La Chiesa di Civitavecchia–Tarquinia e l’intero territorio si trovano a piangere per la scomparsa di don Egidio Smacchia, pur ritrovando nella fede il motivo della speranza ripensando l’esperienza terrena di questo suo figlio. Un male incurabile, che non lo ha fermato nella sua opera pastorale fino agli ultimi giorni, lo ha portato al Padre il 23 agosto scorso. Migliaia di persone lo hanno voluto salutare partecipando alle esequie con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Luigi Marrucci due giorni dopo nella chiesa di Sant’Egidio a Tolfa.
Il 13 luglio 1941 il focolare di mastro Andrea e di mamma Nena era stato allietato dall’arrivo dell’ultimo fratellino, che pochi giorni più tardi sarebbe stato battezzato nella chiesa dedicata al santo. Anita, Giuseppe, Agnese, Camillo e Maria crescono insieme con lui che però, al termine della scuola elementare, lascia la famiglia per intraprendere la via del Seminario, prima a Montefiascone e poi alla Quercia, a Viterbo. Dopo i lunghi anni di formazione finalmente può coronare il suo sogno ricevendo l’ordinazione sacerdotale il 27 giugno 1965, nella medesima chiesa di Sant’Egidio. I primi anni del suo ministero li trascorre presso la parrocchia di Allumiere occupandosi specialmente dell’oratorio, dei giovani e dei ragazzi. Non pago degli studi già fatti, decide di riprendere in mano i libri per conseguire la laurea in psicologia, convinto che potrà essergli di aiuto per il nuovo impegno che sta maturando.
Profondamente colpito dal disagio giovanile che sta emergendo negli anni Settanta e dalle varie esperienze di sostegno e recupero che fioriscono come risposta, dal 1975 comincia a circondarsi di collaboratori volontari per dare vita ad un centro che operi in questo nostro territorio, pur continuando a svolgere il suo ministero sacerdotale prima presso la Cattedrale di Civitavecchia e poi come parroco a La Bianca, ufficio, questo, svolto fino al giorno del suo passaggio alla casa del Padre. Contemporaneamente svolge il suo compito come insegnante di religione in diverse scuole. Ma “Il Ponte”, così si chiamerà la realtà associativa da lui fortissimamente e tenacemente voluta, costituirà l’altro impegno della sua vita. Pochi volontari si stringono attorno a questo giovane prete, parroco e insegnante, pieno di umanità, di considerazione per la persona e di voglia di fare; i suoi primi collaboratori e sostenitori non lo sapevano ancora, ma in quei primi anni Settanta era nata questa esemplare realtà nell’ambito della solidarietà. L’Associazione avrà poi il suo atto costitutivo il 21 febbraio 1979. Un centro accessibile a tutti, apartitico, aconfessionale, senza scopo di lucro con la finalità di prevenire e risolvere problemi legati a situazioni di malessere a rilevanza sociale e in modo particolare, la tossicodipendenza. L’ultimo attestato di benemerenza è stata la sua nomina a Cappellano di Sua Santità, col titolo di Monsignore, conferitogli da Papa Francesco su segnalazione del nostro vescovo Luigi Marrucci. Il Signore lo accolga nella sua pace.
Mons. Rinaldo Copponi
Vicario generale