«Il Covid-19 è la punta di un iceberg, la manifestazione di un fenomeno più vasto qual è il disastro ambientale e l’uso indiscriminato della creazione». Una crisi senza precedenti che per il vescovo Gianrico Ruzza rafforza il concetto di “ecologia integrale” proposto da papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’. «Invece che una globalizzazione della solidarietà – spiega il presule – viviamo quella dell’individualismo. Da tutto questo emergono problemi di carattere virale ma anche sociali, con ripercussioni relazionali ed economiche».
Monsignor Ruzza presenta l’Assemblea ecclesiale diocesana che si svolgerà il prossimo 1° ottobre alle ore 17 nella Cattedrale di Civitavecchia.
Il cammino della diocesi riprende dalla Laudato Si’?
In questo contesto di crisi il Papa ci ha chiesto un anno di riflessione sull’enciclica. Insieme ai sacerdoti la approfondiremo nel corso della formazione permanente e spero che questo avvenga anche in tutte le comunità parrocchiali. Nei nostri cammini di catechesi sarà necessario inserire a pieno titolo l’impegno di tutti i credenti a custodire il creato, i doni della natura ricevuti dal Signore, le bellezze della terra che ci sono state affidate.
L’assemblea diocesana rifletterà in modo particolare su come dobbiamo annunciare Gesù Cristo in questo contesto particolarmente complesso, in cui la relazione umana si è frantumata.
Che anno sarà?
Un anno pastorale complicato, perché il perdurare delle distanze e delle limitazioni può far sorgere un certo affaticamento spirituale. Vedo anche una grande disponibilità da parte di sacerdoti e sono ammiratissimo per la collaborazione di tante sorelle e fratelli che si sono messi a disposizione per aiutare l’assemblea eucaristica a comporsi in modo sicuro e corretto secondo le regole. La loro è una forma moderna di ostiariato, l’antico ministero dell’accoglienza.
Ci saranno molte criticità, sarà difficile proseguire con le attività oratoriali, alcune iniziative continueranno a essere a distanza: certamente, però, facciamo tesoro della lettera promulgata dalla Congregazione per il culto divino in cui dice che la celebrazione in presenza è necessaria e non si può in nessun modo omettere o sostituire.
Rifletteremo insieme di questa situazione anomala, una distanza innaturale per la comunità cristiana, cercando di trasformarla in un’opportunità e immaginando l’annuncio di Gesù in una situazione complessa.
Penso, inoltre, che si accentuerà il conflitto sociale: la grande preoccupazione della crisi economica e della crisi occupazionale verso le quali non abbiamo strumenti per intervenire, se non il sostegno delle istituzioni caritative. Sarà importante l’ascolto delle povertà e il dialogo con le istituzioni.
Un programma che sarà in continuità con quello dell’anno precedente
Dobbiamo ripartire sull’eucarestia che è stata il centro dell’attenzione per l’anno eucaristico e rileggerla come un momento di incontro con la realtà del creato. La lunga assenza dalla celebrazione in presenza ci ha fatto scoprire quanto ci manca, abbiamo tutti avuto nostalgia dello stare insieme, di trovarci come fratelli. L’eucarestia è l’ossigeno di cui abbiamo bisogno.
Proseguiremo anche i diversi percorsi dedicati alla vita delle famiglie, accompagnandole fin dalla preparazione al matrimonio e stando loro vicini nei momenti di difficoltà. Un’attenzione molto forte sarà verso i sacerdoti che sono un patrimonio molto importante per la vita della nostra Chiesa.
Una novità riguarderà i giovani
Hanno un grande desiderio di incontrarsi; con loro stiamo organizzando una Scuola della parola itinerante, che ogni mese toccherà le parrocchie della diocesi. La stiamo preparando insieme, ma i protagonisti saranno loro. Vorrei rivolgermi con uno stile giovane al mondo giovanile, nella speranza che, nel prossimo futuro, si arrivi a una missione verso tutto il popolo di Dio in cui giovani abbiano anche un ruolo importante.
Cosa si aspetta da questo suo primo anno?
La nostra diocesi, nelle sue molteplici ricchezze – che sto imparando ad amare sempre di più – per la sua peculiarità ci offre indicazioni preziose per la vita pastorale e sociale. Ho notato una grande vivacità nelle diverse iniziative proposte. Ognuno, nei diversi ambiti territoriali e con il carisma che gli appartiene, le vive con originalità e secondo cultura e tradizioni.
Mi piacerebbe che queste iniziative venissero condivise e si potesse metter a maggior frutto quello che è un patrimonio di questa Chiesa antichissima ma che probabilmente non tutti conoscono.