Ai miei fratelli
nel sacerdozio ministeriale e battesimale
della Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia
Carissimi,
con umiltà e semplicità mi rivolgo a voi all’inizio di un nuovo anno della Chiesa.
Il tempo liturgico dell’Avvento ci introduce in un nuovo anno, in cui , mediante le Celebrazioni Eucaristiche, siamo invitati a vivere l’intero mistero di Cristo: dalla nascita alla passione-morte-risurrezione-ascensione-dono dello Spirito.
Ogni celebrazione infatti contiene tutto il mistero della vita di Cristo, anche se la povertà della mente e del cuore richiede di ‘spezzare celebrativamente’ con le solennità dell’anno, i momenti della sua vita.
Avvento è anche il tempo di preparazione al Natale: iniziato nel IV secolo e scandito dalle cosiddette antifone maggiori (dal 17 dicembre) si è poi ampliato in quattro settimane.
E’ e rimane un tempo di attesa: dall’incontro con il Signore, Giudice nella Gloria al termine del nostro cammino terreno, – seconda venuta – all’incontro con il Signore della Vita – il Natale – memoriale della sua nascita nell’umanità a Betlemme.
Siamo pertanto invitati a lasciarci educare anche dal tempo ‘speranza in cammino e spazio della misericordia di Dio’ per diventare a nostra volta educatori dei fratelli, nel tempo della fede.
Educare vuol dire lasciarci prendere per mano e lasciarci condurre, per poi offrirla e accompagnare.
Fa così il Signore con noi, mentre avvertiamo il bisogno del suo aiuto e della sua guida.
L’educazione è uno scambio di vita (mente, cuore, sentimenti’) tra più persone: l’educando in prima persona è soggetto dell’educazione, insieme ai genitori, agli educatori in genere e agli amici.
L’educazione non è un travasare nell’altro le proprie idee, le proprie esperienze, le proprie convinzioni; educare è un ‘viaggio insieme’ che ha bisogno di una direzione di marcia e di una meta da conseguire.
Educare l’uomo, la persona è impegnarla a vivere da ‘realizzata’, cioè appagata nella profondità del suo essere.
Il recente Convegno ecclesiale, nei due momenti celebrativi – quello assembleare del 6 ottobre nella Chiesa Cattedrale e quello non meno importante nei giorni successivi per singole realtà pastorali – ha fatto emergere una sfaccettatura di Chiesa dalle tante risorse ma da convogliare sempre più in un lavoro pastorale ‘in alleanza’. Tra tutte emerge l’urgenza di collocare al centro dell’impegno pastorale la FAMIGLIA, la quale soffre oggi come di un male incurabile, tutti capaci a farne la diagnosi pronti però ad alzare le mani di fronte ad una terapia che possa aggredirla ed aiutarla a guarire. Talvolta della famiglia si offrono anche visioni o proposte che compromettono la verità e la dignità della persona.
Ci lasceremo guidare da chi è più esperto in questo settore e può aiutarci a disegnare un progetto per il cammino della nostra Chiesa particolare.
Cercheremo di individuare una rete di coniugi, provenienti da tutte le parrocchie, perché possano aiutare i sacerdoti nella nuova evangelizzazione della famiglia in tutte le sue componenti: di coniugi, di catechisti per i sacramenti dell’iniziazione cristiana, di accompagnatori dei fidanzati e delle giovani coppie, nell’essere buoni samaritani laddove la famiglia è ferita dalla separazione, dal divorzio, dalla convivenza prima del matrimonio o dopo la separazione, offrendo a tutti una mano fraterna che accoglie e lenisce.
Desidero suggerire due gesti che possono aiutare la famiglia, nel suo insieme di coniugi e figli:
- qualora nascano delle difficoltà di rapporto, non lasciar trascorrere la giornata senza offrire un segno di perdono;
- trovare un momento, ad esempio prima dei pasti, in cui tutta la famiglia si rivolge con la preghiera al Padre comune.
Quando ad un abito si fa un piccolo strappo, subito lo si rammenda per evitare che lo strappo si allarghi; così anche il rammendo diventa quasi invisibile.
Altrettanto deve avvenire nei nostri rapporti umani. Prevalga sempre il perdono e l’amore fraterno. La preghiera ci aiuta sempre a ricomporre eventuali dissidi che possono nascere lungo la strada della vita.
Ci affidiamo al Signore che viene e ci educa ad essere sua famiglia, tenendo come icona
In attesa del Signore veniente, un gioioso Avvento e un Santo Natale a tutti,
X don Luigi, vescovo