In una stagione ancora segnata dagli effetti della pandemia e alla quale si aggiunta la guerra in Ucraina, accanto all’impegno di solidarietà nei confronti delle situazioni di maggiore fragilità, il lavoro continua a preoccupare tante famiglie.
Come ci ricordano i vescovi nel messaggio per il Primo Maggio, le conseguenze della crisi economica gravano sulle spalle dei giovani, delle donne, dei disoccupati, dei precari, in un contesto in cui alle difficoltà strutturali si aggiunge un peggioramento della qualità del lavoro.
Pensiamo a chi ha perso la vita nello svolgimento della propria attività lavorativa quotidiana, agli infortuni e alle malattie professionali, vero bollettino di guerra giornaliero che peraltro non tiene conto delle vittime del lavoro “sommerso”; quanti sono rimasti all’improvviso disoccupati; lavoratori irregolari, sfruttati, mal retribuiti, discriminati nei propri diritti, alle donne, ostaggio di un sistema che disincentiva la maternità e “punisce” la gravidanza. Già nel suo messaggio per la Giornata della Pace, Papa Francesco rilevava che quando ci sono le condizioni di un lavoro sicuro e dignitoso, si pongono le basi per evitare ogni forma di conflittualità sociale.
È con questo spirito che lunedì 2 maggio alle ore 17, nella Curia vescovile, si svolgerà – nell’ambito del percorso sinodale che anche la nostra Chiesa diocesana sta vivendo – un incontro di ascolto e condivisione con le rappresentanze sindacali e associative del territorio che avrà per tema «Come la comunità cristiana può contribuire, accanto alle parti sociali, a risvegliare le coscienze per riportare la centro del lavoro la persona?»
Non è una speranza vana: se scorriamo quello che dice la Dottrina sociale della Chiesa, scopriremo una panoramica di diritti che fino alla metà degli anni Novanta erano la normalità, frutto di una coscienza collettiva formatasi negli anni e sostanziata in lotte e solidarietà a sostegno di valori poi codificati in leggi. Diritti che, negli ultimi decenni, il sonno delle coscienze ha consentito che venissero erosi, uno dopo l’altro, sull’altare del profitto a tutti i costi.
La preghiera con cui si concluderà l’incontro sinodale nasce quindi dalla volontà di ricordare a tutti che la dignità delle persone è data anche dal loro lavoro, sul quale fondare la speranza di una vita piena, e grazie al quale fare esperienza di giustizia e di libertà.