Carissime sorelle e carissimi fratelli della Chiesa che vive in Civitavecchia e in Tarquinia,
con grande gioia ho appreso la notizia della mia nomina a Vostro Vescovo da parte di Papa Francesco e “in fretta” (come Maria verso sua cugina Elisabetta) desidero venire a voi, per pormi al vostro servizio.
Con grande affetto il mio pensiero va a S. E. Mons. Luigi Marrucci, che per nove anni vi ha condotto e vi ha donato con gioia il Suo ministero fedele e fecondo. Il suo amore alla Chiesa di Civitavecchia – Tarquinia e la sua dedizione sono per me di incoraggiamento nell’assumere la nuova responsabilità che mi è affidata. E vorrei dire a don Luigi: Grazie per la tua cura, per la tua attenzione, per lo stile con cui hai vissuto il tuo ministero episcopale.
Perché viene un Vescovo tra voi? Faccio mie le parole dell’Apostolo Paolo: Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo, per il quale io sono stato costituito messaggero, apostolo e maestro. (2Tm 1, 9-11)
Con questo desiderio vengo tra voi: per provare umilmente ad essere messaggero, apostolo e maestro. La chiamata a pormi al vostro servizio mi giunge in un momento della storia particolarmente delicato. Rivolgo il mio ringraziamento più sincero a Papa Francesco per la responsabilità che mi affida in questa nuova fase della mia vita. Lo faccio, accogliendo le sue parole in Evangelii Gaudium che esortano tutte le comunità cristiane ad “uscire con coraggio ed iniziativa” (EG 24): sono parole che divengono urgenti nel tempo della pandemia, in cui la precarietà, la solitudine e la paura sembrano prevalere sulle ragioni della speranza e dell’autentica carità. La “nostra” Chiesa locale è chiamata – in comunione con tutte le altre – a dare ragione della speranza accesa dall’Amore del Cristo Risorto e, perciò, a testimoniare la forza del Vangelo, anche dinanzi allo smarrimento e alla fragilità di questo tempo caratterizzato dall’ instabilità. Percepisco la mia chiamata ad essere Vostro fratello e padre proprio nell’orizzonte della responsabilità ecclesiale che ci chiede di offrire alla storia in cui viviamo le ragioni vere, profonde ed “ultime” della bellezza dell’esistenza umana. In tal modo, continueremo a rispondere alla vocazione donata a ciascuno di noi dal Signore nel Suo amore provvidente.
Desidero essere al Vostro servizio per scrutare con voi i percorsi e i modi per rendere sempre più penetrante e convincente l’annuncio della Salvezza che solo il Signore Gesù Cristo può donare e di cui ogni uomo è – consapevolmente o meno – desideroso. Penso che, in piena comunione con il Vescovo di Roma, sapremo essere un segno di luce per tanti – sorelle e fratelli – affamati di Verità e di speranza.
Con grande gioia, dunque, vengo tra voi. Il mio pensiero di benedizione va anzitutto ai “piccoli” del Vangelo: a coloro che vivono in condizioni di disagio, di precarietà e di povertà e ai tanti sofferenti nel corpo e nello spirito. Il Signore che si fa carico dei dolori dell’uomo vuole farvi sentire la Sua presenza.
Un caloroso saluto alle famiglie, che vivono la gioia e la fatica dell’educazione di bambini e ragazzi; in modo particolare rivolgo un pensiero affettuoso e grato agli anziani della nostra comunità diocesana: continuate a donarci memoria e sapienza e rimproverateci se non vi curiamo abbastanza!
Con entusiasmo e tanta speranza saluto i giovani delle nostre città e dei nostri paesi: mi auguro che non vi sentiate mai incompresi o poco considerati. Vi chiedo: se le nostre comunità non riescono a farvi sentire la loro vicinanza e la loro presenza, gridate le vostre domande!
La nostra comunità accoglie tanti lavoratori e – purtroppo – ora anche tanti che hanno perso il proprio posto di lavoro: sappiate che il Signore Gesù che ha scelto di lavorare con mani d’uomo (GS 22) è accanto a ciascuno di voi per condividere, sostenere e consolare.
Carissime sorelle consacrate grazie sin da ora della vostra presenza, della preghiera che offrite, del servizio ecclesiale che svolgete.
Carissimi confratelli nel sacerdozio, la sfida che ci attende è stimolante e ci ricorda che la nostra vita è al servizio degli uomini in cerca della Verità: mi auguro che insieme, in uno spirito autenticamente sinodale, potremo percepire l’urgenza di rispondere alle domande dei loro cuori, nel nome del Risorto.
Ai diaconi rivolgo un saluto affettuosissimo, con il vivo desiderio di condividere in profondità il ministero del servizio al popolo santo di Dio.
Proprio con lo spirito del servizio desidero iniziare tra voi il mio ministero: al servizio della Parola di Dio, sostenuto dalla pienezza dell’Eucarestia, per poter offrire – insieme con tutti voi – la mensa della solidarietà, donando il Pane della vita e dell’amore fraterno, che scaturisce dal Mistero celebrato. Vi prometto che sin da ora siete nella mia preghiera e dico, umilmente, con l’Apostolo:
Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, 18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. (Ef 3, 14-19)
Permettetemi, in conclusione, di ricordare con devozione Mons. Luigi Rovigatti, che – provenendo anche lui da Roma – fu Ausiliare di questa Chiesa locale dal 1966 al 1973: sono passati molti anni e la Sua vita sacerdotale rimane a memoria di quanto sia bello spendersi con amore, nel servizio gioioso e fecondo per la salvezza delle anime.
Ho vissuto il mio cammino formativo nel Seminario Romano Maggiore ed ho imparato ad amare Maria con il titolo di Madre della Fiducia: con la fiducia che Lei ci insegna intendo iniziare questo ministero che vivo con emozione. A Maria, affettuosamente invocata Madre delle Grazie nel Santuario di Allumiere, a Lei invocata
come Madonna di Valverde nel Santuario di Tarquinia desidero affidare il mio ministero episcopale, affinché lo custodisca nel Suo cuore immacolato. Maria, la credente, protegga la nostra Chiesa e ci mostri sempre la via da percorrere, dicendoci con la delicatezza del Suo amore materno: “Qualunque cosa vi dica, fatela!” (Gv 2, 5).
Vi benedico con grande affetto!
+ don Gianrico, vostro Vescovo