«Maria madre, tempio e sorgente di Dio» così il vescovo Luigi Marrucci ha accolto l’immagine della Madonna del Rosario pellegrina nella chiesa di Civitavecchia-Tarquinia. Da sabato 14 novembre, l’icona mariana è stata presente prima nel Duomo della città etrusca e successivamente, a partire dal 17 novembre, nella Cattedrale di Civitavecchia.
A turno, e suddivise per le due zone pastorali della diocesi, le parrocchie hanno visitato e pregato l’immagine con dei pellegrinaggi che hanno coinvolto tutte le realtà presenti nelle comunità: le classi del catechismo, i giovani, le famiglie, le religiose, le associazioni e i movimenti ecclesiali.
Giovedì 19 novembre è stato l’arcivescovo Tommaso Caputo, prelato di Pompei, a guidare il pellegrinaggio del presbiterio diocesano presiedendo la concelebrazione eucaristica e la consacrazione a Maria. Il presule ha ricordato il 140° anniversario dell’arrivo del quadro a Pompei, con migliaia di fedeli accorsi nel santuario lo scorso 13 novembre, sottolineando l’attualità della testimonianza del beato Bartolo Longo alla vigilia del Giubileo della Misericordia perché «ci ha mostrato come la preghiera del Santo Rosario ha fatto nascere una cittadella dell’amore e della carità». Nella stessa liturgia, inoltre, l’amministrazione comunale di Civitavecchia ha “offerto” a Maria delle chiavi della città.
Domenica 22 novembre, dopo la preghiera di supplica e la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Marrucci, il sacro quadro ha fatto ritorno nel santuario campano.
«Abbiamo chiamato Maria “fonte di salvezza” – ha detto monsignor Marrucci – perché è sorgente di Misericordia. Essa è anche Madre, il cui grembo ha dato vita alla salvezza del mondo generando il Verbo di Dio, fatto uomo nel suo seno. Per questo il suo corpo è anche tempio. Infine Maria è sorgente, da lei sgorga l’acqua che è Cristo. Maria è il canale che porta a Gesù, e lui è la salvezza». Nell’anno mariano diocesano che nella Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia si concluderà con l’inizio del Giubileo, monsignor Marrucci ha invitato ad affidarsi alla Vergine «perché possiamo essere padri e madri, possiamo essere tempio consacrato dalla presenza di Dio, possiamo essere anche noi canale, sorgente, per portare Cristo a tutti».
L’immagine della Madonna del Rosario è stata accolta nelle due città dalla comunità che si è riunita ad attenderla per portarla in processione all’interno delle chiese. Subito dopo, introducendo le celebrazioni eucaristiche, è stato monsignor Francesco Soprano, responsabile della Missione mariana di Pompei, a spiegare il significato di questa settimana di culto alla Vergine.
Dopo aver ascoltato il Vangelo di Luca che narra della visita di Maria alla cugina Elisabetta e il racconto del quadro portato a Pompei dal beato Barolo Longo, monsignor Soprano ha spiegato il significato del pellegrinaggio della sacra immagine. «I testi – ha detto il sacerdote – ci parlano di due viaggi fatte da Maria. C’è un terzo brano, non scritto, quello che stiamo vivendo, il viaggio di Maria in questa diocesi, la visita della Madre del Signore a questa comunità cristiana che si apre per accoglierla».
Nell’incontro con la cugina Elisabetta, ha spiegato Soprano, «ciò che colpisce è la gioia di Giovanni che danza nel grembo della madre Elisabetta: lui è il novello Davide che gioisce davanti all’arca della nuova alleanza. È tutto Israele che danza nella gioia perché Dio visita il suo popolo. L’inizio di un nuovo cammino per la nuova umanità». Anche nella visita a Pompei, la Madonna «ha fatto rinascere una nuova umanità, una cittadella dell’amore, in una terra dimenticata, che per millenni è stata sepolta dalla polvere, dopo la distruzione dovuta alla furia del Vesuvio».
Per monsignor Soprano «oggi viviamo questa esperienza perché deve rinascere qualcosa di nuovo, dobbiamo riscoprire la speranza: è tutto questo mettendoci in ascolto della parola di Dio e nella preghiera».