Lettera sul Rito delle Esequie

Ai SACERDOTI e FEDELI
della Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia
                                                                     
 Cari amici,
 proseguendo con le indicazioni pastorali in questo Anno Eucaristico diocesano, non possiamo non prendere in esame anche il Rito delle Esequie, momento ultimo di un tempo di  malattia e di infermità, “dies natalis” come ama definirlo la Liturgia.
E il lutto umano per la perdita di una persona amata non è in contraddizione con la fiducia che i nostri defunti siano al sicuro nell’amore di Dio. Per questo i riti esequiali sono un momento di conforto, di grazia e comunione con tutta la comunità presente.

La Celebrazione Eucaristica esequiale, come i sacramenti dell’Iniziazione cristiana, è, per il cristiano defunto, l’ultima pasqua che lo assimila a quella del Figlio di Dio che “attraverso la morte lo introduce nella vita del Regno” (CCC 1680): aspettando “la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà” (Simbolo niceno-costantinopolitano).
Infatti “il senso cristiano della morte si manifesta alla luce del mistero pasquale della morte e risurrezione di Cristo” (CCC 1681), e questa è la nostra speranza.
Come alla nascita, per la fede dei nostri genitori, siamo stati portati al fonte battesimale per “rinascere figli di Dio” così, al termine del cammino terreno, la Chiesa, con amore materno, ci consegna nelle mani del “Padre di vita eterna”.
E’ la morte l’offerta ultima e suprema che ogni uomo compie, mentre il corpo viene consegnato alla terra, in attesa della risurrezione finale.
L’apostolo Paolo ricorda ai cristiani di Corinto e a noi, oggi: “ciò che è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; ciò che è seminato nella miseria, risorge nella gloria; ciò che è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; ciò che è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale” (1 Cor 15,42-44).
Pertanto il Rito cristiano delle Esequie è una Celebrazione Liturgica della Chiesa con la quale la comunità, riunita in assemblea di fede e in preghiera, intende stringersi attorno alla persona defunta e ai suoi familiari per annunciare il mistero della vita in Dio e per suffragare il defunto.  Tutto questo esprime il carattere pasquale della morte cristiana (SC 81).

La Liturgica Romana prevede tre tipi di Celebrazione esequiale, rispondenti a tre luoghi del suo svolgimento: la casa, la Chiesa, il cimitero (CCC 1686), sebbene oggi tutto si svolga in un unico luogo che è la Chiesa.
Per questo occorre intensificare la catechesi e la preghiera perché il mistero della morte sia accolto da tutti i presenti come “offerta sacrificale della propria esistenza” al Padre, unita a quella di Cristo sulla Croce.
 
La cultura cristiana delle Esequie vive della convinzione che Dio abbia “chiamato per nome e a lui ogni persona appartiene“ (Is 43,1) quindi i nostri nomi “sono scritti nel libro della vita“
(Fil 4,3). Il nome appartiene all’identità di una persona, con esso viene chiamata, identificata e distinta da altri. Il nome è anche espressione dell’unicità e dell’eccezionalità con cui Dio contraddistingue ogni persona.
Per questo la presenza della comunità è preziosa e dove è possibile si faccia di tutto perché al Rito esequiale sia presente e svolga quei ministeri liturgici propri dell’assemblea: lettori per la proclamazione della Parola, per preghiera dei fedeli, guida per il canto dell’assemblea, eventuale organista e coro.
Altre motivazioni non vi sono perché i fedeli laici intervengano nella Celebrazioni; richieste per “elogi funebri, panegirici, lodi ed esaltazioni talvolta esagerate”, quasi ad  esorcizzare la morte sottraendola al “giudizio di Dio” che tutto vede e tutto conosce, non sono permesse.
Occorre ricordare ai familiari del defunto, agli amici presenti alla celebrazione e alla comunità stessa che con il Rito delle Esequie “non celebriamo il defunto” ma Gesù Cristo morto e risorto e la nostra preghiera per la persona defunta è “speranza di vita eterna anche per noi”, che siamo ancora in cammino verso il grande traguardo.

Inoltre il Rito delle Esequie sottolinea quattro momenti:

  • l’accoglienza della salma nella comunità, radunata in preghiera, per la CelebrazioneEucaristica di suffragio e per affidare la persona defunta alla misericordia di Dio;
  • la Liturgia della Parola, presa dai testi indicati per la Celebrazione esequiale oppure dalleletture bibliche del giorno, la quale deve illuminare il mistero della morte cristiana alla luce del Signore risorto, compresa una breve Omelia sui testi della Parola proclamata “evitando la forma e lo stile di un elogio funebre” (Rito delle esequie degli adulti, 69 – LEV 1989 pag. 73);
  • il Sacrificio Eucaristico offerto al Padre, è richiesta di purificazione perché il defunto, cheha unito il suo supremo sacrificio a quello di Gesù, sia ammesso al banchetto del cielo;
  • infine il rito del congedo: è l’addio ( = a-Dio) al defunto, consegnandolo al Padre buono ericco di misericordia.

Introducendo il rito del congedo si possono eventualmente inserire alcune brevi parole rievocando la vita e sottolineando qualche gesto del defunto, ma sempre con moderazione e soltanto dal presbitero che presiede.
A nessun’altro è permesso aggiungere ricordi o episodi della persona defunta e qualora vi fosse veramente necessità lo si faccia fuori della Chiesa.
Con le condizioni meteo inclementi, il Parroco veda se è il caso di concedere l’uso dell’edificio di culto, ma soltanto al termine della Celebrazione e per un brevissimo tempo.

Inoltre il CJC mette in evidenza alcune particolarità che desidero richiamare:
  • la celebrazione delle esequie è affidata al parroco, che può delegarla (can. 530);
  • le esequie siano celebrate secondo le leggi liturgiche, compreso il seppellimento del corpo, tuttavia la Chiesa non proibisce la cremazione (can. 1176 §1 e §3);
  • luogo della celebrazione sia di norma la Parrocchia, in via eccezionale altro luogo di culto, col consenso del parroco (can. 1177 §1);
  • infine si faccia la dovuta registrazione nel libro canonico dei defunti (can. 1182). 

A proposito della cremazione ricordo che è ammessa purché non sia scelta per ragioni che mettano in dubbio la fede nella resurrezione e nella vita eterna e la Celebrazione Eucaristica di Esequie avvenga con la presenza della salma. Successivamente, la salma viene portata alla cremazione.
Lo spargimento anonimo delle ceneri di una persona deceduta non corrisponde alla cultura cristiana delle esequie.
Il Rito delle Esequie infine prevede anche la semplice Celebrazione Esequiale senza Eucaristia, con l’accoglienza della salma, la Liturgia della Parola e il rito del congedo: questa forma è prevista per chi non ha vissuto un cammino di fede nella Chiesa, a cui però non si può negare il ricordo fraterno nella preghiera e nell’affidamento al Padre buono e misericordioso.

Vi ringrazio per l’attenzione e per l’impegno che metterete nel portare avanti in modo sinodale anche questa “indicazione direzionale” che ci consente di essere Chiesa che vive la comunione, e di camminare uniti nella costruzione del Regno di Dio.
Con al benedizione del Signore,

+ don Luigi, vescovo              

01-11-2019