Salire su una nave e condividere in tutto e per tutto la vita ed il lavoro di quanti, per scelta o per necessità, traggono la loro fonte di sostentamento da una attività professionale in mezzo al mare. Stiamo parlando dei cappellani di bordo, cioè di quei sacerdoti che prestano il loro servizio pastorale verso i marittimi migranti e i passeggeri di una nave da crociera, come prevede il Motu Proprio del papa Giovanni Paolo II; Stella Maris del 31 gennaio 1987. Con quest’incarico da parte della Chiesa, il cappellano si imbarca come missionario, e va a condividere in tutto e per tutto la vita ed il lavoro di quanti, per scelta o per necessità, traggono la loro fonte di sostentamento da una attività professionale in mezzo alle onde, lontano da terra e dagli affetti più cari. Un ‘popolo invisibile che ha una residenza a terra solo per comodità ma che vive gran parte dell’anno in mare’.
Sulle navi passeggeri il servizio del cappellano di bordo è iniziato nei primi decenni del XX secolo come accompagnamento dei migranti nelle Terre della America. Un tempo nel quale molte navi partivano per lunghi viaggi con il loro carico umano d’intere famiglie e di tutto quello che esse potevano portare via con sé, per un viaggio spesso senza ritorno. Il ruolo dei cappellani di bordo era quello di accompagnare queste famiglie e spesso si fermavano con loro per alcuni periodi nelle nuove terre dove giungevano, per assisterli nei loro primi inizi’ poi ripartivano per l’Italia, magari portando con sé lettere o notizie delle famiglie emigrate ai parenti che erano rimasti in Italia, raccontando a questi ultimi le storie e i destini di tanti che erano partiti (all’epoca non c’erano telefoni e la posta era lenta.. !).
Le navi passeggeri hanno esercitato per decenni questo scopo di mezzo di trasporto a servizio dell’emigrazione. Nei primi anni ’90 si è cominciato a pensare a una espansione del mercato crocieristico anche in Europa, cosa che in America era iniziata un decennio prima, e cosi si è iniziato a ricostruire una flotta di navi da crociera, non più navi di bandiera (finanziate dallo Stato) ma di Armatori privati, che hanno saputo raccogliere il favore di molti vacanzieri che hanno cominciato ad apprezzare il nuovo modo di girare il mondo..
E il cappellano? E’ diventato non più cappellano dei migranti ma cappellano dei vacanzieri? Facile deduzione questa. Infatti tutti la pensano piu’ o meno cosi: che il cappellano di bordo sia come quel prete diventato famoso per la serie di telefilm americani ‘Love Boat’ che con aria piacente gira per i saloni, raccogliendo i pettegolezzi di passeggeri spensierati, le confessioni di chi ha segreti da nascondere. Non è questa la figura del cappellano di bordo’,da quando le navi passeggeri sono navi vacanza, con la possibilità di poter trasportare circa 4000 passeggeri e oltre mille persone di equipaggio, sono diventate delle ‘città galleggianti, lo stile di vita e di lavoro è cambiato radicalmente. Se da una parte le navi sono più moderne, dotate di qualche comfort e l’ambiente di lavoro più pulito e sicuro, dall’altra i marittimi sono soggetti a ritmi di lavoro molto intensi e faticosi, in un meccanismo di procedure e sistemi operativi che tende a ridurre i lavoratori a un numero, a forza/lavoro’. Di qui la lungimiranza e la sensibilità anche delle nuove Società armatrici di pensare a una attività di welfare per l’equipaggio, e la disponibilità dell’Apostolato del Mare di dedicarsi al benessere dei numerosissimi equipaggi delle nuove navi passeggeri, con ‘la sapienza del Vangelo’ e con la ‘pedagogia’ della Chiesa, ‘Maestra di Umanità ‘. E allora chi è il cappellano di bordo su queste navi? Egli ‘non è principalmente l’accompagnatore di passeggeri vacanzieri, ai quali comunque non fa mancare la sua assistenza spirituale, ma soprattutto il compagno di lavoro, il confidente prima e poi il pastore, la guida umana e spirituale di un equipaggio che a parte il lavoro e la cabina rimarrebbe altrimenti privo di un punto di riferimento, di aggregazione, di sostegno’.
A bordo insomma,il prete è ‘padre’ di tutti.