Un corpo morto e una tomba senza speranza sono diventati luce che guida, speranza per l’uomo, gioia e vita nuova. Questa è la Pasqua: lo Spirito Santo che scende con la sua potenza divina sul cadavere di Gesù, lo rende «spirito vivificante» (Rm, 1,4), gli da la capacità di trovarsi presente dovunque, in qualunque luogo e in qualunque tempo della storia.
Perché in quel sepolcro qualcosa di diverso è realmente avvenuto: un fatto mai raccontato e mai sperimentato. La vittoria sul nemico per eccellenza, la morte.
Questa è la notizia che annunciamo oggi, nel giorno della Pasqua del Signore.
È l’evento degli eventi per l’umanità; da questo giorno ogni vita avrà una caratura particolare e sarà contraddistinta da una cifra specifica: la dimensione della gioia interiore, della speranza certa, della carità fluente, della fede sicura.
Nasce così la nostra storia di uomini nuovi, chiamati a “urlare” la gioia del Cristo Risorto e a condividere il dono del Padre.
Sentiamo troppe volte lo sconcerto per le vittime delle guerre, il povero sopraffatto, il profeta incompreso, l’onesto non valutato. Gesù – non creduto, perseguitato e ucciso- sarà la nostra guida allorquando ci troveremo nell’impossibilità di aiutare, quando le situazioni di disagio e di conflitto sfuggiranno ad ogni logica.
Davanti al sepolcro vuoto siamo chiamati a credere che la Parola si compie. Credere che Dio risponde all’immensa solitudine dell’uomo e che intende abolire la sua schiavitù. Credere che ciò che all’uomo è impossibile – perpetuare la vita e distruggere la morte -, per Dio è realtà e oggettività. Credere che le Scritture sono il veicolo dell’Amore e che ci parlano di vita, accogliendole veramente nel loro dispiegarsi nella storia, noi potremo vivere pienamente e sicuramente.
Credere, tuttavia, non spiega totalmente il Mistero. La “fatica” a credere nella Resurrezione è indice della nostra strutturazione razionalista e ci chiede di immergerci nella fiducia verso i testimoni che nel corso dei secoli hanno vissuto e agito come “martiri” della potenza risorta del Signore Gesù: santi e gente comune che ha donato la vita per il Vangelo.
Non dobbiamo però impostare la ricerca in modo filosofico o investigativo. Dobbiamo entrare in relazione con la persona di Gesù e comprendere che il Suo Amore è amore eterno e che l’Amore del Padre lo rende libero dai legacci della morte, in cui è entrato per liberare ciascuno di noi dall’angoscia e dal peccato.
Quando? È stato Gesù stesso a indicarcelo: nel povero che incontriamo sul nostro cammino, quando parliamo con giovani che hanno perso la strada e smarrito la speranza, quando incontriamo chi ci chiede aiuto, quando ci indigniamo e agiamo contro le guerre e le ingiustizie.
Allora il contagio del Risorto, che cambia i cuori delle persone, guiderà la nostra vita.
31 marzo 2024
Domenica di Pasqua nella Resurrezione del Signore
+ Gianrico Ruzza, vescovo