Creare reti tra famiglie, stabilire alleanza tra le diverse agenzie educative, rileggere in chiave pastorale le politiche sociali. Sono questi i temi su cui animare la comunità diocesana alla luce di quanto emerso nella 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, dal titolo “La famiglia, speranza e futuro per la società italiana”, che si è svolta a Torino lo scorso settembre.
Se ne è parlato sabato 7 dicembre nell’incontro organizzato dagli uffici diocesani per la Pastorale delle famiglie e della Pastorale sociale e del lavoro che si è svolto nella sala Giovanni Paolo II nella cattedrale di Civitavecchia.
L’incontro, cui hanno preso parte i rappresentanti delle comunità parrocchiali, è stata l’occasione per un confronto con i delegati diocesani che hanno preso parte al meeting di Torino.
Giuseppe Mancuso, della commissione di Pastorale familiare, ha introdotto il pomeriggio facendo un’analisi di quelli che sono i pericoli cui va incontro la famiglia, così emersi dalle relazioni della Settimana Sociale.
L’impatto della crisi economica è stato il tema che è tornato più spesso. «Al contrario di quanto si è verificato in buona parte dei paesi occidentali – ha spiegato Mancuso – l’attuale crisi pesa principalmente sulla famiglia, considerata ancora come destinataria di servizi e dunque una voce di spesa del bilancio pubblico, piuttosto che una risorsa per lo sviluppo». Una visione che, secondo il delegato, nasce dalla mancata consapevolezza che «la famiglia prima di essere soggetto di consumo, è soggetto di produzione, generatore di capitale umano, sociale e relazionale, e non è soltanto il luogo degli affetti».
Una ricchezza che si fa ammortizzatore sociale nei momenti di crisi, che permette il sostegno di anziani e bambini dove lo Stato non sa garantire asili e centri di cura.
Altro pericolo, ha spiegato il delegato della Pastorale familiare, riguarda la filosofia del ‘gender’, il filone di pensiero secondo cui il sesso della persona non è semplicemente un dato biologico, ma comporta una elaborazione culturale in funzione della ripartizione dei ruoli nella società di appartenenza.
Domenico Barbera, direttore dell’Ufficio di Pastorale sociale, si è soffermato sulla crisi demografica e sull’esigenza di attivare nuovi meccanismi fiscali e di welfare, con un processo di ‘armonizzazione’ tra tempi e luoghi di lavoro e tempi e luoghi di vita. «Significa – ha spiegato Barbera – attivare meccanismi in grado di risolvere la crescente difficoltà d’inserimento nel mondo del lavoro per i giovani e per quanti ne sono espulsi». Una priorità, secondo Barbera, «è ripensare il sistema di imposizione fiscale e di tassazione affinché consideri anche l’equità orizzontalmente». Oltre alla progressività del reddito, inoltre, il fisco «dovrebbe considerare anche il carico familiare: il numero di componenti, le persone malate, disabili o di altre situazioni che caratterizzano le famiglie». «Nessuna società – ha concluso Barbera – può crescere e distribuire benessere con equità, se le famiglie per prime non crescono, se non educano al senso di giustizia e di solidarietà, se non sanno trasformarsi in ponte tra le generazioni».
È stata Raffaela Bagnati, anch’essa della commissione di Pastorale familiare, a presentare all’assemblea alcune proposte concrete di lavoro. Anzitutto, ha spiegato, «incoraggiando l’aggregazione familiare, dall’ambito parrocchiale a quello delle associazioni, promuovendo reti di famiglie e favorendo la creazione di legami e di relazioni che alimentino la solidarietà e contribuiscano ad instaurare il cosiddetto welfare sussidiario».
Altro aspetto di enorme importanza, ha spiegato Raffaela Bagnati, è quello delle alleanze tra le varie agenzie educative, soprattutto la scuola, «favorendo la partecipazione degli insegnanti nelle attività di animazione e nei consigli pastorali». Sempre sulla scuola, oltre a ribadire il diritto per ogni famiglia di scegliere l’educazione per i figli, «è necessaria un’attenta azione di informazione che faccia capire l’importanza delle scuole paritarie, spesso confuse con quelle private».
Un ultimo aspetto riguarda l’organizzazione delle attività pastorali delle parrocchie «che non favoriscono la crescita della famiglia nel suo insieme, disgregando le esperienze dei bambini, dei giovani, dei coniugi e degli anziani». «La nostra diocesi – ha spiegato – si sta orientando verso forme di collaborazione che portino a un’offerta pastorale integrata per la famiglia».