Risorti con Cristo nel Battesimo

In cammino verso la Veglia Pasquale (4)


di Tiziano Torresi
 
 
Proseguono le considerazioni sul senso liturgico della Veglia Pasquale. Oggi suggerisco qualche motivo di riflessione sulla terza  parte: la Liturgia Battesimale. 
 
(segue)          
Il terzo momento della grande Veglia Pasquale è la liturgia battesimale. Con essa giunge davvero all’epilogo e trova il suo senso più pieno il cammino spirituale della Quaresima, quaranta giorni iniziati con l’imposizione delle ceneri sul capo e conclusi con l’aspersione dell’acqua battesimale in questa notte di luce. E tutta la Chiesa dopo i giorni di digiuno, stringendosi attorno a quanti, proprio stanotte, rinascono alla vita ricevendo il sacramento del Battesimo, si riveste della sua identità più autentica, si veste veramente di Cristo, si conforma in maniera perfetta a Lui.
Per meditare sull’importanza di questo momento ci sono utili la storia del rito e la parola che San Paolo ci ha regalato al termine della liturgia della Parola.
Lo stupendo, complesso rituale della Veglia è andato lentamente arricchendosi nei secoli, ma quasi subito vi è comparso l’elemento della celebrazione battesimale. Abbiamo conferma che già nel IV secolo la notte di Pasqua era la grande notte del Battesimo. Agostino così predicava ai neofiti della Veglia: «Consideratevi come popolo liberato dall’Egitto, da una dura schiavitù, quando su di voi dominava l’iniquità. Fate anche conto d’aver attraversato il Mar Rosso mediante il battesimo suggellato dalla croce sanguinante di Cristo. Come nemici che vi inseguivano alle spalle considerate i peccati passati: i quali, come perirono gli Egiziani mentre il popolo di Dio attraversava il mare, così sono stati distrutti nel momento del vostro battesimo. D’ora in poi aspirate, come a una terra promessa, al regno dei cieli a cui siete stati chiamati; e riguardo alla presente vita terrena, consideratela un deserto in cui dovete camminare, e resistete con vigilanza alle tentazioni».