Una frontiera marittima che vede transitare migliaia di turisti, soprattutto delle navi da crociera, in cui si intensificano gli scambi mercantili e dove sono sempre più numerosi gli arrivi di passeggeri. Il Porto di Civitavecchia non è ancora uno degli scali su cui transitano i flussi migratori che si dirigono in Italia, ma è un approdo che, con il crescere delle rotte marittime, anche da paesi nordafricani, si troverà a fronteggiare l’arrivo di passeggeri che richiedono asilo politico e protezione internazionale. Per questo la Caritas diocesana di Civitavecchia-Tarquinia, in collaborazione con quelle delle diocesi di Roma e di Porto e Santa Rufina, ha organizzato il corso di formazione “Dalla parte del mare: monitoraggio ed assistenza per protetti internazionali, vittime di tratta e categorie vulnerabili”.
L’iniziativa ha preso il via lo scorso 19 giugno, vigilia della Giornata Mondiale del Rifugiato, presso la sede della Caritas a Civitavecchia, con il primo incontro dal titolo “Lo straniero ed il diritto alla protezione internazionale in Italia. Ogni storia merita di essere ascoltata” con l’intervento dell’avvocato Caterina Boca, responsabile del Centro Ascolto Stranieri della Caritas di Roma. Il progetto di formazione interdiocesano, che vede coinvolte le Caritas di “frontiera” marittime e terresti del Lazio, è finanziato dalla Caritas Italiana ed è finalizzato alla sensibilizzazione dei volontari e dell’intera comunità.
«Con il corso – spiega il diacono Enzo Ferraccioli, direttore della Caritas dallo scorso aprile – desideriamo favorire la testimonianza della carità nelle parrocchie della nostra Chiesa, iniziando dalla formazione di animatori». Per il direttore Ferraccioli «delle 27 parrocchie della Diocesi, soltanto in 8 vi è l’esperienza di un gruppo Caritas, il nostro obiettivo è estendere la presenza in tutte le realtà». Il corso, spiega il diacono, «pur trattando argomenti tecnici, è aperto a quanti desiderano comprendere meglio le dinamiche migratorie in corso. In un contesto in cui si parla di immigrazione solo per gli sbarchi di rifugiati in Sicilia, è importante sapere invece che solo una minima parte dei migranti arriva nel nostro paese per mare».
La formazione ha come obiettivo principale la realizzazione di una Rete tra i servizi di ascolto e assistenza delle tre Caritas e la messa a punto di un protocollo di assistenza standard, da applicare in presenza di cittadini stranieri che abbiano bisogno di ricevere informazioni, di essere orientati sul territorio, di avere accoglienza ed assistenza di prima necessità. Il progetto, inoltre, si prefigge di sostenere e promuovere la sottoscrizione di un protocollo di intesa con gli enti pubblici per individuare una procedura di assistenza in caso di arrivi massicci presso uno dei valichi di frontiera.
«Finora – spiega Stefania Milioni, vice direttrice della Caritas – la nostra Diocesi è stata interessata solo in minima parte dai flussi perchè i pochi immigrati giunti via mare, soprattutto dalla Spagna, si sono diretti a Roma». Una situazione che sta mutando negli ultimi giorni. «La prefettura di Viterbo – spiega Milioni – ha dislocato alcuni gruppi di richiedenti asilo a Montalto di Castro e molti di loro si sono rivolti alla Caritas parrocchiale. Rischiamo che presto si ripeta quanto avvenuto tra anni fa alla caserma De Carolis a Civitavecchia e non vogliamo essere impreparati».