«Camminiamo per essere la Chiesa di Dio, questo è il mistero del Corpus Domini: l’unità dei molti che formano un corpo solo, Gesù Cristo, presente oggi nell’eucaristia». Così il vescovo Luigi Marrucci, commentando la prima lettera ai Corinzi nella quale Paolo fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia, ha spiegato il significato della solennità nella Messa solenne che si è svolta giovedì 15 giugno nella Cattedrale di Civitavecchia.
Quella che si è riunita è la Chiesa costituita intorno al suo pastore per partecipare al mistero dell’Eucaristia, rendere grazie e testimoniare l’amore che Gesù ha insegnato. Questo, ha spiegato il presule, è la solennità del Corpo e del Sangue del Signore. Un appuntamento che si ripeterà domenica 18 giugno a Tarquinia con cui la diocesi celebra la solennità rispettando sia il calendario tradizionale, che istituisce il Corpus Domini il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste evidenziandone il legame con il giovedì santo, sia con il calendario della Chiesa italiana che lo ricorda la domenica successiva. Una festa istituita nel 1264 da papa Urbano IV affinché il popolo cristiano potesse partecipare con “speciale devozione” alla Messa.
L’omelia del vescovo Marrucci si è poi sviluppata su due concetti ripresi dalle letture proposte anche nella liturgia odierna. Anzitutto il brano tratto dal libro del Deuteronomio, in cui Mosè invita il popolo a «ricordare il primo cammino, quello che il Signore gli ha fatto fare per uscire dalla terra di Egitto, dalla condizione di servo, per condurlo nel deserto». Un percorso lungo «per vedere cosa aveva nel cuore e fare una verifica». «Tutto ciò che il Signore offre – ha ricordato il presule – è un dono che crea un debito». Quello che il Signore chiede ad Israele, ha detto Marrucci, «lo chiede anche a noi: uscire fuori da noi stessi, dall’individualismo, dall’autoreferenzialità, per attraversare il deserto della vita e ascoltare il cuore». Il dono del Battesimo, il dono dell’iniziazione cristiana, indubbiamente lega in modo indissolubile al Signore, «siamo quindi debitori di una risposta altrettanto generosa, attraversare il deserto per scrutare il nostro cuore».
Il secondo pensiero proposto dal Pastore è relativo alla lettera paolina. «Il calice della benedizione e il pane spezzato – ha detto – sono comunione al corpo e al sangue del Signore per essere un corpo solo con lui e tra di noi, cioè per essere Chiesa». Il vescovo ha ricordato le recenti celebrazioni per l’anniversario di dedicazione della Cattedrale «vissute come un evento per impegnarci a essere di più comunità». Monsignor Marrucci ha poi spiegato che «pane, vino e Spirito sono i tre protagonisti dell’eucaristia: nutriti di quel pane e abbeverati da quel sangue noi siamo transustanziati in unità. Diventiamo un corpo solo, quello visibile di Cristo. Con questa convinzione dell’essere in Lui siamo in cammino, possiamo percorrere il deserto della vita, con le sue gioie e le sue sofferenze, ma siamo pronti anche a guardarci sempre dentro perché nel cambio del cuore c’è la sostanza di una vita rinnovata, trasformata, transustanziata dallo Spirito Santo».