«Radicarsi nell’amore per vivere con tenerezza». È questo il titolo della due giorni che si svolgerà ad Assisi il 28 e 29 ottobre e che darà il via al secondo anno della Scuola della Tenerezza.
Dopo il successo della prima edizione, riparte il cammino dedicato alle famiglie delle due diocesi di Civitavecchia-Tarquinia e Porto e Santa Rufina con un calendario ricco di appuntamenti.
«Abbiamo iniziato questo affascinante percorso alla scoperta della Tenerezza – ha evidenziato il vescovo Gianrico Ruzza – che più che una tematica è un vero e proprio universo spirituale al quale sono particolarmente legati papa Francesco e don Carlo Rocchetta, quest’ultimo teologo e fondatore della casa della Tenerezza di Perugia. Dopo l’entusiasmante esperienza dello scorso anno con tante famiglie delle due diocesi che vi hanno preso parte – prosegue il presule – anche quest’anno abbiamo pensato di proporre incontri sia di un solo giorno che weekend residenziali, in modo tale da avere più tempo per “vivere” insieme la Tenerezza».
«La scuola che proponiamo – ha sottolineato il presule – come non ha banchi e non ha voti, è come spesso si dice una scuola di vita dove si impara a stare insieme e a condividere con l’unico maestro che è Dio-Tenerezza».
Dopo il weekend umbro il calendario proseguirà presso la solita sede del Centro di Spiritualità “Maria Madre del Carmelo” di Focene:
- 26 novembre “La Tenerezza che dobbiamo alla nostra storia”
- 14 gennaio “La Tenerezza che fa germogliare vita”
- 9 – 11 febbraio “La Tenerezza che sostiene”
- 14 aprile “La Tenerezza guarda il futuro con fiducia”
- 1 – 2 giugno “La Tenerezza coltiva la bellezza”.
«Per questo secondo anno – ha concluso il vescovo Ruzza – abbiamo pensato alla metafora della crescita di una pianta come fil rouge di tutti gli appuntamenti: la vita che cresce con i suoi punti di forza e le sue difficoltà, proprio come ogni rapporto umano che sia autentico. Vedremo i vari aspetti della vita di un albero, dal terreno nel quale è piantato, alla fatica di difendersi dai parassiti, fino alla sua fioritura che si apre a nuova vita. E lo faremo tenendo presente proprio il grande tema della tenerezza. Una tenerezza che non è da pensare come debolezza o remissività, ma come frutto maturo dell’amore accolto e donato».