«La parrocchia ha un ruolo essenziale per coloro che la frequentano, per i quali deve rappresentare una comunità di crescita e formazione; ma rappresenta anche un luogo aperto e in dialogo per quanti sono lontani».
Per questo, ha detto il vescovo Gianrico Ruzza, «dobbiamo essere capaci di portare ovunque la freschezza del Vangelo. La Parola di Dio deve illuminare la vita di tutti per leggere la realtà attraverso di essa».
Il presule ha aperto i lavori dell’assemblea sinodale che si è tenuta lo scorso 22 aprile nella chiesa Maria Santissima Stella del Mare a Tarquinia Lido.
Tre rappresentanti per ogni parrocchia si sono confrontati sul terzo cantiere proposto dalla Conferenza episcopale italiana, quello dedicato alle diaconie e alla formazione spirituale.
Nel presentare la traccia di discussione, monsignor Ruzza ha ricordato l’importanza del tema della ministerialità nel magistero di papa Francesco che, oltre ad aprire alle donne quelli dell’accolitato alle donne, ha istituito il ministero del catechista.
«Come diocesi – ha detto – ci stiamo orientando a non pensare a questa istituzione per ogni catechista, ma a richiedere un serio cammino di formazione per coloro che coordinano la catechesi per farli accedere al ministero».
«Il cammino sinodale – ha poi spiegato – non è un evento, ma un percorso che ci accompagna a un nuovo stile pastorale, un cambio di mentalità al passo dei mutati paradigmi sociali e culturali che stiamo vivendo e che vedono il cristianesimo non più come cultura prevalente».
Nel suo intervento il presule si è soffermato su quelli che ha definito «gli elementi di confusione» soprattutto nelle nuove generazioni: i social media, che egemonizzano la cultura e l’informazione, portando sempre più all’individualismo e alla mancanza di relazioni; la cultura fluida, che genera confusione e crisi di identità, «un vero sovvertimento dei valori».
«Dobbiamo pensare a un modo nuovo per portare la freschezza del Vangelo – ha sollecitato Ruzza – e le parrocchie hanno un ruolo essenziale».
Don Federico Boccacci, vicario per la pastorale, ha presentato i lavori dei gruppi ribadendo che «la ministerialità è l’espressione concreta della missione battesimale, in cui si configura l’appartenenza al Popolo di Dio come responsabilità alla sua edificazione e crescita, attraverso il servizio».
I partecipanti si sono suddivisi in sette tavoli di lavoro per rispondere a due domande secondo il metodo della conversazione spirituale: “Come la Parrocchia può aiutarti per nutrire la tua vita spirituale?”; “Come pensi di poter aiutare la comunità a cui appartieni ad annunciare il Vangelo?”.
«Gli incontri nella modalità sinodale – ha detto Chiara Cesarini, coordinatrice di uno dei tavoli – sono sempre una bella esperienza di ascolto e condivisione tra persone che, per sentieri a volte diversi, camminano nella stessa direzione, verso la stessa meta».
«Il mio gruppo era eterogeneo sia per provenienza che per età ma è stato davvero edificante osservare come le distanze scompaiono quando è lo Spirito che circola e parla. Le domande affrontate non erano di poco conto ma le necessità emerse sono sostanzialmente riassunte in un bisogno di semplicità, accoglienza, testimonianza coerente e gioiosa dell’incontro con il Signore».
Per Luca Mancini, altro coordinatore, «emerge vivo il bisogno intanto di formazione, non tanto accademica, esperienziale: il sapere che nasce dall’ascolto e dall’assimilazione della “Parola”, punto di partenza per qualsivoglia azione pastorale».