INDICAZIONI PASTORALI 2Il Sacramento del MatrimonioLa pratica matrimoniale ed il giuramento
Mai si affidi ad altri l’istruzione della pratica matrimoniale: a compierla sia il Parroco, o altro Sacerdote da lui delegato.
Il cammino di preparazione aiuti i fidanzati a comprendere che il matrimonio è “una scelta di fede e accoglienza di una vocazione; è dare spazio allo Spirito Santo per un’esperienza ecclesiale comunitaria; con il loro consenso e con l’intera celebrazione, gli sposi cristiani sono ministri della grazia di Cristo ed esprimono la loro ministerialità” (cfr Rito del Matrimonio 4-8).
Coloro che intendono celebrare il Sacramento del Matrimonio, valido anche agli effetti civili (matrimonio concordatario), si devono attenere alle seguenti disposizioni:
al termine del corso di preparazione, i nubendi si presentino al Parroco della Parrocchia dello sposo o della sposa dove hanno scelto di svolgere la pratica matrimoniale consegnandogli l’attestato di frequenza rilasciato da chi ha diretto la formazione;abbiano con sé anche i seguenti documenti:certificato di Battesimo “uso matrimonio”certificato di Cresimacertificato di stato libero rilasciato dal Comune di residenza;l’esame dei fidanzati avvenga separatamente e sotto giuramento; per la celebrazione del Matrimonio si esortino gli sposi a scegliere la propria Parrocchia; tuttavia, con il consenso del Parroco e con le dovute licenze, potranno celebrare anche in altri luoghi di culto, preferibilmente parrocchiali o comunque aperti al pubblico;la città e la Parrocchia in cui avverrà la celebrazione deve essere riportata nella pratica che deve essere inviata all’Ufficio Cancelleria della Curia Vescovile, in busta chiusa, per rispetto ai nubendi e per osservanza della legge sulla privacy.
La celebrazione Terminato il corso di formazione e svolta la pratica matrimoniale, i nubendi s’incontreranno con il Parroco o il Sacerdote che presiederà il Rito del Matrimonio per scegliere le letture bibliche, il formulario per la memoria del Battesimo, le interrogazioni prima del consenso, l’accoglienza del consenso, la benedizione e consegna degli anelli, la preghiera dei fedeli, la benedizione nuziale. La catechesi che ne scaturisce sarà di grande utilità per aiutare gli sposi a vivere il momento della celebrazione con fede e raccoglimento.
Inoltre vengano indicati al Parroco cantore e organista che accompagneranno la celebrazione perché li possa incontrare e con loro concordare canti e brani musicali.
Normalmente il rito del Matrimonio sia inserito nella Celebrazione Eucaristica.
“La celebrazione del sacramento attua un evento di salvezza e gli sposi cristiani partecipano all’alleanza sponsale di Cristo con la Chiesa e ricevono la grazia di viverla e manifestarla nel loro rapporto di coppia e nella vita familiare” (cfr Rito del Matrimonio 1). Nella celebrazione si curino alcuni segni particolarmente evocativi per gli sposi e per l’assemblea: l’aspersione dell’acqua lustrale che richiama il Battesimo e impegna nell’essere e vivere da figli di Dio; il bacio del libro del Vangelo, dopo la sua proclamazione, per indicare l’accoglienza amorosa della Parola di Dio, lampada al cammino matrimoniale; il gesto della pace, dono del Risorto e condivisa con tutti i fratelli; la comunione sotto le due specie eucaristiche, avendo premesso una catechesi e la celebrazione del Sacramento della Penitenza. La parte concordataria – lettura degli articoli del Codice Civile riguardanti i diritti e i doveri dei coniugi – si faccia al termine della celebrazione, prima della Benedizione finale, come prevede il rito del Matrimonio e, dopo il congedo, si dia lettura e si sottoscriva l’atto di Matrimonio.
