Dario Errico è stato ordinato diacono. Una grande gioia per la Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia, per la città di Tarquinia, per i familiari e amici del giovane studente del Seminario Romano Maggiore.
Il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, il vescovo Luigi Marrucci ha presieduto la celebrazione eucaristica nel Duomo di Tarquinia concelebrata da molti sacerdoti della diocesi e animata dai compagni di seminario del neodiacono.
Al termine della celebrazione, il vescovo Marrucci ha annunciato che Dario presterà servizio come diacono nella parrocchie di San Liborio a Civitavecchia.
Di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata da monsignor Luigi Marrucci.
“Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode… Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Il povero grida e il Signore lo ascolta… Guastate e vedete com’è buono il Signore” [dal Salmo 33 (34)].
È il canto del povero che teme Dio, che lo cerca, che in Lui si rifugia, che a Dio grida la sua sofferenza, che in Lui si abbandona, perché sa di essere amato da Dio. Inoltre il povero – ‘anawim Jahweh – che entra in questo mistero di Amore creativo e salvifico desidera che tutti sperimentino la gioia della fede, trovino in Dio la sorgente della pace. “La povertà è un bene che racchiude in sé tutti i beni del mondo se possiede il sommo Bene” (S. Teresa d’Avila, Cammino di perfezione, 12).
Carissimo Dario, questo canto di fiducia e di lode è da tempo sulle tue labbra e nel tuo cuore per il dono che questa sera il Signore ti elargisce con il primo grado del Sacramento dell’Ordine.
La Parola di Dio proclamata ci presenta un’incessante preghiera all’Onnipotente perché la forza liberante di Dio accompagni la Chiesa nel rendere testimonianza a Gesù Cristo, in ogni situazione della vita. Ad imitazione di Gesù, Pietro lotta e prega per poter annunciare con franchezza il Vangelo e, a nome di tutti i discepoli, ripete al Maestro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16).
L’apostolo Paolo, all’amico e fedele Timoteo, confida la prossima liberazione dalla prigionia romana, sebbene questa non giungerà fisicamente. L’offerta della sua vita, con a fianco il Signore, è segno che il seme del Vangelo nel terreno umano produce la sua efficacia: prima “lo stelo, quindi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga” (Mc 4,28).
Mi sembra lineata la figura di chi è chiamato dal Signore ad una sequela più intima con Lui. Infatti, se il Battesimo innesta la nostra esistenza umana in Gesù Cristo, – “siamo ricreati nel Verbo incarnato”, amava ripetere Santa Caterina da Siena – il ministero ordinato nello Spirito Santo fa agire “in persona Christi”, reclama cioè che l’essere umano viva nella pienezza della vita di Gesù perché Lui agisca in ciascuno e nei fratelli.
Nella prospettiva di una Chiesa tutta ministeriale, come ci ricorda il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica sulla Chiesa – Lumen Gentium – occorre che sia viva tra i fedeli la consapevolezza della comune vocazione al servizio.
Tuttavia, in forza della loro ordinazione, i diaconi sono speciale espressione di tale chiamata, come servitori del Vangelo, ministri dell’Eucaristia e della Carità, testimoni e promotori del senso comunitario e dello spirito familiare del popolo di Dio.
(cfr Paolo VI, lettera apostolica “Ad pascendum”, 15 agosto 1972)
Il diacono-servitore della Parola.
Caro Dario, l’ordinazione ti consacra servitore della Parola: una Parola ascoltata, contemplata, pregata, vissuta, annunciata. L’efficacia del ministero reclama simultaneamente in te questi passaggi perché cresca la fede di quanti vogliono approfondire e vivere il mistero di Cristo o, lontani da Lui e dalla Chiesa, desiderano riprendere il cammino cristiano.
“Funzione principale del diacono è collaborare con il vescovo e i presbiteri nell’esercizio del ministero della Parola di Dio invitando tutti alla conversione e alla santità. Per compiere questa missione i diaconi sono tenuti a prepararsi con lo studio accurato della Sacra Scrittura, della Tradizione, della Liturgia e della vita della Chiesa.
E’ necessario che imparino l’arte di comunicare la fede all’uomo moderno, oggi scristianizzato, in maniera efficace e integrale, nelle varie situazioni culturali e nelle diverse tappe della vita”. (Congregazione del Clero, Direttorio per il ministero dei diaconi, 23 – 22 febbraio 1998)
“Ricevi il Vangelo di Cristo… credi ciò che proclami, insegna ciò che apprendi nella fede, vivi ciò che insegni” ti ripete la Chiesa nel consegnarti il libro dei Vangeli.
Se vivi la Parola appartieni a Gesù Cristo, Parola di Dio fatta visibile nella natura umana.
Il diacono-servitore dell’Eucaristia.
L’azione liturgica è Parola ed Evento, profezia e compimento: “accedit verbum ad elementum et fit sacramentum” – la Parola si unisce al gesto e si compie l’atto sacramentale – è il principio che regola ogni presenza vera, reale di Cristo nei segni della Chiesa.
Tra poco, caro amico, con il gesto delle mie mani sul tuo capo, accompagnato dalla Preghiera di consacrazione, lo Spirito Santo, continuatore del Risorto, ti consacra servitore del corpo visibile di Cristo che è la Chiesa.
L’imposizione delle mani del Vescovo è l’imposizione delle mani di Gesù stesso. In questo antichissimo gesto, Egli ti ripete: “Tu mi appartieni” “Tu stai sotto la protezione delle mie mani e del mio cuore” “Tu sei custodito nel cavo delle mie mani e così ti trovi nella vastità del mio amore” (Benedetto XVI, Omelia della Messa Crismale, 13. Aprile.2006).
