La Chiesa cattolica e tutte le altre Chiese cristiane del mondo celebrano domenica 10 luglio la Giornata Internazionale del Mare. A Civitavecchia ricorderemo questa ricorrenza alle ore 20 con le celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Luigi Marrucci in cattedrale. La Giornata ha il duplice obiettivo di invitare la comunità a pregare per coloro che lavorano nell’ambito marittimo e portuale e, allo stesso tempo, di richiamare l’attenzione di tutti i fedeli su questo particolare mondo, dal quale tutti traggono benefici perchè quasi il 90% dei beni viaggia via mare. Un mondo che, nonostante la sua importanza economica, appare come isolato, qualcosa di lontano da noi. Un mondo che è fondamentale per la nostra vita quotidiana ma che risulta invisibile ai nostri occhi. Un mondo che genera rochezza ma che è invaso da tante povertà e tante ingiustizie: si pensi soltanto al diverso trattamento dei marittimi a livello contrattuale, di sicurezza sul lavoro, di assistenza sanitaria; ma anche di discriminazioni razziali e di sfruttamento delle minoranze. Anche se a livello internazionale si cerca di rimediare con una serie di convenzioni, queste non sempre si attuano. Si pensa che la vita del marittimo sia allettante perché si gira il mondo, si conoscono nuovi posti, nuove genti, si sta a contatto con la natura. Ed è vero, in parte. L’altra parte è costituita dalla lontananza dagli affetti più cari; dalla solitudine; dal vivere in spazi ristretti; dal lavoro non sempre a misura d’uomo; dal continuo essere trattato da straniero; dai problemi di sicurezza generati sia dal terrorismo che dalla pirateria; dalla sete di essere considerati “essere umani”. Ferite aperte in una società desiderosa soltanto di qualsiasi cosa che la sottragga alle “brutture” della realtà; ferite che non guariscono se giriamo la testa dall’altra parte; ferite che ci richiamano, come cristiani, a un’azione reale, concreta, umana. Perciò la Chiesa Cattolica, insieme ad altre Chiese e Confessioni Cristiane, dedicano una Domenica, una Pasqua Settimanale, non solo a ripensare il nostro mondo del Mare ma anche a prendere coscienza di esso giacché «seduti comodamente sul divano delle nostre case, abbiamo difficoltà a comprendere fino a che punto la nostra vita quotidiana dipenda dall’industria marittima e dal mare» come ha ricordato il cardinale Antonio Maria Vegliò nel messaggio del Pontificio Concilio dei Migranti per la Giornata. Nell’Anno Santo della Misericordia, inoltre, urge ancora più il nostro impegno. Solitamente pensiamo di essere misericordiosi nei terribili eventi che possano toccare la nostra esistenza: dove arriva puntuale l’intervento di ognuno, l’aiuto, l’indignazione la mobilitazione. Ma c’è una Misericordia silenziosa, misconsiderata; una misericordia quotidiana, muta e senza telecamere, nella solitudine, ed è la misericordia del Samaritano che soccorre senza nulla chiedere, senza fare distinzioni, senza altra pretesa che il bene dell’altro. E questo è quello che fa la Chiesa nei confronti di quella “invisibile” gente del mare: «essere voce dei lavoratori che vivono lontani dai loro cari e affrontano situazioni di pericolo e difficoltà», come esorta Papa Francesco. Le nostre Chiese hanno tanto da imparare dal mare e dalla gente di mare: l’accoglienza, il rispetto della vita umana, l’amicizia, l’ecumenismo dei fedeli che, senza tante storie, in semplicità, s’incontrano per lodare insieme il nostro Unico Dio, perché, come dicevamo nei nostri incontri a bordo: «Dio è buono, sempre!» Ma per imparare, prima, bisogna incontrare, bisogna condividere, bisogna parlare e saper ascoltare. don Omar A. Boidi-Couceyro
cappellano del Porto di Civitavecchia