‘Sì, la politica mi ha appassionato, non strumentalmente come mezzo per un fine diverso dalla politica stessa, ma come politica in sé, come disegno per il futuro, come valutazione razionale del possibile e come sofferenza per l’impossibile, come chiamata ideale dei cittadini a nuovi traguardi, come aspirazione ad una uguaglianza irrealizzabile che è tuttavia il tormento della storia umana. Mi ha interessato la politica per quello che non riesce ad essere molto più che per quello che è.’
Così scrive Pietro Scoppola, un maestro, cattolico a modo suo, recentemente scomparso, nel suo testamento spirituale raccolto ed edito da Morcelliana. Nel gran parlare di cattolici in politica, dentro e fuori la campagna elettorale, le sue parole appaiono comprensibilmente e squisitamente motivate, sincere, appassionate.