La celebrazione può avvenire in qualunque periodo e giorno dell’anno ma, nei tempi liturgici di Avvento e di Quaresima, si ricordi ai nubendi il carattere penitenziale e ci si attenga alla sobrietà dei segni (ornamento floreale, canti, suono dell’organo).
Si evitino sempre spostamenti di orario delle Celebrazioni Eucaristiche ordinarie della domenica o dei giorni festivi e non si appesantiscano inserendo frequentemente in esse il Rito del Matrimonio.
L’assemblea liturgica, normalmente formata da parenti, amici e invitati alle nozze, partecipi attivamente alla celebrazione; eviti i commenti e ogni forma di distrazione; favorisca il silenzio e il raccoglimento; colga l’occasione per rinnovare il proprio cammino di fede e, per chi è sposato, di vita coniugale.
Il Parroco della Chiesa presso cui avviene la celebrazione del Matrimonio non consenta, durante il rito, più di un operatore video e di un operatore fotografico e il loro servizio sia svolto con discrezione. L’addobbo floreale sia sobrio e sempre concordato con il Parroco e i fiori offerti alla Chiesa non vengano asportati al termine della celebrazione.
Il tradizionale lancio di riso, confetti e quant’altro sia modesto e comunque venga effettuato al di fuori della Chiesa. Gli sposi si ricordino delle necessità dei fratelli più bisognosi e delle spese di manutenzione e di gestione del luogo di culto. L’accompagnamento delle famiglie“L’amore coniugale dei battezzati, immagine e ripresentazione dell’amore che Cristo ha per la sua Chiesa, maturato nel fidanzamento e nell’itinerario di catechesi, trova la sua espressione più alta nella celebrazione sacramentale, ma si sviluppa e cresce quotidianamente in una vita sempre più cristiana, tale da divenire segno privilegiato ed efficace di grazia e di salvezza” (cfr Lumen Gentium 41).
Per questo, gli sposi sappiano crearsi momenti di riflessione, di preghiera e di verifica del loro cammino di amore ad iniziare dall’Eucaristia domenicale nella propria Parrocchia.
Altri momenti possono essere occasioni preziose e concorrere alla crescita interiore: l’anniversario di matrimonio, la festa annuale della Santa Famiglia, gli anniversari significativi di nozze dei parenti e tutte le circostanze che la vita familiare offre.
La Diocesi e le due Zone Pastorali di Civitavecchia e Tarquinia si sentano impegnate ad offrire il loro contributo alle Parrocchie per accompagnare le giovani coppie bisognose di sostegno, soprattutto nei primi anni di matrimonio; altrettanta attenzione offrano ai genitori nel guidare i figli in quel ruolo educativo che non ha modelli, perché, come diceva San Giovanni Bosco, “l’educazione è cosa del cuore; Dio solo ne è il padrone e noi non riusciamo, se Lui non ci insegna l’arte e ci consegna le chiavi”.
La Diocesi, le due Zone Pastorali e le Parrocchie promuovano per le famiglie momenti di aggregazione, itinerari e ritiri di spiritualità, percorsi formativi; favoriscano reti di solidarietà e scambi di esperienze spirituali e di vita; propongano momenti di convivialità e di svago per favorire la conoscenza e l’aggregazione; sostengano le coppie in difficoltà; accompagnino quelle il cui cuore è stato ferito dalla divisione e ancor più dalla sofferenza di non offrire ai figli una famiglia unita; coinvolgano quelle in situazioni di indigenza e di povertà; siano accanto alle famiglie che hanno subito un lutto.
All’interno della Parrocchia si individui una o più coppie perché, con l’aiuto della Diocesi, si provveda a formare delle équipe di coniugi che, veri testimoni di fede e con molta umiltà e riservatezza, sappiano aiutare il sacerdote nella pastorale familiare, in particolare nell’accompagnamento delle giovani coppie e nel porsi accanto alle famiglie in difficoltà.
