«Festeggiamo questa sera colui che è rimasto presente nella nostra storia con l’Eucaristia, il Cristo, Signore della nostra speranza. Attraverso di lui ci affidiamo alla misericordia dell’amore infinito di Dio». Così il vescovo Luigi Marrucci ha introdotto la celebrazione eucaristica per il Corpus Domini che si è svolta il 30 maggio nella Cattedrale di Civitavecchia.
Quella che si è riunita, ha spiegato il presule, è la Chiesa costituita intorno al suo vescovo per partecipare al mistero dell’Eucaristia, rendere grazie e testimoniare l’amore che Gesù ha insegnato.
Questo è la celebrazione del Corpus Domini, la solennità del Corpo e del Sangue del Signore, che la nostra diocesi ricorda con due solenni liturgie e processioni, entrambe presiedute dal vescovo, monsignor Luigi Marrucci.
La prima si è giovedì 30 amggio a Civitavecchia, nella cattedrale, e ha visto una folta partecipazione dei fedeli sia alla messa che nella successiva processione lungo le vie del centro.
La seconda è quella di domenica 2 giugno a Tarquinia, con la liturgia che avrà luogo alle 10.30 nella chiesa di San Francesco e alla quale seguirà la processione eucaristica per le vie della città, abbellite con la tradizionale infiorata.
Un duplice appuntamento con cui la Chiesa civitavecchiese celebra la solennità rispettando sia il calendario tradizionale, che istituisce il Corpus Domini il giovedì della seconda settimana dopo la Pentecoste evidenziandone il legame con il giovedì santo, sia con il calendario della Chiesa italiana che lo ricorda la domenica successiva. Una festa che risale al 1264 quando Papa Urbano IV istituì la festa del Corpo e del Sangue del Signore, perché il popolo cristiano potesse partecipare con “speciale devozione” alla messa.
In occasione dell’Anno della Fede, inoltre, tra le liturgie celebrative è prevista anche l’Adorazione Eucaristica in contemporanea con Papa Francesco e con tutte le cattedrali del mondo, che il vescovo presiederà sempr edomenica 2 giugno alle ore 17 nella cattedrale di Civitavecchia.
Nel corso dell’omelia, il vescovo Luigi si è soffermato sulle letture proposte dalla liturgia con tre considerazioni. Anzitutto, riprendendo la figura di Melchisedek, re di Gerusalemme e sacerdote di Dio, monsignor Marrucci ha evidenziato che «ciascuno di noi è chiamato ad offrire e ad offrirsi». Perché «non è sufficiente offrire a Dio, ma occorre l’offerta di sé». L’esempio che ci viene, ha ricordato il vescovo, è quello di Gesù «il vero offertorio lo ha fatto lui, perché ha offerto sé stesso come vittima mentre era il sacerdote»; un gesto questo che ci ha reso tutti come lui perché «il battesimo ci ha consacrati sacerdoti, re e profeti proprio per offrire e offrirci».
La seconda lettura, il primo scritto in cui si narra l’Eucaristia di san Paolo, per monsignor Marrucci ricorda che «la messa che celebriamo è sempre una attuazione permanete del sacrificio della croce». «Sulla croce – ha spiegato – Gesù si era immolato, così si immola ogni volta che celebriamo l’Eucaristia: li era vittima nel suo corpo, qui è vittima nel segno del pane e del vino».
Il vescovo ha poi specificato che «attraverso dei chicchi di grano, che ci offrono la farina che diventa pane, e dei chicchi d’uva, che diventa vino, Gesù ha lasciato se stesso. Lo ha fatto in modo tale che quei chicchi e quell’uva, macinati e mischiati, diventassero un corpo solo».
Proprio in quell’unione del grano e dell’uva si fonda la Chiesa. Nella Cattedrale piena, in cui erano rappresentate tutte le componenti della Chiesa locale – gruppi, associazioni, movimenti, confraternite – il vescovo ha ricordato che «siamo uno pur essendo molte membra, solo se queste sono macinate, come i chicchi di grano, nella condivisione. La comunità che si nutre è Chiesa, e per essere Chiesa bisogna essere comunione, unità visibile dell’unico Signore».
Una chiamata forte quella che ci chiede il Signore, ha poi detto, davanti alla quale ci sentiamo impotenti. Come gli apostoli che nel passo del Vangelo, davanti a una moltitudine di persone e disponendo solo di pochi pani e pesci, si sentivano scoraggiati. «Gesù – ha detto monsignor Marrucci – ci comanda di essere noi stessi i produttori così come disse agli apostoli ‘Voi stessi date loro da mangiare’». «Solo così – ha concluso – condividendo, sarà lui il Signore a sfamare tutti».