’Unitalsi ed a cui parteciperanno anche i giovani della nostra Diocesi. All’incontro, che avrà per tema ‘Per un cammino di fede dentro la Chiesa’, si prevede la presenza di oltre 1.500 persone.
Vi saranno inoltre numerosi incontri, iniziative di formazione e di animazione che proprio in questi giorni i responsabili dei vari uffici diocesani stanno definendo.
Dott. Alberto Colaiacomo