«Maria madre della Chiesa e discepola del Signore» è stata questa la luce con cui il vescovo Luigi Marrucci ha presentato il ministero diaconale durante la celebrazione eucaristica per l’ordinazione di Fabrizio Giannini. In una Cattedrale gremita di fedeli, la festa della Madonna delle Grazie – patrona della Diocesi – nell’Anno Mariano proclamato dal vescovo Marrucci ha avuto lo scorso 8 settembre la speciale cornice dell’ordinazione del nuovo diacono permanente.
Impiegato presso l’Autorità portuale di Civitavecchia, sposato con Sabrina e papà di Rachele, il cinquantacinquenne Fabrizio Giannini è entrato a far parte del clero diocesano.
Nell’omelia (il testo integrale), portando come riferimento la Vergine, monsignor Marrucci ha ricordato ai diaconi presenti alcuni impegni ecclesiali che scaturiscono dal loro ministero. In particolare, il vescovo ha approfondito il «rapporto con la Chiesa Madre» e il «cammino spirituale» del diacono.
Nel primo caso, ha detto il presule, «l’identità e il mistero del diacono rimandano alla natura della Chiesa come mistero-sacramento ed esigono la priorità dell’ascolto della Parola di Dio e il servizio della liturgia “culmine e fonte” della vita stessa». «Il diacono – ha detto – è chiamato a costruire una Chiesa-comunione» quale strumento dello Spirito Santo «dono effuso dal Cristo pasquale sulla comunità». Come il «costruttore di comunione» che San Paolo descrive alla comunità di Corinto, il diacono «paziente, amorevole, non invidioso e che non si pone al centro dell’attenzione» diventa elemento di unità tra i molti carismi e i diversi ministeri della comunità cristiana. Come ministro ordinato, inoltre, il diacono è «servo obbediente della Parola» in quanto «bisognoso di farsi penetrare dal Vangelo fin nelle profondità del cuore per essere fedele servitore».
Altra peculiarità dei diaconi, ha ricordato monsignor Marrucci, è il loro essere «consacrati per un servizio di umiltà e di carità». Illustrando come i vangeli descrivono Maria, «che non occupa mai la parte centrale. ma è accanto al Figlio condividendone le situazioni e il destino, il rifiuto e l’accoglienza», parla di questo come nota essenziale del discepolo di Gesù «essere alla sua sequela, ma sempre alla sua ombra». Uno stile a cui è chiamato il diacono «uomo della semplicità e della disponibilità, che vive a fianco del vescovo o del presbitero in perfetta comunione di pensiero e di vita, che serve nella Liturgia e alle tante mense della povertà umana senza ricercare la sua gratificazione e il suo tornaconto».
Nella seconda parte dell’omelia, il vescovo si è soffermato sul cammino spirituale del diacono indicando alcune «fonti» fondamentali da cui attingere. «Innanzitutto la Liturgia – ha ribadito – con la celebrazione eucaristica, possibilmente quotidiana, e la celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali appositamente riservati». Importanti anche «la preghiera oraria della Liturgia delle Ore, prolungamento del sacrificio della Croce che Gesù Cristo rinnova nel mistero dell’Eucaristia» e «le pratiche devozionali». Particolare cura, ha raccomandato monsignor Marrucci, va posta anche «nei gesti e segni abituali dell’uomo che riflettono la sua spiritualità»: il ritrovarsi con gli altri, il modo di essere e di relazionarsi, il comportamento nella vita familiare e professionale.
Rivolgendosi alla famiglia Giannini, il presule ha sottolineato come «in questa scalata, che il diacono permanente compie, è certamente di aiuto prezioso la presenza discreta e vigilante della sposa e dei figli», perché «la sposa che accoglie il ministero diaconale del marito e la figlia che ne condivide la scelta sono di grande esempio per la comunità civile ed ecclesiale e diventano esse stesse evangelizzatrici silenziose ed esemplari, scuola di umanità e di fede».
Al termine della celebrazione eucaristica si è svolta la processione con l’antica immagine della Madonna delle Grazie che, dopo il rito della “Benedizione del Mare” sul sagrato della Cattedrale, ha fatto rientro nella Chiesa della Stella di Piazza Leandra. (L’omelia integrale)