Civitavecchia 12 aprile 2011
Partita dall’Oratorio Salesiano è terminata in Cattedrale
Le difficoltà e gli impegni quotidiani non hanno impedito a tantissimi fedeli di prendere parte, martedì sera, alla Via Crucis cittadina presieduta dal Vescovo Luigi Marrrucci.
Mentre i sacerdoti si alternavano a portare la croce, ci siamo ritrovati a vivere intensamente quei momenti come Chiesa diocesana, popolo in cammino verso la méta di ogni cristiano: la risurrezione pasquale.
Ma perché abbiamo scelto di camminare in compagnia della croce? Il muoversi, l’uscire dalle proprie comode sicurezze, l’andare con’ l’andare verso… diventa cammino di conoscenza, di confronto con Cristo, di riflessione e di preghiera con la comunità. Non è stato un procedere inutile. Quante provocazioni, parole preziose, tratte dalle meditazioni del prossimo Beato Giovanni Paolo II, abbiamo ascoltato, che sono state una chiamata ulteriore ad accogliere la sfida del Vangelo. Toccanti le intenzioni di preghiera che monsignor Marrucci ha proposto durante il percorso, a cominciare da quella per la giovane ragazza recentemente deceduta nel corso di un intervento chirurgico, mentre passavamo davanti alla clinica dove è avvenuto il dramma, per i tanti che si fanno carico della sofferenza assistendo malati e disabili, per la nostra comunità diocesana perché sappia sempre ‘gustare’ e ‘difendere’ l’unità e la comunione, per finire con la preghiera per i defunti ed in particolare per l’amato Vescovo Carlo.
Quel ‘camminare’ diventa allora testimonianza, segno, di un fatto che ha sconvolto l’umanità. E’ nel seguire la croce che si fa l’esperienza dell’amore, anche se oggi seguire la croce è follia, stoltezza, poiché corre poi ‘l’obbligo’ del farsi carico del fratello, in particolare degli ultimi, ricordarsi delle loro sofferenze e dei loro problemi. Perché questo? Perché la croce è il gesto supremo di un Dio che ha scelto di vivere e morire in mezzo a noi, di farsi carico di noi.
Abbiamo camminato, ci siamo ritrovati nell’esigenza del dover scegliere, ma non è tutto finito, perché ci siamo resi conto sulla necessità del dover schierarci. Gesù ha rifiutato le lusinghe dei potenti di questo mondo e ha scelto di servire, di amare. Di stazione in stazione siamo giunti al termine, è il momento di schierarci.
Camminare, scegliere, schierarsi, amare, servire, nonostante tutto, è questa la gioia e la speranza per il cristiano. È già Pasqua.
MDF