I genitori siano aiutati a valorizzare il cammino catechistico dei figli in vista dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana, con incontri formativi e di preghiera indirizzati a loro o vissuti insieme ai figli. Orari e modalità siano pensati in modo da andare incontro alle loro esigenze e all’interesse delle famiglie.
Il senso di responsabilità dei coniugi va oltre la propria famiglia e abbraccia tutta la comunità ecclesiale di cui ogni coppia è protagonista attiva nell’educazione, consapevole di “una ministerialità che scaturisce dal sacramento del matrimonio e chiama l’uomo e la donna a essere segno dell’amore di Dio che si prende cura di ogni suo figlio” (Educare alla vita buona del Vangelo 38). I Sacramenti dell’Iniziazione cristiana Indicazioni generali Oltre al dono della vita fisica, i genitori sono responsabili della vita spirituale dei loro figli. Proseguendo il cammino umano e cristiano di coppia, essi preparano i figli a ricevere i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana.
Se la coppia vive il cammino di fede, la richiesta del Battesimo è una naturale conseguenza; in altre circostanze la domanda alla Chiesa può essere sollecitata da altre motivazioni. Per questo occorre una preparazione, soprattutto per quelle famiglie che, dalla celebrazione del Matrimonio oppure dalla convivenza passano alla richiesta dei Sacramenti per i loro figli.
Il Battesimo, è doveroso ricordarlo, viene conferito per la fede libera e responsabile dei genitori: sono essi i primi e principali educatori dei figli nella fede. Questo diritto-dovere educativo dei genitori si fonda sull’atto generativo ed è sostenuto dalla grazia del Sacramento del matrimonio, per cui il loro compito educativo è considerato un vero e proprio ministero ecclesiale. Riconoscere questo loro ruolo significa non solo coinvolgerli nel cammino di fede dei figli, ma anche valorizzare la catechesi familiare e aiutarli a svolgerla in modo che essa preceda, accompagni e arricchisca ogni altra forma di catechesi.
Inoltre l’Iniziazione cristiana avviene dentro un processo formativo, cioè di trasformazione o crescita della persona nella fede, costituito da quattro passaggi:”la socializzazione”: una generazione trasmette all’altra la ricchezza della sua esperienza, la cultura e i beni necessari alla vita;”l’evangelizzazione”: la proposta diretta del Vangelo con cui rileggere la propria esistenza e il progetto di vita alla luce della fede di Gesù;”l’interiorizzazione”: il passaggio dall’annuncio ascoltato ad un annuncio che diviene coscienza e direzione della persona, motivo della sua conversione, quindi criterio di giudizio e decisione;”l’integrazione”: la vera iniziazione si compie quando il messaggio ricompone l’unità della persona che diviene discepola del Signore.
La proposta educativa abbracci la presentazione integrale della dottrina cristiana e offra significative esperienze di carità per favorire la crescita nella fede, l’inserimento nella comunità ecclesiale e conduca alla trasformazione di vita in discepoli di Gesù.
Il primo catechista è il sacerdote della comunità ecclesiale. Insieme a lui collaborino persone preparate e l’Ufficio per la Catechesi e l’Evangelizzazione promuova corsi annuali di formazione per catechisti. In particolare sia curata la spiritualità, l’attenzione nella scelta dei contenuti e dei linguaggi, l’acquisizione di competenze relazionali con gli adulti, la formazione dei catechisti giovani. Soprattutto siano testimoni di fede autentica, innamorati di Gesù Cristo, membra vive della Chiesa.
Seguendo la traccia offerta nel volume Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, si elabori un “progetto catechistico diocesano” che aiuti a vivere il servizio del catechismo secondo modalità condivise.
Il ruolo dei catechisti non sia “a vita” ma la comunità, insieme al Parroco, sappia esprimere e preparare giovani leve a cui successivamente passare il testimone.
