Il pensiero per tutti coloro che cercano giustizia, la gioia per il Signore che ha deciso di amare l’umanità salvandola, la custodia di Dio verso l’uomo incarnata dalla Vergine Madre di Dio.
Sono questi i temi che hanno caratterizzato le omelie del vescovo Gianrico Ruzza nel Tempo di Natale. Il presule ha presieduto la celebrazione eucaristica “nella notte” in Cattedrale e quella “nel giorno” nel Duomo di Tarquinia. A Capodanno, solennità di Maria Madre di Dio, e nell’epifania del Signore, monsignor Ruzza ha celebrato nella Cattedrale di Civitavecchia.
Notte di Natale
Durante la Messa “nella notte” il presule ha invitato «all’osservazione della realtà che ci circonda». «Tanti pensieri affollano il mio cuore – ha detto -. Quanta sofferenza, quante ingiustizie, quante discriminazioni, quanta distanza tra il sentimento comune e la vita reale delle persone, in particolare degli ultimi della terra». Monsignor Ruzza ha poi sottolineato che «pregare a Natale vuol dire anche e soprattutto cercare giustizia» perché «Gesù è venuto in un mondo duro e cattivo, quello della violenza romana che schiacciava la resistenza giudaica». «Dinanzi alla povertà, alle sperequazioni, alle violenze, Gesù ha portato la Parola della novità: quella delle Beatitudini, del perdono, della mitezza».
«Il sorriso del Bambino di Betlemme – ha poi aggiunto – oltre a suscitare sentimenti di bontà e di tenerezza, dovrebbe generare in noi il desiderio di una giustizia da recuperare a ogni costo».
«Nessun altro evento può essere paragonato a questo: non c’è invenzione o segno di progresso, non c’è evento o miracolo che si avvicini alla consapevolezza che Dio nasce tra gli uomini e per gli uomini». Da questo l’invito a riscoprirsi comunità di fratelli «che desiderano rendere possibile una società solidale, un mondo di fraternità, dove le relazioni siano occasione di cammino e di crescita, dove siano abolite le discriminazioni e vengano combattuti i mali endemici che affliggono i poveri».
Giorno di Natale
«Il Signore ha preso la carne umana, ha deciso di amare l’umanità liberandola e salvandola per sempre». Lo ha fatto «nella piccolissima città di Betlemme, la più sperduta dei villaggi di Giuda». È questa la «notizia straordinaria», «talmente grande e bella da chiedere di essere accolta nello Spirito, di essere ‘digerita’, compresa con tutto il nostro essere». Il vescovo ha spiegato la lunga attesa di Israele, nell’esilio e nell’oppressione, l’attesa nei secoli da parte di uomini giusti e saggi che hanno ascoltato la parola della Legge e dei Profeti. Nella stalla di Betlemme «l’intervento straordinario di Dio» ha posto fine alla lunga attesa, al «bisogno dell’uomo di ogni tempo»: «un Dio che si china sugli uomini per soccorrerli». «Il Natale – ha detto monsignor Ruzza – è la festa dell’umanità redenta e salvata perché la consapevolezza di essere figli che ci permette di camminare nella storia con fiducia e coraggio». È la festa di coloro che sono «chiamati ad essere felici perché ‘misericordiati’ da Dio». «Questo – ha concluso – è il momento per assumere uno stile di vita consono al dono ricevuto»: «riconoscere che il Bambino ci ha fatto un popolo redento, convocato per la gioia e per la testimonianza di fedeltà al disegno di Dio».
Solennità Maria Madre di Dio
L’azione di Dio nei confronti dell’uomo è quello della benedizione e anche quello della custodia. Su questo secondo aspetto monsignor Ruzza ha messo l’accento celebrando la solennità di Maria Madre di Dio. «È il ministero della cura e della premura. Si manifesta come accompagnamento e come protezione. Al tempo stesso realizza il desiderio di crescita dell’altro». Per questo ministero, secondo il vescovo «una vera custodia può nascere solamente dalla custodia interiore, quella di Maria che custodisce tutte queste cose nel suo cuore». «Facendo un bilancio – ha ricordato Ruzza – possiamo vedere le sofferenze di tanti che non possiamo dimenticare». Un tempo «complesso e intriso di dolore» che si manifesta anche nel territorio della diocesi: «il vuoto esistenziale diffuso, il disimpegno circa la costruzione familiare, la disoccupazione, lo smarrimento, le problematiche dell’ecosistema, la crescita dei disagi psicologici dei ragazzi, l’impennata di autolesionismo e fenomeni di disturbo». «Ci rafforza sapere che Dio manda il Suo Figlio quando giunge la pienezza del tempo. Egli invia Gesù a sanare le nostre ferite, dovute al peccato e all’isolamento rispetto al progetto divino». Maria è protagonista di questo cambiamento «il Figlio di Dio nasce da donna, quindi nasce nella concretezza della carne umana e della storia umana, e nasce sotto la legge di Israele, quindi nella fede del popolo amato. Coniugare storia e carne, fede e vita vissuta è lo scopo dell’azione di Dio. Da qual momento in poi ogni uomo sa che può avvicinarsi al Mistero e può entrare davvero nella vita».
Epifania del Signore
«Culmine della manifestazione dell’Amore incarnato che si è rivelato al mondo a Betlemme», così il presule ha definito la festa dell’Epifania del Signore. «I sapienti Magi – ha detto – vanno a a riconoscere il Re di Israele e con la loro presenza rendono evidente il Mistero nascosto da secoli». Come loro, «anche noi lo incontreremo in qualche Betlemme”della nostra vita». Sicuramente, ha detto Ruzza «non nelle luminarie appariscenti, né nei successi rumorosi, tantomeno nel clamore socio mediatico che ci avvolge e ci seduce» ma «in una piccola e sperduta realtà della vita, in una periferia dove regnano umiltà e semplicità».
I Magi, ha spiegato il presule, «come pellegrini ci insegnano molte cose, indicano una via da percorrere e noi possiamo seguire il loro esempio»: andare, fidarsi e seguire “quella” stella; trovare l’umiltà incarnate ed accoglierla; adorare il Mistero; offrire qualcosa di noi e tornare alla propria vita.
Battesimo del Signore