«La speranza cristiana non è attesa di qualcosa di nuovo, ma è disponibilità ad accogliere chi fa ‘nuove tutte le cose’ (Ap 21,5); è prendere coscienza di essere attesi, non al varco per essere giudicati e condannati, ma alla soglia della vita eterna per essere riconciliati e redenti. Il futuro non è totalmente incognito e misterioso, da decifrare grazie all’ausilio della cartomanzia o all’intelligenze artificiale; è nelle mani di Dio e da lui possiamo attenderlo come dono che si rivela progressivamente lungo il corso della vita».
Così don Antonio Landi, docente di Sacra Scrittura alla Pontificia Università Urbaniana, ha introdotto il suo intervento all’Assemblea delle diocesi di Civitavecchia-Tarquinia e Porto-Santa Rufina che si è svolta ieri nella parrocchia della Santissima Trinità a Cerveteri.
Ad aprire e accompagnare l’incontro la pianista Sofia Colaiacomo, assistita dalla sorella Caterina. Di fronte a oltre 500 persone – presbiteri, istituti religiosi, rappresentanti di comunità parrocchiali e di aggregazioni laicali – intervenute per riflettere sul tema «Ancorati alla speranza», il relatore ha approfondito il motivo della speranza nella lettera ai Romani, che rappresenta il «capolavoro teologico dell’epistolario paolino». «Per l’apostolo – ha detto Landi –, la speranza del credente è radicata in Dio, e deve sostanziare il suo impegno e la sua testimonianza al vangelo. La speranza non è la panacea per tutti i mali che affliggono l’uomo contemporaneo, ma può rappresentare il necessario incentivo perché non si lasci irretire nelle maglie oscure della disperazione». (L’intervento integrale)
Al suo intervento è seguito il vescovo Gianrico Ruzza che ha presentato il Messaggio di inizio anno alle diocesi.
«Personalmente – ha detto il presule – credo che le nostre comunità abbiano un profondo bisogno di riscoprire la speranza e di affidarci ad essa per ridare entusiasmo e prospettiva al proprio cammino di fede. Mi piace pensare che i fedeli delle nostre Chiese locali scelgano di vivere sempre più radicati nell’Amore di Cristo, proprio perché ancorati alla speranza in Lui, nel Signore Gesù, Risorto da morte» (cfr. Spes non confudit 25).
Il testo integrale della lettera del vescovo Ruzza