«Educare insieme ai nonni» è l’incontro che si svolgerà il 17 luglio, alle ore 17, nello spazio animazione del Camping “Village Tuscia Tirrenica” a Tarquinia Lido. L’iniziativa, promossa dagli uffici diocesani per la Pastorale della famiglia ed Evangelizzazione e catechesi, è in preparazione alla prima Giornata mondiale dei nonni indetta da papa Francesco per il 25 luglio.
L’incontro, che verrà aperto dal vescovo Gianrico Ruzza, vedrà la partecipazione dello psicologo Alessandro Ricci della Pontificia Università Salesiana che parlerà degli “Aspetti psico-educativi nella relazione genitori-nonni-nipoti”.
Un appuntamento che viene proposto nell’ambito del Servizio per la pastorale del turismo che quest’anno ha per tema “Le mie ferie: un invito ad abitare il creato con sobrietà”. «Molto spesso – spiega don Eduardo Juarez, parroco del Lido e direttore dell’ufficio Evangelizzazione e catechesi – le vacanze, soprattutto nel mese di luglio, sono i giorni che più intensamente i ragazzi trascorrono insieme ai nonni. In molti casi si tratta di periodi vissuti senza i genitori, ancora impegnati al lavoro». Nonni che accompagnano i bambini in spiaggia, che seguono i ragazzi quando escono la sera, che arrivano insieme alle Messe che la parrocchia propone in pineta e nei camping del litorale. «L’istituzione di una giornata dedicata ai nonni – sottolinea don Juarez – è stata un’ulteriore intuizione profetica di papa Francesco che, nel messaggio che ha scritto, ha messo proprio in risalto gli aspetti educativi nella relazione intergenerazionale all’interno delle famiglie».
“Io sono con te tutti i giorni” (cfr Mt 28,20) è il tema che papa Francesco ha scelto per questa prima giornata, «una vera e propria festa dei nonni» ha dichiarato.
Una meditazione che il Santo Padre ha offerto «come Vescovo di Roma e anche come anziano» ricordando a ogni nonno che «tutta la Chiesa ti è vicina: si preoccupa di te, ti vuole bene e non vuole lasciarti solo!».
«La pandemia – ricorda il Papa – è stata una tempesta inaspettata e furiosa, una dura prova che si è abbattuta sulla vita di ciascuno, ma che a noi anziani ha riservato un trattamento speciale, un trattamento più duro. Moltissimi di noi si sono ammalati, e tanti se ne sono andati, o hanno visto spegnersi la vita dei propri sposi o dei propri cari, troppi sono stati costretti alla solitudine per un tempo lunghissimo, isolati. Il Signore conosce ognuna delle nostre sofferenze di questo tempo. Egli è accanto a quanti vivono l’esperienza dolorosa di essere messi da parte; la nostra solitudine – resa più dura dalla pandemia – non gli è indifferente».
«È questo – sottolinea il messaggio – il senso di questa Giornata che ho voluto si celebrasse per la prima volta proprio in quest’anno, dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo».
Ricordando il ruolo attivo degli anziani, anche in questo periodo di pandemia, Francesco ha rivolto l’invito: «Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo».
I sogni, la memoria e la preghiera sono i «pilastri» con cui gli anziani possono «costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani». «In questa prospettiva – si legge -, vorrei dirti che c’è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani: quello in cui vivremo – noi con i nostri figli e nipoti – quando la tempesta si sarà placata. Tutti dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite».
«Il futuro del mondo è in questa alleanza tra i giovani e gli anziani. Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro». Sogni che non possono non avere un radicamento nella memoria: «Penso a quanto è preziosa quella dolorosa della guerra e a quanto da essa le nuove generazioni possono imparare sul valore della pace».
Infine la preghiera «un polmone di cui la Chiesa e il mondo non possono privarsi. Soprattutto in questo tempo così difficile per l’umanità, mentre stiamo attraversando, tutti sulla stessa barca, il mare tempestoso della pandemia».