“E l’Amore ti farà affrettare il passo. Il santo timore di Dio ti farà considerare dove poserai il piede per non cadere durante questo cammino terreno” (S. Teresa d’Avila, Cammino di perfezione, 42).
Consègnati al Signore che ti ha chiamato e inizia questo santo viaggio partendo da dentro il tuo cuore, sapendo che Colui che ti ha scelto ti tiene anche stretto a sé. Fidati di Lui!
Sii servitore dell’assemblea ecclesiale che celebra il memoriale della passione, morte e risurrezione del Signore; nella misura in cui servi il suo corpo visibile, la Chiesa, sei ministro del corpo e del sangue di Cristo.
Il diacono-servitore della Carità.
C’è un’icona liturgica che esprime bene il servizio della carità ed è l’altare.
Sull’altare il diacono depone l’Evangeliario, libro che contiene la missione e l’insegnamento di Gesù e che il diacono deve proclamare all’assemblea. Prima però lo depone sull’altare della propria esistenza perché tutto il suo essere – intelligenza, volontà, sentimenti, libertà – sia illuminato dalla luce della Presenza di Cristo.
Il diacono è ministro della carità nell’orazione personale e nella preghiera della Chiesa: prega la Liturgia delle Ore a nome di tutto il popolo di Dio; è ministro della carità nel servizio dei poveri, degli ultimi, dei bisognosi; è ministro della carità nell’educazione e nell’animazione soprattutto dei ragazzi e dei giovani.
Nella storia della Chiesa si narra che nel secolo IV i diaconi sono incaricati anche di “sorvegliare i bambini” e di “educare i giovani”. Da qui il nome derivato di “sorvegliante”.
Oggi, come allora, è urgente l’impegno ad essere “sorveglianti della gioia dei fratelli più piccoli”.
San Giovanni Bosco, sui cui luoghi di nascita e di attività pastorale abbiamo recentemente sostato e pregato, in questo bicentenario della nascita, ripete a tutti noi:
“Miei cari e amati educatori, l’amore che nutro per voi mi spinge a dare tutto me stesso per la vostra crescita umana e cristiana… State allegri e fra di voi consigliatevi, correggetevi: il bene di uno sia il bene di tutti… Tenete lo sguardo fisso su Gesù, Maestro e fratello, che si è fatto piccolo con i piccoli, che ha preso su di sé le nostre fragilità, che si è abbassato per innalzarci. Imparate da Gesù ad amare i più piccoli, a dedicare una cura particolare ai ragazzi più difficili, ad ascoltare anche le parole non dette, ad incoraggiare ogni piccolo passo, a rialzare chi, debole, è caduto. Gesù, buon pastore, vi aiuti a comprendere che l’educazione è la scommessa più grande”.
Ciò che il santo dei giovani scrive agli animatori della carità nell’educazione, è quanto di più vero e di più grande si può dire di un ministro che sorveglia alla crescita umana e cristiana della gioventù.
Caro Dario, vivrai alcuni mesi in questo primo grado del sacramento dell’ordine; il tuo diaconato è di passaggio perché sarai consacrato presbitero.
La tua diaconia però non avrà mai termine, approderà nel mistero di un Dio che vive in te, ti accompagna ogni giorno e ti attende.
Proverai ancora il suo “silenzio” come già la tua giovane età ha sperimentato, soprattutto nel momento tragico e misterioso della morte di papà Riccardo.
Durante l’esilio della vita, come Israele in terra babilonese, viene da ripetere “veramente Tu sei un Dio nascosto” (Is 45,15), ma l’esperienza della notte – lo sappiamo – fa parte della scoperta di Dio. Per vedere Dio occorre entrare nella tenebra, attraversare la notte, sperimentarne l’assenza.
Dio parla e tace, bussa e attende alla porta. Nella notte silenziosa di Dio, sta la nascita spirituale.
Consegnati a Cristo, mettilo al centro della tua vita, gettati tra le sue braccia, è tuo, ti appartiene, da questa sera non puoi restare lontano da Lui.
La nostra Chiesa diocesana sta vivendo l’Anno Mariano, un tempo di preghiera, di riflessione e d’impegno per essere sempre più “comunità missionaria”, “isola di misericordia”, “vangelo vivente” (da Papa Francesco).
La Madre di Gesù ricorda a te e a noi tutti ciò che rammentava ai servi, al banchetto nuziale, in Cana di Galilea: “Qualsiasi cosa Lui vi dica, fatela” (Gv 2,5).
Lei ne aveva dato l’esempio: all’angelo, che le rivelava il progetto di Dio, aveva risposto “eccomi”.
In questo avverbio che impegna tutta la persona – “sono qui, disponi di me come vuoi” – si riassume la vita di questa sorella che, sulla Croce, ci è stata donata Madre.
Stasera, Gesù la riconsegna a noi, e a te in modo del tutto particolare:
“rallegrati Dario, il Signore ti riempie dei doni della gioia e della grazia”;”non temere nel cammino della vita, lo Spirito che scenderà su di te sarà il tuo conforto e il tuo sostegno”; “sarai servo dell’Altissimo, consegnato a Lui in obbedienza e fedeltà per spendere la tua esistenza nell’amore fraterno verso tutti, fino all’aurora del giorno senza tramonto”.
Maria ti accompagni e ti sostenga; con Lei canta le meraviglie che Dio oggi compie in te.
Così sia.