Una parrocchia che sta lentamente crescendo con l’arrivo di nuove famiglie, gruppi parrocchiali dinamici e l’incontro con i sempre più numerosi cittadini immigrati. Sono queste le caratteristiche della comunità del Sacro Cuore di Civitavecchia che dal 16 al 20 aprile ha accolto la visita pastorale del vescovo Luigi Marrucci.
L’incontro è iniziato con la messa vespertina del sabato, nella quale monsignor Marrucci ha conferito le cresime ai ragazzi, a cui è seguita, la domenica, la celebrazione eucaristica con le prime comunioni. Nei giorni successivi il presule ha incontrato i diversi gruppi parrocchiali, le classi del catechismo, le famiglie e i Consigli pastorale e affari economici.
«Con i ragazzi il vescovo si è soffermato molto sulla domenica come giorno del Signore spiegando anche il significato dei diversi spazi all’interno della chiesa, in particolare l’altare, il tabernacolo e il fonte battesimale» racconta il parroco, don Vito Passantino. «Nell’incontro con gli animatori parrocchiali, i consigli pastorali e affari economici e con gli adulti di Azione Cattolica, monsignor Marrucci ha parlato della corresponsabilità dei laici raccomandando in modo particolare la cura della formazione».
La comunità parrocchiale, che nel suo territorio conta una popolazione di 5mila abitanti, in questi ultimi anni si è arricchita di un notevole numero di famiglie giovani, pur senza poter contare sullo sviluppo di nuove costruzioni da oltre un decennio. Si tratta di una comunità composta da liberi professionisti, impiegati, commercianti e pensionati ma anche operai e lavoratori dei servizi; c’è anche una presenza di immigrati prevalentemente impiegati come badanti e operai edili, a grande maggioranza di credo ortodosso. «All’interno della nostra comunità parrocchiale – spiega il parroco – c’è un impegno da parte di tutti, a far sì che ciascuno possa sentirsi parte di un’unica grande famiglia di Dio con l’intento di condividere le gioie e le speranze, i successi e le difficoltà di ogni componente».
La comunità dei frequentanti la parrocchia è costante. I fedeli sono inseriti nei gruppi di Azione Cattolica, Apostolato della Preghiera, Gruppo San Pio da Pietrelcina e il Laboratorio Missionario, per il lavoro pastorale in tutte le sue forme.
La presenza delle Suore “Operaie di Gesù” dal 1953 ha contribuito negli anni a rendere la comunità più coesa e, insieme al parroco, le religiose sono state un grande punto di riferimento per tutti.
La vita del gruppo parrocchiale che anima la carità si è sempre svolta lungo due direttive parallele: da una parte la formazione personale, dall’altra l’esperienza di servizio. Per il servizio della carità il centro di ascolto è aperto tutto l’anno e stabilmente si effettuano visite domiciliari. La seconda domenica di ogni mese si promuove la raccolta dei viveri per le famiglie in difficoltà e in Avvento e Quaresima la raccolta si effettua in tutte le domeniche ed è animata in modo particolare dalle classi dei bambini del catechismo.
«Guardando l’insieme della parrocchia – spiega don Passantino – si vanno delineando con sempre maggiore evidenza due livelli di vita cristiana. Sono come due modi diversi di appartenere alla vita della Chiesa, anche se fra di loro non sono sempre ben distinti. Il primo livello è costituito da quello che possiamo chiamare “comunità eucaristica”, formata da coloro che si riuniscono con assiduità la domenica. L’altro livello comprende tutti gli altri battezzati che hanno un rapporto poco significativo con la comunità ecclesiale, che si incontrano in modo occasionale, sporadico o nelle grandi solennità. Mentre con i primi si porta avanti un cammino spirituale incentrato sulla Parola di Dio e la Liturgia, gli altri vivono un po’ ai margini dimenticando la loro identità battesimale, dando la fede per scontata e finendo spesso nell’indifferenza religiosa».
Da qui, spiega il parroco, l’invito del vescovo alla formazione «per rendere cosciente maggiormente la comunità eucaristica a essere missionaria, a sentirsi soggetto di testimonianza, di annuncio e di proposta».