«Che cosa vorremmo chiedere alla Chiesa?». Su questa domanda si sono confrontati gli oltre sessanta partecipanti all’incontro delle “famiglie dal cuore ferito” che si è svolto domenica 16 novembre nella Cattedrale di Civitavecchia.
«Un’eucaristia della Parola e della Carità, che ci fa essere comunità che accoglie», così ha definito l’incontro don Enzo Policari, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale della famiglia. L’iniziativa, la prima del nuovo anno pastorale, oltre a persone con situazioni di separazione, divorzio e nuova unione, ha visto la partecipazione anche di parroci, animatori pastorali e giovani coppie.
La riunione è stata introdotta dai coordinatori dell’equipe di pastorale familiare, i coniugi Raffaela Bagnati e Giuseppe Mancuso, ripercorrendo il cammino finora svolto e illustrando gli aspetti principali emersi dai questionari somministrati ai partecipanti delle precedenti riunioni.
«Molte delle indicazioni che ci hanno offerto le nostre famiglie – hanno spiegato i coniugi Mancuso – sono state al centro del dibattito del Sinodo straordinario che si è svolto nel mese di ottobre in Vaticano. In particolare, le richieste più forti che ci hanno posto i partecipanti ai nostri incontri – percorsi dedicati alle nuove unioni e una sensibilizzazione delle comunità, chiamate ad accogliere maggiormente – sono state le medesime messe in risalto dai padri sinodali».
Per approfondire queste tematiche, così come sono emerse nel documento conclusivo del Sinodo, i partecipanti si sono confrontati in cinque laboratori, ognuno dei quali ha dibattuto alcune parti del documento. In questi ambiti sono state evidenziate diverse proposte di carattere pastorale, di formazione e di aiuto concreto alle famiglie in difficoltà.
L’accompagnamento delle coppie, hanno sollecitato i presenti, deve essere costante e integrato: inizia con la formazione giovanile e vocazionale, continua con i fidanzati e prosegue anche dopo il matrimonio proponendo cammini di inserimento e maturazione nell’ambito parrocchiale. «Non è possibile – ha spiegato uno dei presenti – che ci si avvicini alle famiglie solo nel momento in cui si palesano i problemi della coppia, perché allora è già tardi». Per questo, oltre all’impegno pastorale, i presenti hanno proposto uno sportello di consulenza familiare diocesano che sappia stare vicino ai coniugi attraverso una pastorale di riconciliazione e li «incoraggi a comprendere l’amore a cui sono chiamati». Insieme a questo, anche la richiesta di un ufficio di consulenza legale e amministrativa, sia prematrimoniale che successiva.
I presenti hanno richiamato le «scelte pastorali coraggiose» sollecitate da papa Francesco sottolineando, riguardo alla comunione eucaristica ai divorziati risposati, un «discernimento nei casi in cui uno dei coniugi subisce ingiustamente la separazione» a prescindere dal percorso di annullamento del matrimonio, spesso troppo lungo.
A tirare le conclusioni, dopo un pomeriggio di lavori, è stata Raffaela Bagnati propendo alcuni indirizzi di lavoro da sviluppare nei due successivi incontri, in programma l’8 febbraio e il 17 maggio 2015. «Nelle parrocchie esistono già dei percorsi e degli esperti che aiutano le coppie in crisi – ha detto la coordinatrice – cercheremo nei prossimi mesi di censire quanto già viene fatto per condividere i cammini proposti». Reti di collegamento tra le varie esperienze che, nei propositi dei coordinatori, dovranno riguardare anche supporti alla genitorialità «perché – ha commentato – molte coppie entrano in crisi proprio perché non sanno affrontare insieme le scelte educative per i figli».