«Non lasciamo che prevalga in noi il sentimento doloroso di essere vissuti invano». È con questo invito alla conversione, che il vescovo Luigi Marrucci ha ricordato il compianto monsignor Girolamo Grillo, vescovo emerito di Civitavecchia-Tarquinia, nella celebrazione eucaristica dello scorso 22 settembre in Cattedrale nel trigesimo della scomparsa.
Un’eucaristia che è stata concelebrata da monsignor Lino Fumagalli, vescovo di Viterbo, e da monsignor Gino Reali, titolare di Porto e Santa Rufina, oltre che da tutto il clero della diocesi.
Anche papa Francesco, tramite il messaggio del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, ha assicurato «la sua partecipazione al lutto che colpisce quanti lo hanno conosciuto e stimato, ricordandone la testimonianza sacerdotale nel servizio alla sede apostolica, come pure la dedizione al popolo di Dio a lui affidato, prima come vescovo di Cassano allo Jonio e poi in codesta Chiesa locale».
Nell’omelia, commentando le letture proposte dalla liturgia, monsignor Marrucci ha sottolineato che «Dio ha creato ciascuno di noi, ogni essere umano, per qualcosa di molto importante: per amare ed essere amati.Dio è amore ed è Dio che ha messo nel nostro cuore il suo amore perché nella vita ciascuno lo doni a coloro che incontra. È l’unico tesoro dell’uomo, e questo non è vanità». Il presule ha poi ricordato che «umiltà e preghiera ci faranno capire che tutto è dono di Dio, tutto quanto passa davanti a noi è un polverone, che può annebbiarci, ma non deve disorientare il nostro cammino nell’amore». Per il Pastore, inoltre, «Gesù Cristo è la freccia direzionale che conduce a “vedere e conoscere il Padre”; Gesù Cristo è l’amico, il fratello che propone a tutti i grandi valori da accogliere e da vivere: la fiducia reciproca, la comunione fraterna, una vita dimessa e nascosta, lontana dal sensazionalismo, un’esistenza aperta al perdono e alla misericordia senza limiti. I doni che il Signore offre al singolo devono essere utilizzati per generare unità e, nella molteplice varietà dei carismi, formare l’unico corpo di Gesù Cristo».
A ricordare il vescovo Girolamo Grillo, in apertura della celebrazione eucaristica, è stato monsignor Rinaldo Copponi, vicario episcopale. «Nel lungo periodo del suo ministero episcopale presso questa nostra Chiesa – ha detto – ha dato prova fin dall’inizio del suo desiderio di promuovere la vita cristiana con l’ottenere e l’organizzare la visita pastorale di san Giovanni Paolo II alla città il 19 marzo 1987, evento ormai appartenente alla storia di Civitavecchia.Si è adoperato per favorire la formazione permanente del clero con diverse iniziative, basti pensare ai convegni annuali e ai ritiri mensili, e la promozione del laicato cattolico, nello spirito del Concilio Vaticano II».
Per monsignor Copponi «l’evento che più ha segnato il suo ministero pastorale è stato costituito dalla lacrimazione della Madonnina a Pantano: una “tegola cadutagli in testa” come ebbe a dire inizialmente con non poco scetticismo, diventata poi l’esperienza più significativa del suo episcopato, tanto che anche dopo aver lasciato la residenza di Civitavecchia ha mantenuto uno stretto legame con la chiesa di Sant’Agostino, dove ha voluto celebrare il sessantesimo della sua ordinazione sacerdotale nel 2013».
Il vicario ha poi sottolineato come «pur avendo lasciato la Diocesi non ha mai cessato di interessarsi alle sue vicende, partecipando, fin quando le condizioni di salute glielo hanno permesso, alla Messa crismale e alla festa patronale di Santa Fermina».
Al termine della celebrazione, monsignor Marrucci ha espresso a nome della Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia le condoglianze «ai familiari del defunto presule e alle Suore della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, che lo hanno accudito per molti anni, con generosità e amore filiale».
Il presule, ringraziando papa Francesco, i confratelli vescovi presenti e tutti coloro che hanno comunicato vicinanza e cordoglio, ha ricordato come ancora non sia possibile sapere quando la salma giungerà in Italia e dove verrà sepolta, «in attesa di conoscere le volontà testamentarie del vescovo defunto».