Domenica 27 settembre la Chiesa celebra la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. Nella diocesi di Civitavecchia-Tarquinia si svolgerà questa sera, alle ore 17, la celebrazione eucaristica in lingua spagnola presso la parrocchia del Santi Martiri Giapponesi. La liturgia è promossa dall’Ufficio per la pastorale dei migranti e vedrà riunite le diverse comunità straniere.
La Giornata, nata nel 1914, è sempre stata un’occasione per dimostrare la preoccupazione per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento, per pregare per loro mentre affrontano molte sfide, e per aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dalla migrazione.
Papa Francesco ha scelto come titolo per il suo tradizionale messaggio “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”. Esso si concentra sulla pastorale degli sfollati interni, che oggi nel mondo sono oltre 41 milioni.
Nella lettera che il vescovo Gianrico Ruzza ha inviato alle comunità parrocchiali si legge che «la giornata ha una particolare importanza: abbiamo il compito di interrogarci sulla nostra capacità di accoglienza nei confronti dei fratelli che migrano dai loro paesi, in cerca di speranza, di sostegno, di vita. Facciamo memoria: non dimentichiamo – perciò – che le nostre società sono frutto di tante migrazioni; non dimentichiamo che molti dei nostri sacerdoti e delle religiose presenti nelle nostre comunità vengono da paesi lontani. Non dimentichiamo che il Signore Gesù è stato il primo migrante della storia».
Riprendendo le parole del Santo Padre, il vescovo Ruzza invita a «sensibilizzare tutte le comunità a questo cambiamento». «Il lavoro dell’Ufficio per la pastorale dei migranti, della Caritas diocesana e della Comunità di Sant’Egidio – scrive – crescerà sempre più e cercheremo di comunicare la ricchezza dell’incontro con i fratelli e le sorelle che giungono nel nostro paese anche ai giovani che incontriamo per i percorsi di catechesi, agli studenti che scelgono un insegnamento della religione cattolica a scuola».
Il presule parla inoltre di «sviluppare piccole comunità etniche» che siano di aiuto ai migranti mantenendo vive le tradizioni dei Paesi di origine. «Proveremo – prosegue – a studiare percorsi di sostegno e dì aiuto a tutti coloro che – provenendo da regioni disastrate e sofferenti nel mondo – chiedono asilo e protezione, confidando nel valore della solidarietà umana».
«Desideriamo starci! Desideriamo vivere l’appello di Gesù. Ecco, allora, il cammino da percorrere: cerchiamo di imparare a vedere in ogni fratello il volto di Cristo».