A Lourdes, in pellegrinaggio per il cambiamento
Carlo Chenis, ‘tempo della testimonianza creativa’
Rodolfo Palieri
‘E’ vano il Pellegrinaggio che non crea in noi un cambiamento’. Lo scossone del Vescovo Carlo Chenis ci ha richiamato alla realtà, prima di partire per Lourdes, durante la vespertina di venerdì 16, celebrata a S. Gordiano. Una funzione eucaristica bella per la partecipazione dei fedeli e per l’adesione, sigillata dal presule, di sei nuovi barellieri e due Sorelle d’Assistenza, che hanno preso l’impegno di servire gli assistiti dell’UNITALSI diocesana.
Non modifica il costume consolidato un itinerario di effimere emozioni e abitudinarie preghiere. Al contrario, il percorso penitenziale deve condurre ad un più elevato rapporto con Dio e ad una maggiore consapevolezza del ruolo di battezzato. Ne discende che non possiamo custodire gelosamente il patrimonio evangelico senza trasmetterlo ai fratelli. Verremmo meno all’obbligo sacramentale primario, quello di offrire la luce a quanti, non illuminati, sono avviati al triste vuoto spirituale. Insomma il Pellegrinaggio deve incidere, profondamente, sul nostro modo di essere, ovvero sul rapporto con Dio e col prossimo. Non sono concetti rivoluzionari, ma sentirceli ripetere senza fronzoli ci ha fatto bene. Occorre partire con l’impegno di crescere. Sì che al cammino sulla terra ne corrisponda uno intimo e profondo. Ed allora nasce il quesito ‘quanto ci hanno cambiato i pellegrinaggi a Loreto, Lourdes, Fatima e Padre Pio?’ Abbiamo profittato di queste opportunità o ce ne siamo serviti quali tranquillanti per la coscienza di tiepidi credenti?