«È sotto gli occhi di tutti come l’urgenza di ripensare la corresponsabilità, in modo molto concreto e pragmatico sia il cuore del rinnovamento che lo stile sinodale potrà apportare» così il vescovo Gianrico Ruzza ha aperto l’Assemblea diocesana che si è svolta il 25 ottobre, nella sala convegni della parrocchia di San Felice da Cantalice a Civitavecchia.
«Discernimento nello Spirito» è il tema dell’incontro con cui si è iniziato ufficialmente il terzo anno del cammino sinodale in diocesi. Dopo la preghiera iniziale, l’incontro è stato introdotto dal vescovo ed è proseguito con la relazione di don Michele Gianola, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana e direttore del Centro nazionale per le vocazioni (intervento integrale). I partecipanti, cinque rappresentanti per ogni comunità parrocchiale insieme ai presbiteri, nella seconda parte dell’assemblea si sono suddivisi in tavoli di confronto per approfondire i temi presentati dai relatori.
Nella sua introduzione, monsignor Ruzza ha proposto il tempo del discernimento come una fase di «interiorizzazione, valorizzazione e confronto» del percorso «narrativo».
Un’esperienza che ha fatto emergere «l’esigenza di un cambiamento di stile e di presenza», in cui la voce della Chiesa sia per tutti «la carezza di misericordia e del silenzio che è preghiera». «È questa – ha detto – la cifra di una Chiesa missionaria e aperta di mente, di cuore, di braccia e di volontà, che vive vicino alla gente perché il percorso dell’evangelizzazione e della testimonianza non può essere disgiunto dal valore della prossimità».
«Per vivere questo continuo confronto, questa apertura di cuore con metodi adeguati che suscitino risposte incoraggianti – ha spiegato il presule – è giunto il tempo di porsi la questione dei linguaggi e del modo di comunicare: questione non più rimandabile, di complessa gestione, sulla quale è necessario un impegno globale di attenzione, verifica e formazione».
Il presule, riferendosi in modo particolare al cantiere sinodale specifico della diocesi, quello sull’emergenza educativa del mondo giovanile, ha spiegato come «siamo chiamati a ripensare le strutture pastorali della nostra vita ordinaria: sarà questo un corollario determinante per ridare freschezza e agilità all’azione ecclesiale e alla testimonianza della gioia e del sorriso della comunità in relazione ad una società troppo spesso aggressiva e indifferente».
Don Michele Gianola ha impostato il suo intervento rispondendo a tre domande: cos’è il discernimento sinodale? Perché discernere? Cosa discernere?
«Il discernimento cui ci chiama la seconda fase del Sinodo – ha spiegato – è operativo o sapienziale». «Si tratta di mettere le mani nella concretezza della storia, certi che la vita dello Spirito non scorre su un altro piano ma imbeve la materia di cui sono fatti i nostri giorni».
«Per cogliere la prospettiva consideriamo il modo di rivelarsi della Parola di Dio attraverso la Scrittura. La lettura orante del testo permette di scavare tra le righe, di dissodare il terreno delle parole perché possano diventare incandescenti e lasciar emergere la Parola e lo Spirito che sono annuncio di salvezza per chi le ascolta. Analogamente, anche la storia, i fatti della vita, quello che accade, sono il testo da scavare, lavorare, setacciare perché possa rivelare la Parola e lo Spirito che nutrono e sostengono la vita».
Una ricerca che, per don Gianola, non deve «rimanere un’operazione che interessa soltanto ai membri della Chiesa» ma sappia intercettare quel «rinnovato desiderio di spiritualità» che si mostra nelle nuove generazioni. «Non si tratta necessariamente di una spiritualità cristiana e non ci si riferisce alla partecipazione religiosa che, d’altro canto, sta via via sempre più diminuendo, ma al desiderio di trovare un senso alla vita. È proprio questo senso l’oggetto del nostro cercare, questo significato di cui il cuore di tutti ha sete perché è fatto per la vita e per la vita eterna».
Il discernimento è dunque «la ricerca della volontà di Dio» ed esige la «frequentazione della Parola e della vita dello Spirito». «Per compiere un discernimento spirituale – ha detto il sottosegretario Dei – è necessario diventare uomini spirituali, abitare nella storia e nella vita di Dio con la Parola, la Liturgia, i Sacramenti e la Carità, per imparare a riconoscere il gusto di Dio che ci è stato rivelato in Gesù attraverso il suo Spirito».