Il battesimo
I genitori sono invitati a seguire il cammino di catechesi che li aiuti a rileggere il proprio vissuto cristiano, aiutati dal Parroco o dal catechista incaricato, i quali possono servirsi del Catechismo della Chiesa Cattolica e dei Rituali del Battesimo e della Cresima con utili spunti biblici e teologici.
Per la preparazione al Sacramento, si stabilisca un calendario di incontri che coinvolga più coppie. Ciò evita inutili ripetizioni, snellisce il lavoro ed offre alle coppie di sposi una preziosa occasione di confronto e di dialogo sulle rispettive esperienze di vita e di fede.
Gli incontri, programmati anche a livello inter-parrocchiale se lo si ritiene opportuno, non siano mai inferiori a tre.
Si eviti di celebrare singolarmente il Sacramento del Battesimo; si stabiliscano un sabato e una domenica nel mese e alcune date significative (ad esempio: Festa del Battesimo del Signore, Veglia Pasquale, Domenica in Albis ecc.) in cui avvengono le celebrazioni del Battesimo e si propongano ai genitori.
La celebrazione del Sacramento della rinascita sia sempre inserita nell’Eucaristia: chi è figlio di Dio e domanda alla Chiesa altrettanto per la propria creatura, non può dimenticare che, nel giorno del Signore, l’Eucaristia è la forma più alta di lode e di benedizione da elevare al Padre. Si inviti l’assemblea liturgica a partecipare in silenzio e con attenzione, vivendo con fede questo momento di grazia e di rilettura del proprio vissuto cristiano.
L’addobbo floreale sia sobrio e offerto alla Chiesa; si ammetta un solo operatore fotografico e video e si ricordino ai genitori le necessità dei fratelli e del mantenimento del luogo di culto.
La prima comunione
Il primo anno di catechesi (seconda elementare) sarà propedeutico alla preparazione vera e propria alla Prima Comunione con la graduale introduzione alla pratica religiosa (dal segno di croce alle preghiere quotidiane) e con la trasmissione dei contenuti elementari della fede.
Insieme alla catechesi, si offrano ai comunicandi momenti di preghiera ed esperienze di carità. Si insegni a vivere la domenica con la Celebrazione Eucaristica, alla quale sono invitati anche i genitori. Il “Giorno del Signore” venga proposto come momento fecondo per riscoprire il senso della famiglia, dello stare e del pregare insieme alla comunità cristiana, come giorno della carità e dell’attenzione ai fratelli bisognosi.
Durante questo periodo si proponga ai ragazzi l’inserimento nel “gruppo dei chierichetti” che in ogni Parrocchia non dovrebbe mai mancare: esso aiuta a comprendere sin da piccoli il significato della celebrazione e spesso è luogo di un inizio vocazionale che successivamente approderà alla sequela di Cristo nel sacerdozio ministeriale.
Gli accoliti istituiti e i ministri dell’altare adulti si rendano disponibili per aiutare i presbiteri ad educare i ragazzi al servizio liturgico.
Anche ai genitori si offrano, nel cammino triennale, momenti per stare insieme, per approfondire la Parola di Dio e per crescere nella fede. Inoltre siano sostenuti nel difficile compito dell’educazione dei figli: incontri specifici, con personale qualificato, possono essere programmati per loro.
All’inizio del terzo anno di catechismo, i comunicandi celebrino per la prima volta il Sacramento della Riconciliazione, possibilmente inserito in una celebrazione comunitaria che ne sottolinei il valore ecclesiale.
La celebrazione dell’Eucaristia di Prima Comunione avvenga di domenica, Pasqua della settimana, preferibilmente nel tempo pasquale.
Il rito si svolga con semplicità: eventuali segni che contraddistinguono i riti di ingresso e la processione offertoriale siano sobri e non appesantiscano la celebrazione; le letture della Parola di Dio e la Preghiera dei Fedeli siano riservate agli adulti che le sappiano proclamare.
Se i comunicandi sono stati adeguatamente preparati, si può dare la Comunione sotto le due specie eucaristiche, per intinzione.
