La settimana scorsa abbiamo pubblicato un contributo sul significato della preghiera del Rosario, mentre oggi, come promesso, continuiamo riportando la prima parte di una riflessione sull’Ave Maria, anche questa a cura di don Vincenzo Dainotti.
‘Ave Maria’
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L’Ave Maria è senza dubbio tra le preghiere mariane popolari quella maggiormente conosciuta, amata e recitata dal popolo cristiano. Milioni di cattolici la dicono e la ridicono ogni giorno dalle 50 alle 200 volte e più, recitando una corona, un Rosario, o anche più rosari, durante la giornata o nelle ore di insonnia. La cifra è incalcolabile e inestimabile. Eppure, proprio per questo uso quotidiano rischia di logorarsi e di perdere il suo splendore.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica nella quarta parte dedicata a «La preghiera cristiana» osserva che quando preghiamo la Madre di Dio «si alternano di solito due movimenti: l’uno ‘magnifica’ il Signore per le ‘grandi cose’ che ha fatto per la sua umile serva e, mediante lei, per tutti gli uomini (cf. Lc 1,46-55); l’altro affida alla Madre di Gesù le suppliche e le lodi dei figli di Dio, dal momento che ora ella conosce l’umanità, che in lei è sposata dal Figlio di Dio». E aggiunge: «Questo duplice movimento della preghiera a Maria ha trovato un’espressione privilegiata nella preghiera dell’Ave Maria».