«Il mistero dell’Eucarestia ci aiuta a recuperare un’esigenza educativa che è il concetto di dono, per cui tutto va accolto, amato e custodito». Alla vigilia del Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia e nell’assemblea che apre l’anno pastorale della diocesi, il vescovo Luigi Marrucci ha spiegato così la scelta di dedicare il Convegno ecclesiale al tema “L’eucarestia ci orienta ad essere custodi di tutto il creato: dalla contemplazione alla cura” (l’intervento integrale del vescovo). Lo scorso 3 ottobre oltre trecento persone hanno affollato la Cattedrale di Civitavecchia dedicata a San Francesco che, come tradizione, ha ospitato l’incontro alla vigilia della festa patronale. Il presule ha poi sottolineato come «nel corso dell’Anno Eucaristico che la Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia vivrà fino al prossimo Corpus Domini, vorremmo mettere in luce come l’eucarestia sia di per sé un atto di amore cosmico che unisce il cielo alla terra in cui il mondo, uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione».
Un appuntamento che si è aperto con la preghiera dei vespri a cui è seguita la relazione di suor Alessandra Smerilli delle Figlie di Maria Ausiliatrice, docente di economia e consigliera di Stato per la Città del Vaticano.
Un intervento che parte dall’attualità, dal summit dell’Onu a New York e dai “fridays for future”, ma anche dalla drammatica cronaca del ghiacciaio del Monte Bianco che sta sciogliendosi in una frana «in diretta televisiva». «Un grido della terra silenzioso, che non possiamo non ascoltare, perché ci ricorda che siamo noi umani i primi a rischio estinzione», ha spiegato la suora.
Per la relatrice, oltre alle immagini e alle numerose ricerche scientifiche che «ci presentano una realtà sempre più drammatica», la mobilitazione dei giovani «ci rincuora e da speranza». Perché, ha detto «rispetto ai movimenti giovanili del passato che volevano rompere con i genitori, questa generazione sta chiedendo aiuto a noi adulti: la vera sfida che ci attende è non disperdere questa energia».
«L’enciclica Laudato Si’ – ha spiegato -, che papa Francesco ha rivolto a tutti gli uomini di ogni credo, può rappresentare la base per iniziare questo dialogo perché ci aiuta a comprendere la nostra vocazione a essere custodi del creato». Nel documento, che proprio come il cantico francescano «nasce dalla contemplazione», troviamo «sia lo sguardo sulla bellezza della creazione che l’ascolto di un drammatico grido». Su queste due direttive, l’enciclica si sviluppa con una serie di approfondimenti in linea con le Dottrina Sociale e con «l’esortazione a passare all’azione iniziando a cambiare gli stili di vita».
Se le teorie economiche vanno verso la massimizzazione dei profitti a scapito del bene comune e «il grido della terra diventa sempre più la richiesta di aiuto dei poveri», papa Francesco ci suggerisce che «non sono questi problemi impellenti che devono ispirare il nostro agire, ma uno sguardo che contempla e ci porta ad educare all’alleanza tra uomo e ambiente».
Per suor Smerilli «non possiamo impegnarci in un progetto così grande solo con la dottrina, occorre una mistica che ci aiuti: la conversione ecologica è vivere la vocazione ad essere custodi della presenza di Dio nel Creato». Un cambiamento che ci viene chiesto dai giovani e che, per l’economista, nasce da diversi atteggiamenti: «la riscoperta della gratitudine e della gratuità»; «la consapevolezza di non essere separati dagli altri»; «il capire che nell’eucarestia il creato trova la maggiore elevazione».
Un impegno che trova anche indicazioni pratiche per il «cosa fare?». «Il primo atto per una conversione ecologica – ha spiegato la relatrice – è comprendere quanta parte abbiamo noi e fino a che punto siamo complici di un’economia che uccide». Il pianeta, ha detto, «dipende dalla nostra capacità di cambiare stili di vita», di premiare con le scelte di acquisto le aziende che rispettano l’ambiente e i diritti dei lavoratori. «Ogni atto di acquisto – ha concluso – è un atto morale».