L’addobbo floreale sia sobrio e unico sia il fotografo e l’operatore video, scelto dal parroco o concordato insieme ai genitori dei comunicandi.
Il Parroco insista con i genitori e, per loro tramite, con i parenti e gli invitati, perché tutti si dispongano a partecipare al rito sacro con fede e compostezza, in silenzio e raccoglimento.
La confermazione
E’ opportuno proporre anche momenti di spiritualità visitando i Santuari diocesani, la Cattedrale, Chiesa Madre di tutte le Chiese della diocesi, la casa del Vescovo, come fanno alcune Parrocchie, e rimanere in dialogo con lui.
La Celebrazione Eucaristica domenicale, incontro con il Signore Risorto e la Comunità, unifica tutti i momenti formativi dei ragazzi e dei genitori.
Durante il biennio, ai genitori siano proposti incontri di formazione che completino il cammino iniziato quando il figlio si preparava al sacramento della Prima Comunione, integrando e ampliando quelle tematiche di riflessione.
Prima di ricevere il Sacramento della Confermazione, il Vescovo incontri i cresimandi, i loro genitori e i catechisti.
L’incontro può essere parrocchiale o inter-parrocchiale e va concordato e preparato per tempo.
La celebrazione della Confermazione, inserita nell’Eucaristia, avvenga di domenica; sia ben preparata con canti adatti ed eseguiti anche dall’assemblea, che non dovrebbe mai essere espropriata di quelle parti che le appartengono. Si eviti di far proclamare la Parola di Dio ai cresimandi; si preferiscano piuttosto i genitori e i catechisti.
Siano i genitori ad accompagnare i propri figli a ricevere il Sacramento della Confermazione.
Il compito del padrino o della madrina, un tempo grave e delicato, ha perso oggi molto del suo carattere religioso, riducendosi a pura formalità convenzionale, dettata spesso da motivi puramente umani. Per questi motivi si valorizzi di più la presenza dei genitori aiutandoli a riflettere sul loro comportamento di vita cristiana e coniugale: sono loro che hanno dato la vita ai figli e sono responsabili di ogni loro scelta fino alla maggiore età.
Si eviti di ammettere in questo ruolo persone non in grado di garantire il necessario accompagnamento cristiano per stile di vita; tuttavia per favorire l’accoglienza e sottolineare l’aspetto misericordioso e materno della Chiesa a questi “padrini o madrine del cuore” si affianchino sempre dei garanti della fede, scelti dal Parroco.
La celebrazione del Sacramento sia occasione per compiere un gesto concreto di carità a cui tutti, candidati, genitori e assemblea partecipano.
Il Parroco raccomandi il silenzio e la partecipazione attenta alla celebrazione e inviti tutti ad assumere un comportamento idoneo al luogo e rispettoso verso coloro che desiderano pregare e lodare il Signore.
Per la preparazione dei candidati adulti alla Confermazione, si faccia riferimento ai due vicari episcopali di zona e siano essi a guidare la preparazione o comunque ad incaricare il presbitero o il catechista e a predisporre il luogo e gli orari della formazione. L’inizio della preparazione avvenga nel mese di ottobre e, per tempo, si segnalino al Parroco della Cattedrale i nominativi dei candidati, che li incontrerà prima della celebrazione. Il conferimento del Sacramento avviene nella terza domenica di Avvento nell Chiesa Cattedrale.
Affido alla Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia queste indicazioni pastorali, esortando presbiteri e laici ad accoglierle con simpatia ed applicarle con fedeltà, perché l’amore alla Chiesa si rende visibile nella sua unità, nella quale “né uno né ciascuno possono essere il tutto, ma solo tutti costituiscono tutto e solo l’amore di tutti forma un tutto che è la Chiesa cattolica” ( J.A. Mohler, teologo cattolico tedesco del XIX secolo).Con la Benedizione del Signore,+ don Luigi, vescovo Civitavecchia, 24 maggio 2015 – solennità di Pentecoste