“Comunicare Gesù Cristo, narrare il suo Vangelo, aiutare la comunità cristiana a crescere come luogo in cui si ascolta, si prega, si vive la fede e la carità rimane oggi la grande sfida della Chiesa. Il messaggio cristiano è la sostanza che viene comunicata attraverso una forma: sostanza e forma quindi non si danno mai divise ma si appartengono reciprocamente; anzi la modalità del comunicare è essa stessa contenuto”. Così il vescovo Luigi Marrucci ha introdotto la lectio “Chi è il catechista oggi e come evangelizza” con cui il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, ha aperto il Giubileo diocesano dei catechisti.
Nell’incontro, che si è svolto il 22 ottobre nella cattedrale di Civitavecchia, monsignor Pompili ha guidato la riflessione sui nuovi media per cogliere quanto “queste meravigliose invenzioni tecniche che l’ingegno umano è riuscito a trarre dal creato, con l’aiuto di Dio, siano di aiuto a comunicare il Vangelo” (cfr.Decreto Inter Mirifica).
“Ascoltare il contesto; ripensare la propria educazione alla fede; impersonare una catechesi attuale nella reciprocità e nel linguaggio” sono i tre indirizzi che il presule ha consigliato agli oltre trecento catechisti e animatori pastorali intervenuti.
Monsignor Pompili, improntando la sua relazione sui tre aspetti del “percorso”, ha inizialmente parlato di come la rivoluzione digitale sia un nuovo paradigma su cui la Chiesa è chiamata a confrontarsi, al pari delle altre rivoluzioni tecnologiche del passato: la stampa, i mezzi di comunicazione, la televisione. «Il contesto digitale – ha spiegato il presule – comporta la perdita dei confini tra media e ambiente circostante. Il ‘perpetual contact’, l’essere sempre connessi e raggiungibili, fa si che non usiamo semplicemente degli strumenti, ma che abitiamo un nuovo spazio, un ambiente misto». «Si tratta – ha poi sottolineato – non di un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani».
La tecnica, allora, non deve essere qualcosa da guardare con sospetto, perché non è possibile farne a meno. Considerando anche l’analfabetismo religioso, sempre più diffuso, che vede sempre più giovani indifferenti. «Una situazione che, – spiega il presule – proprio perché priva di pregiudizi, può costituire una risorsa». Le nuove generazioni, grazie alla globalizzazione e alle comunicazioni, sono sempre più aperte alla relazionalità e sensibili a una proposta integrale.
Alla luce di questa realtà, secondo Pompili, il secondo passo è quello di «ripensare l’educazione alla fede», partendo anzitutto dalla formazione alla reciprocità e ai linguaggi».
Un processo di crescita del catechista perché, ha detto il vescovo di Rieti, «nell’incontro con i giovani è costretto a superare se stesso, per questo l’educazione non è mai a senso unico». «Il linguaggio – ha spiegato – è parte di questo cammino e per questo occorre valorizzare la logica della “rete” come il paradigma dell’imparare-facendo in un’alleanza educativa in cui i giovani aiutano a superare l’individualismo e l’adulto-testimone può aiutare a dare sostanza a una relazione in un mondo digitale che diventa territorio di transito».
Il catechista è allora un “medium” con il ruolo di facilitatore, di presentatore di Cristo, di custode che invita e accoglie, nonché di testimone. «Chiamato a contrastare la “bassa natalità” nella fede, il catechista deve saper proporre un cammino di libertà che porti a un assenso personale» ha spiegato il presule. «Ai giovani deve far vivere la conversione come cambiamento; deve proporre il rapporto con Dio come relazione, far conoscere la preghiera come risorsa; permettere loro di incontrare Gesù e farlo conoscere, cosicché i giovani sappiano poi riconoscerlo; deve parlare della vita eterna, evangelizzare a ciò che inizia così e continua dopo».
L’incontro si è concluso con la celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Pompili, in cui i catechisti hanno ricevuto il mandato pastorale e con la benezione del nuovo ambone della Cattedrale da parte di monsignor Marrucci.
L’intervento di saluto del vescovo Luigi Marrucci
Le diapositive dell’intervento del vescovo Domenico Pompili