L’eredità del vescovo Chenis


Da Lourdes al Santuario Mariano di Allumiere
 
L’EREDITA’  DEL VESCOVO CHENIS
 
Rodolfo Palieri
 
L’eredità spirituale di mons. Carlo Chenis, pur ampiamente celebrata nelle omelie e negli scritti seguiti alla sua scomparsa, esigerà intriganti riflessioni. Solo ora, finalmente indotti ad approfondirne il lungimirante messaggio, ne comprendiamo appieno la forza. Gli ultimi saluti del presule lasciano intendere che generosi emissari si irraggeranno dall’originaria fonte di fede. Due intensi pellegrinaggi a Lourdes, le partecipate celebrazioni diocesane ed una ‘Lettera al Messaggero’ evidenziano moniti che sentiamo il dovere di riassumere: 1) l’invito a diventare ‘leader della concordia’; 2) l’esortazione a non abbandonarci all’idea che il tempo è malvagio; 3) l’urgenza di una nuova pedagogia per i giovani. Vi si aggiungono due  robuste testimonianze: a) il servizio svolto fin quasi al martirio; b) l’ampia, consapevole e serena accettazione della volontà di Dio.   
 
1) ‘Mi raccomando, è importante custodire la fede, conservare la concordia, assicurarsi la preghiera’. Facendo proprie le parole del vescovo cagliaritano Eusebio al tempo delle persecuzioni romane, Mons. Chenis ci ha invitato a svolgere nel nostro territorio un ruolo di ‘operatori di pace’. Non è un mistero che alcune sante vocazioni dei movimenti parrocchiali sono mortificate da ruggini fra le diverse associazioni. Il Vescovo, soffrendone, ne ha parlato in più occasioni invitandoci a ‘togliere quel velo di polvere’ capace di offuscare il valore della testimonianza cristiana. Di più, egli ci ha esortato alla solidarietà ‘reciproca’ fra le iniziative di volontariato, cioè a creare fra le associazioni quella ‘rete solidale’ tanto desiderata dai parroci. ‘In caso contrario ‘ scrive nel suo penultimo messaggio – annegheremo nelle nostre chiacchiere insulse e false pietà’.
Il miglior modo per onorare la memoria di Mons. Chenis è dunque di chiederci in quale ambito ed in qual modo dobbiamo svolgere questo ruolo di riconciliazione. ‘Vi riconosceranno da come vi amerete gli uni gli altri‘ ci è stato detto. Noi siamo certi di essere riconosciuti? 
 
2) ‘Non è vero che mala tempora currunt, il passato era peggio dell’oggi’. Convincersi di vivere in tempi particolarmente ‘avversi o malati’ significa rassegnarsi ad un ruolo subalterno, predisporsi a subire un ambiente sfavorevole, contro il quale nulla possiamo. Occorre invece impegnarsi, col nostro quotidiano esempio, per migliorare il presente. Il cristianesimo preferisce il coraggioso confronto alla fatalistica subordinazione.   
 
3)  Nuova pedagogia per i giovani:  ‘Non ci si può accorgere dei giovani solo nei casi di bullismo – scrisse il Vescovo al Messaggeroo negli incidenti del “sabatosera”. L’emergenza educativa è una patologia diffusa nell’intero tessuto sociale. Coinvolge famiglie, scuole, parrocchie, relazioni interpersonali.
‘Palese è la mancanza di valori. Forse perché non li desideriamo e non li abbiamo fatti desiderare. Ciascuno di noi vuole continuare a vivere cullando piaceri immediati e abitudini consolidate’ Le stesse agenzie educative’ si sono sentite soverchiate dal sistema mediatico che ha messo in vetrina l’immaginario trasgressivo, tanto dei giovani, quanto degli adulti’perché il fascino discreto della borghesia ha voluto curare troppo le apparenze e poco la sostanza. Ne consegue il disarmo educativo, la fuga edonistica, la depressione personale, il collasso sociale.’
Infine le  testimonianze di cui non possiamo ignorarne l’eroismo: 
a) Pastore fino allo stremo – Ha celebrato la sua ultima Messa proprio in Allumiere, ove riposerà al Santuario della Madonna delle Grazie. Pallidissimo, e con un filo di voce arrochita, si sedeva appena il rito lo consentiva, cercando di nascondere il malessere quando doveva rialzarsi. Ma, soprattutto, teneva alto lo spirito: ‘non dobbiamo rattristarci per le contrarietà perché alla lunga possono rivelarsi salvifiche’. Fra un ciclo di chemio e l’altro, aveva rispettato tutti gli appuntamenti diocesani – fino alla celebrazione della straordinaria Messa a S. Gordiano dopo il pellegrinaggio unitalsiano a Lourdes – sempre mostrando la sua incoraggiante vicinanza ai giovani ed alle persone semplici.
b) La piena accettazione della volontà di Dio, felicemente manifestata negli scritti e nelle omelie, è ormai patrimonio comune. Ma quando vivremo il nostro turno di sofferenza dovremo rileggere il suo testamento spirituale, prova eloquente di un sentimento di fede vissuto alla luce di una rigorosa ragione.
Il dolore per la scomparsa di una persona di vaglia è sempre legato al timore di perdere, con lei, il suo patrimonio intellettuale e culturale. Paura motivata dalla difficoltà umana di trasmettere, insieme alle nozioni, la saggezza maturata con lo studio e l’esperienza di vita. A pochi ‘grandi’, per fede o cultura, è consentita l’immortalità intellettuale in Terra. E ancor pochi sono gli uomini capaci di scandagliare nel bagaglio spirituale ecumenico per salvare dall’oblio quanto va preservato dall’ingiuria del tempo. Per questo l’uomo, nascendo  ‘nudo’, è costretto a ripercorrere, infinitamente, le stesse drammatiche esperienze dei progenitori. Non è troppo auspicare che, nella ricerca di preservare i valori da tramandare ai credenti, rientrino il pensiero ed i comportamenti  di mons. Carlo Chenis.