«Vivere la carità non è un volontariato, ma una sottolineatura più forte del nostro essere cristiani». A ricordarlo è stato il vescovo Luigi Marrucci che lo scorso 16 ottobre ha aperto il percorso di formazione per gli animatori delle Caritas parrocchiali.
Presso il Teatro “Nuovo Sala Gassman” più di settanta operatori in rappresentanza delle nove Caritas parrocchiali della Diocesi si sono incontrati per l’apertura del nuovo anno pastorale.
Monsignor Marrucci, ripercorrendo la storia della carità nella Chiesa e ricordando la fondazione della Caritas da parte di papa Paolo VI, da poco proclamato beato, ha iniziato il suo intervento con una «precisazione sostanziale». Per il presule «siamo inseriti nella Chiesa con i paramenti dell’iniziazione cristiana e dal quel momento ognuno è chiamato ad annunciare Cristo e il Vangelo, a celebrarlo con i sacramenti e con la vita, a narrarlo con l’amore “vita di carità”». Per questo, ha spiegato il Vescovo, «l’impegno nella Caritas parrocchiale, che chiamiamo volontariato, è la scelta di una vita cristiana con una sottolineatura più forte nell’ambito della carità».
Riflettendo sull’enciclica Deus Caritas Est e sul motu proprio “Intima Ecclesiae Natura”, entrambe di papa Benedetto XVI – in cui si evidenzia la carità come «dimensione costitutiva» della missione della Chiesa e «espressione irrinunciabile della sua stessa essenza» – monsignor Marrucci ha ricordato che «in questa epoca di relativismo e di secolarizzazione, c’è il rischio di ridurre la carità a semplice solidarietà, a umanitarismo». Se la fede vissuta senza la carità è «semplicemente ideologia», ha poi spiegato il vescovo, «la carità che non sia relazione con Dio e con l’uomo ci chiude in noi stesi, ci rende soddisfatti e compiaciuti, ma non è l’espressione dell’amore di Dio».
Questa, ha ricordato il presule, è una tendenza in atto che va contrastata approfondendo il servizio della carità sia dal punto di vista teologico che pastorale.
Il vescovo ha poi tracciato gli «elementi costitutivi» della carità cristiana: «risposta a una necessità immediata, come il buon samaritano»; «servizio competente professionalmente e fatto con umanità»; «un’attività indipendente da partiti e ideologie»; «un servizio non in funzione del proselitismo». Un’opera che è «espressione della Chiesa, nella sua struttura particolare che è la parrocchia».
Ogni operatore è chiamato ad «essere umile», «non cadere in superbia», «non abbandonarsi alla rassegnazione», «avere come unico riferimento la preghiera perché solo questa può preservarlo dall’attivismo».
Il vescovo Marrucci ha concluso il suo intervento mettendo l’accento sulla carità-relazione. «Siamo chiamati – ha detto – a costruire una relazione personale e impegnata con Dio affinché questa ci impegni nella relazione con gli altri». Per il presule, però, «con le dovute attenzioni, è vero anche il contrario: perché le relazioni con i fratelli sono via all’incontro con il Trascendente». La Caritas, quindi, deve aiutarci «a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce , nelle loro richieste».
Anche il direttore della Caritas diocesana, il diacono Enzo Ferraccioli, nel suo intervento ha posto l’attenzione sullo stile degli animatori parrocchiali «chiamati non a distribuire alimenti e vestiti, ma ad essere occhi e cuore della comunità». Per il diacono «nelle nostre parrocchie si corre un duplice rischio: quello che gli operatori della Caritas si comportino come “professionisti del sociale” e si chiudano al resto della comunità; oppure che vengano considerati come coloro a cui demandare i problemi e le richieste di aiuto, come se non riguardassero la vita di tutta la comunità». Il direttore ha poi ricordato il mandato dell’organismo pastorale, chiamato da Paolo VI ad una «prevalente azione pedagogica», proprio per essere «testimonianza che sappia coinvolgere il resto della comunità». Per il diacono, tale opera è possibile soltanto curando la formazione degli operatori e promuovendo la collaborazione con gli altri animatori parrocchiali impegnati nella catechesi e nella liturgia.
L’incontro è terminato con la celebrazione eucaristica nella chiesa dei Santi Martiri Giapponesi dove il vescovo Marrucci ha consegnato il mandato pastorale ai volontari donando ad ognuno di loro un Vangelo e la corona del Rosario.