La lettera pastorale del vescovo Luigi per la Quaresima: “Com’è dolce, Signore, abitare la tua casa!”

«Com’è dolce, Signore, abitare la tua casa!» (Salmo 84,2) è il titolo della lettera pastorale di Quaresima che il vescovo Luigi Marrucci ha indirizzato alla Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia. Il documento è la continuazione di una riflessione iniziata con durante l’Avvento del 2016 e che prende spunto dal 235° anniversario della Dedicazione della Chiesa Cattedrale, il prossimo 20 maggio 2017. «Il fare memoria – scrive il vescovo – non ha e non deve avere il solo scopo di celebrare l’avvenimento, bensì riappropriarci, in una vita cristiana rinnovata, la nostra identità di figli di Dio: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35)». La lettera si struttura in tre parti: “Chi è la Chiesa?”; “Ministeri e carismi nella Chiesa”; “Ministeri a servizio della comunità”.
(Il testo completo è disponibile nella sezione documenti)
 
Chi è la Chiesa?
«Israele è il popolo che Dio si è scelto e ha eletto sua assemblea santa… È popolo dell’alleanza, è scelta gratuita di Dio, preparata con Abramo, Isacco e Giacobbe e rinnovata più tardi con Davide; è popolo che Dio ama come figlio primogenito e, nella visione profetica, è sposa infedele e ribelle, alla quale lo Sposo rimane fedele, e la circonda di ogni tenerezza». «Con la venuta di Gesù e l’annuncio del messaggio evangelico anche ai pagani, l’appellativo di popolo di Dio si è esteso a tutti gli uomini che accolgono Gesù Cristo, Figlio di Dio, rivelatore del Padre e Redentore dell’uomo».
Per questo, spiega monsignor Marrucci, «tutti coloro che, nella fede aderiscono a Gesù Cristo sono la “Chiesa di Dio”». Una Chiesa che è nella storia in quanto «inserita cioè nel tempo e nello spazio perché fatta da uomini che, nella libertà e nella verità, accolgono e credono il Vangelo». Allo stesso modo, è realtà “trascendente”,  da vedere «con gli occhi della fede».
Perciò, nello stesso tempo, la Chiesa è umana e divina, «comunità che si vede ma è anche spirituale, è fervente nell’azione ma anche dedita alla contemplazione, guidata dagli uomini ma animata dallo Spirito che distribuisce i doni gerarchici e carismatici per la testimonianza missionaria».
 
Ministeri e carismi nella Chiesa
«La Chiesa essendo popolo di Dio, corpo visibile di Cristo, nazione santa è quindi formata da molte membra, unite tra loro ed insieme armonizzate per manifestare la bellezza dell’unità.
Si diviene membri non per la nascita fisica né per tradizione religiosa, ma per la “nascita dall’alto”, mediante la fede in Gesù Cristo e il Sacramento del Battesimo».
Il vescovo ricorda la lettera dal titolo “La Chiesa ringiovanisce” emanata nel 2015 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, su mandato di Papa Francesco, approfondendo la relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa. Entrambi sono coessenziali alla vita della Chiesa on i loro carismi di dono, gratuità, grazia.
«Si può applicare alla Chiesa, quanto Papa Francesco spesso afferma del poliedro, di questa figura geometrica: è uno ma ha facce differenti. L’unità si fa conservando la propria identità e condividendo la propria ricchezza. I movimenti, le associazioni, i gruppi ecclesiali sono i molti volti che devono dare espressione all’unità della comunità cristiana, all’unità della Chiesa. È indispensabile sviluppare sempre più un’ecclesiologia di comunione perché i diversi carismi abbiano a trovare unità e la missione evangelizzatrice della Chiesa abbia credibilità ed accoglienza».
 
I ministeri a servizio della comunità
Il vescovo illustra poi i vari ministeri che si hanno nella comunità ecclesiale. Anzitutto il “ministero ordinato”: «quello che scaturisce dal Sacramento dell’Ordine per compiere la missione che Gesù ha affidato agli Apostoli e che la Chiesa custodisce e tramanda sino alla fine dei tempi» che di articola nei tre gradi di episcopato, presbiterato e diaconato.
Vi sono poi i “ministeri istituiti o esercitati di fatto”, quelli che «ogni cristiano svolge nella Chiesa, e in questo modo realizza la propria vocazione e contribuisce a costruire il corpo visibile di Cristo». Si tratta dei ministeri istituiti del lettore e dell’accolito e su quelli del ministro straordinario della comunione, del catechista, dell’operatore della carità e di tutti i collaboratori-corresponsabili nella pastorale e nei servizi che svolgono un’attività insieme e sotto la responsabilità del vescovo, dei parroci e dei sacerdoti.
«La Diocesi e la Parrocchia – spiega il presule – non sono tanto dei territori ma delle comunità di fedeli; e per essere comunità vere, devono  esprimere degli strumenti di corresponsabilità, che permettono ai fedeli di partecipare effettivamente alla missione della Chiesa».
«La Chiesa dunque è una comunità di persone gratuitamente amate, che tentano di manifestare l’amore ricevuto, di condividerlo, di portarlo a tutti senza trattenerlo per sé».